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La Commedia
di Dante Alighieri

alla luce della Filosofia Cosmica
in chiave parapsicologica

INFERNO ­ Canto XXXI

nel libero commento di Giovanna Viva

[linea separazione]

Tra l'ottavo e il nono cerchio ­ il pozzo dei Giganti ­ Nembrot, Fialte, Anteo ­ Dante e Virgilio sono calati da Anteo al nono cerchio



       Una medesma lingua pria mi morse,
     sì che mi tinse l'una e l'altra guancia,
   3 e poi la medicina mi riporse;

Virgilio, con uno stesso discorso prima mi ferì con parole di rimprovero facendomi arrossire di vergogna, dopo mi porse la "medicina" rincuorante con il conforto di un amorevole ammaestramento;

       così od'io che solea far la lancia
     d'Achille e del suo padre esser cagione
   6 prima di trista e poi di buona mancia.

così soleva fare la lancia di Achille e del padre Peleo. Tale lancia aveva il potere di ferire e poi di risanare le ferite da essa prodotte (si affermava che ciò avveniva per volere degli Dei).

In effetti, molti avvenimenti apparentemente impossibili, definiti "miracoli" sono frutto del volere degli "dei", frutto cioè di una Scienza extraterrestre, Scienza di coloro che venivano definiti "Dei" dagli uomini del passato, i quali, come già precedentemente detto, non avendo alcuna concezione del volo nello spazio, né dell'esistenza di pianeti abitati, li vedevano miracolosamente scendere dal cielo.


       Noi demmo il dosso al misero vallone
     su per la ripa che 'l cinge dintorno,
   9 attraversando sanza alcun sermone.

Noi volgemmo le spalle alla misera valle e su per il bordo che la cinge d'intorno, attraversammo la via senza far parola.

       Quiv'era men che notte e men che giorno,
     sì che 'l viso m'andava innanzi poco;
  12 ma io senti' sonare un alto corno,

Qui era "meno che notte" (poiché eravamo giunti verso la fine della buia notte del peccato) ed era "meno che giorno" (in quanto il futuro chiarore del nuovo stadio evolutivo rischiarava appena quel buio dolente), quella luce crepuscolare non permetteva alla vista di arrivare lontano, ma io sentii suonare un corno il cui suono era così alto,

Eravamo quasi alla decima bolgia, ultima radice dei dieci gravi errori dell'Umanità.


       tanto ch'avrebbe ogne tuon fatto fioco,
     che, contra sé la sua via seguitando,
  15 dirizzò li occhi miei tutti ad un loco.

che avrebbe fatto apparire fioco ogni fragore di tuono al suo confronto e che davanti a sé fendeva l'aria seguitando la via; tale squillo obbligò i miei occhi a indirizzarsi "contra sé" contro il luogo di sua provenienza (dove il suono, come ogni fragore eccessivo che fende l'aria echeggiando e attraversando i vari strati atmosferici si riproduce più forte che nello stesso luogo da cui nasce).

       Dopo la dolorosa rotta, quando
     Carlo Magno perdé la santa gesta,
  18 non sonò sì terribilmente Orlando.

Dopo la dolorosa rotta di Roncisvalle, quando Carlo Magno perdette le "sante gesta" dei suoi valorosi, neanche Orlando suonò l'olifante così forte, (allorché fu udito da Carlo Magno che era a trenta leghe di distanza).

Quel suono di Orlando fu tanto forte che lo sforzo gli ruppe le tempie ed il sangue sgorgò dalle orecchie.
Così perforata viene la natura dal doloroso crescente impeto del male nello squilibrio dell'involuzione dominante la vita.


       Poco portai in là volta la testa,
     che me parve veder molte alte torri;
  21 ond'io: «Maestro, di', che terra è questa?»

Per poco tempo tenni la mente rivolta verso quel punto, allorché mi parve di vedere molte alte torri, per cui domandai: «Maestro, dimmi, che terra è questa?»

       Ed elli a me: «Però che tu trascorri
     per le tenebre troppo da la lungi,
  24 avvien che poi nel maginare abborri.

Ed egli a me: «Poiché tu vaghi nelle tenebre della mente troppo a lungo, avviene che poi nell'immaginare sbagli.

       Tu vedrai ben, se tu là ti congiungi,
     quanto 'l senso s'inganna di lontano;
  27 però alquanto più te stesso pungi».

Tu vedrai bene, se intellettualmente là ti congiungi, quanto inganno apporta la lontana conoscenza del Vero, pertanto affrettati da te stesso a veder chiaro».

       Poi caramente mi prese per mano,
     e disse: «Pria che noi siamo più avanti,
  30 acciò che 'l fatto men ti paia strano,

Poi caramente mi prese per mano, e disse: «Prima di andar più avanti, affinché il fatto ti appaia meno incredibile,

       sappi che non son torri, ma giganti,
     e son nel pozzo intorno da la ripa
  33 da l'umbilico in giuso tutti quanti».

sappi che quelle non sono torri, ma "giganti" (giganti della Scienza) e nella loro diminuzione delle facoltà mentali, sono nel "pozzo" dell'insufficienza intellettiva "dall'ombellico in giù tutti quanti"».

       Come quando la nebbia si dissipa,
     lo sguardo a poco a poco raffigura
  36 ciò che cela 'l vapor che l'aere stipa,

Come quando la nebbia si dissipa e lo sguardo penetrando a poco a poco distingue tutto ciò che si cela nell'aria addensata,

       così forando l'aura grossa e scura,
     più e più appressando ver' la sponda,
  39 fuggiemi errore e cresciemi paura;

così forando l'aria densa e scura, avvicinandomi sempre più verso la "sponda" del veritiero intendere, si dileguava in me l'errore (di credere che fossero alte "torri" ciò che era invece una accolita di miseri individui dai cervelli vuoti, che giganteggiavano nei vari campi della vita), e accresceva in me la paura (per quella gigantesca struttura che malamente dominava il mondo);

       però che come su la cerchia tonda
     Montereggion di torri si corona,
  42 così la proda che 'l pozzo circonda

come il castello di "Montereggioni" in Val d'Elsa si corona di ben quattordici torri, così su "monti e regioni" della "cerchia rotonda" che il pianeta Terra racchiude

       torreggiavan di mezza la persona
     li orribili giganti, cui minaccia
  45 Giove del cielo ancora quando tuona.

torreggiavano per metà persona (influenzando cioè metà del genere umano) orribili giganti della Scienza, minacciati da Giove quando tuona.

I giganti della Scienza, gli stessi che oggi invece di innestare nel mondo vibrazioni capaci di fare emergere una carica idonea ad istruire pensieri ed azioni, comportamenti e sensibilità su piani altamente evolutivi, hanno trasformato la Terra in un teatro di pazzi.
Gli orribili giganti della Scienza sono oggi più che mai minacciati dall'Equilibrio Divino: "Giove del cielo ancora quando tuona", quando cioè gli elementi della Natura: "Aria, Acqua, Terra, Fuoco" (gli Zigos), si scaglieranno con tutte le forze loro concesse dall'Equilibrio Cosmico, come in un moto di autodifesa, contro l'uomo che li ha sconvolti. Ed oggi gli Zigos, questi "Spiriti primari" sono in attesa della chiusura del sipario su questa secolare epopèa funesta.


       E io scorgeva già d'alcun la faccia,
     le spalle e 'l petto e del ventre gran parte,
  48 e per le coste giù ambo le braccia.

Ed io scorgevo già la faccia di qualcuno, le spalle, il petto e gran parte del ventre e le braccia abbandonate lungo i fianchi.

       Natura certo, quando lasciò l'arte
     di sì fatti animali, assai fé bene
  51 per tòrre tali essecutori a Marte.

Così spiegano i precedenti commenti:
"Natura certo, quando smise l'arte di creare sì fatti animali, fece assai bene per togliere tali esecutori a Marte".

Innanzitutto si deve convenire che mai Natura smise di creare gli esecutori del male né sul nostro pianeta, né sugli altri esistenti in dimensione inferiore.
Intendiamo pertanto il significato nel modo seguente:

"Natura, di certo, fece molto bene quando non permise che gli esecutori della distruzione del pianeta Mallona fossero portati in salvo su Marte, già idoneo alla dimensione Planetaria, alla quale gli esecutori del male, pervasi da energia distonica, "per legge di Natura" non avrebbero retto.

[chiarificazioni inferno] Natura... ...assai fé bene per tòrre tali essecutori a Marte ­ v. 49­51 [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]

Il riferimento va ancora una volta al tempo in cui il pianeta Mallona (o Lucifero), fu distrutto dalla Scienza. I primi di quella popolazione ad essere salvati, evidentemente i migliori, furono depositati su Marte dai Fratelli del Cosmo, gli altri, non idonei alla vita di Marte, che nel frattempo, a causa di quel doloroso calvario che la disintegrazione di Mallona aveva procurato ai pianeti vicini, si preparava ad un salto qualitativo in superiore dimensione, furono portati sulla Terra. In tal modo, "Natura" ovvero l'Equilibrio Divino, "assai fé bene per tòrre tali essecutori a Marte".
Gli esecutori della scientifica opera malefica trovarono la Terra abitata da enormi animali.
Anche oggi i "transatlantici" spaziali dei Fratelli del cielo sono in attesa per intervenire in nostro aiuto nell'attimo finale apocalittico.
Anche oggi l'Equilibrio Cosmico vieta il loro intervento fino a quando saremo in procinto di sconvolgere l'Equilibrio armonico del nostro sistema solare. Fino a que momento il Libero Arbitrio concessoci ci permetterà di proseguire sulla via del Male, volontariamente intrapresa.
Questa volta, però i Fratelli del cielo salveranno la Terra dalla disintegrazione.
Come già detto, un'astronave gigantesca provvista di apparecchiature molto avanzate si frapporrà tra il Sole e la Terra convogliando l'energia solare al punto opposto alla Terra che, priva di energia, non potrà dsintegrarsi, così come non potrebbe scoppiare una lampada elettrica che venisse privata del suo datore di corrente.

[chiarificazioni inferno] [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]



       E s'ella d'elefanti e di balene
     non si pente, chi guarda sottilmente,
  54 più giusta e più discreta la ne tene;

E se madre Natura non si pente di aver generato elefanti e balene (e... esseri umani), chi guarda sottilmente nel vero, più giusta e più discreta la giudica per questo (poiché anche il Male "polo negativo", ha la sua missione nella Luciferiana purificazione);

       ché dove l'argomento de la mente
     s'aggiugne al mal volere e a la possa,
  57 nessun riparo vi può far la gente.

perché dove la forza intellettiva si aggiunge alla volontà del Male e alla forza fisica distruttiva, non vi si può opporre (da parte di superiori Coscienze) alcuna difesa.

Nell'equilibrio del Libero Arbitrio, l'umanità viene lasciata libera nella scelta del Male o del Bene sul proprio pianeta; pertanto "nessun riparo vi può far la gente" di Lassù, nessun aiuto può giungerci dal Cielo.


       La faccia sua mi parea lunga e grossa
     come la pina di San Pietro a Roma,
  60 e a sua proporzione eran l'altre ossa;

La faccia del gigante pareva lunga e grossa come la pigna di San Pietro a Roma e a sua proporzione erano le altre ossa;

Con questo paragone Dante ci presenta anche la mastodontica struttura ecclesiastica che giganteggia il mondo, struttura povera di valori spirituali, i quali sono stati sopraffatti da quelli negativi della materia.


       sì che la ripa, ch'era perizoma
     dal mezzo in giù, ne mostrava ben tanto
  63 di sovra, che di giugnere a la chioma

       tre Frison s'averien dato mal vanto;
     però ch'i' ne vedea trenta gran palmi
  66 dal loco in giù dov'omo affibbia 'l manto.

così che il muro, a mo' di perizoma, ricopriva la parte inferiore del corpo del gigante, mostrava al di sopra tanta parte che tre degli altissimi tedeschi della Frisia, messi uno sull'altro, non avrebbero potuto vantarsi di riuscire a raggiungere la chioma; di conseguenza io, a partire dalla clavicola, lì dove ogni uomo affibbia il mantello, vedevo del gigante trenta palmi abbondanti.

Non sembra assurdo vedere nel muro il simbolo dell'entourage ecclesiastico che vela, quasi perizoma diintrighi e di compiacenze, le malafatte della Chiesa istituzionale.


       «Raphèl may amèch zabì almì»,
     cominciò a gridar la fiera bocca,
  69 cui non si convenia più dolci salmi.

«Raphèl may amèch zabì almì», cominciò a gridare la feroce bocca alla quale non si adeguavano più le dolci lodi al Cielo.

Egli avvertiva gli altri giganti, celando il messaggio in una frase incomprensibile, della presenza dei due estranei.

Risulta chiaramente la somiglianza di tale comportamento con quello avuto dai prelati nella città di Dite, i quali, prima dell'intervento del messaggero Celeste, scacciarono Virgilio minacciandolo e si richiusero nelle "segrete porte" (Canto VIII ­ v. 117­126)


       E 'l duca mio ver' lui: «Anima sciocca,
     tienti col corno, e con quel ti disfoga
  72 quand'ira o altra passïon ti tocca!

E il duca mio a lui: «Anima sciocca, sorreggiti al tuo corno tuonante di eresie e a tutto ciò che ti soddisfa quando l'ira o altro simile sentimento ti sconvolge!

       Cércati al collo, e troverai la soga
     che 'l tien legato, o anima confusa,
  75 e vedi lui che 'l gran petto ti doga».

Cercati al collo e troverai il filo della stoltezza umana, che lo tiene legato, o anima confusa dall'orgoglio, e guarda il corno che il gran petto ti fregia e nulla ti suggella».

       Poi disse a me: «Elli stessi s'accusa;
     questi è Nembrotto per lo cui mal coto
  78 pur un linguaggio nel mondo non s'usa.

Poi disse a me: «Egli stesso si rivela per quello che è; questo è Nembrotto che (simile ad un minaccioso nembo annunciante il temporale), operò in maniera tale che confuse il discorso degli uomini e lo disarticolò in mille guise creando un caotico linguaggio, al mondo sconosciuto (da cui scaturisce l'incomprensione tra i popoli, i quali da fratelli divengono nemici).

       Lasciànlo stare e non parliamo a vòto;
     ché così è a lui ciascun linguaggio
  81 come 'l suo ad altrui, ch'a nullo è noto».

Lasciamolo stare e non parliamo a vuoto; perché vuoto è per lui ogni linguaggio, come è il suo per gli altri (il linguaggio inutile fatto di "Blà Blà", parole senza senso), a tutti sconosciuto».

Ecco la "Torre di Babele" il Blà Blà, torre gigantesca, da cui proviene dissapore e inimicizia, che oggi come non mai s'innalza fra gli uomini divisi da confini e barriere. Essi avrebbero dovuto affratellarsi in un'unica famiglia, come avviene nei pianeti migliori. Sulla terra, invece, ogni uomo, a cagione del male di cui è pervaso, nella spasmodica brama di superare gli altri, cerca di arrampicarsi verso il nulla, sempre più in alto sulla Torre di Babele della vita.


       Facemmo adunque più lungo vïaggio,
     vòlti a sinistra; e al trar d'un balestro,
  84 trovammo l'altro assai più fero e maggio.

Facemmo dunque più lungo il viaggio e volti a sinistra, alla distanza di un tiro di balestra, trovammo l'altro gigante più feroce e più grande del primo.

Se il primo gigante, quale pensiero ecclesiastico portò gli uomini nell'errore dei falsi dogmi che limitano la grandezza e la Giustizia di Dio, questo secondo gigante apparteneva al pensiero scientifico apportatore di morte e distruzione, lo stesso che ggi ringhia stupidamente sulla terra di fronte al mostro atomico partorito dalla stolta coscienza umana.


       A cigner lui qual che fosse 'l maestro,
     non so io dir, ma el tenea soccinto
  87 dinanzi l'altro e dietro il braccio destro

Non so dire chi fosse stato il maestro che lo teneva incatenato, ma egli aveva il braccio sinistro ripiegato sul petto e dietro le spalle il destro e tutto il corpo

       d'una catena che 'l tenea avvinto
     dal collo in giù, sì che 'n su lo scoperto
  90 si ravvolgea infino al giro quinto.

era cinto da una catena che lo teneva avvinto dal collo in giù, così che lungo la parte del corpo che emergeva dal pozzo, la catena lo avvolgeva per ben cinque giri.

"infino al giro quinto" fino al quinto grado di Coscienza successiva alla Umana. Nel Piano di Coscienza Planetaria si risveglierà la Terra da questa buia notte di terrore. Allora "Fialte", non più operante nel Negativo col suo braccio sinistro, sarà sciolto dalle catene che gli avvolgono il braccio destro e tutto il corpo.


       «Questo superbo volle esser esperto
     di sua potenza contra 'l sommo Giove»,
  93 disse 'l mio duca, «ond'elli ha cotal merto.

«Questo superbo volle esser esperto di sua potenza contro l'equilibrio del Cosmo, il sommo Giove», disse il maestro, «perciò egli ha questa ricompensa.

       Fialte ha nome, e fece le gran prove
     quando i giganti fer paura a' dèi;
  96 le braccia ch'el menò, già mai non move».

Il suo nome è Fialte; tra "fiamme alte" fece le grandi prove scientifico­nucleari, quando i "giganti" della Scienza incosciente fecero paura agli "Dei" (agli Extraterrestri, i quali si resero conto del grande sconvolgimento che tali esperimenti avrebbero provocato nell'Equilibrio Armonico)

Così fu distrutto il pianeta Mallona, che per il favorevole posto che occupava nel sistema solare, riceveva benefica luce e colori che, nella loro energia positiva, influenzavano proficuamente tutte le creature.


       E io a lui: «S'esser puote, io vorrei
     che de lo smisurato Brïareo
  99 esperïenza avesser li occhi miei».

Ed io a Virgilio: «Se si potesse, io vorrei vedere operare lo smisurato Briareo».

       Ond'ei rispuose: «Tu vedrai Anteo
     presso di qui che parla ed è disciolto,
 102 che ne porrà nel fondo d'ogne reo.

Virgilio rispose: «Tu vedrai Anteo qui appresso "che parla" che decreta oltraggi contro la natura ed è slegato,

[chiarificazioni inferno] Briareo e Anteo ­ v. 97­102 [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]

Briareo, "briaco" di orgoglio e presunzione, "reo" di morte e distruzione, nella Mitologia ha cinquanta teste e cento braccia.
Egli è figlio della Terra e di Urano: Urano o Uranio, oltre ad essere il primo elemento minerale dal gran peso atomico, è il più importante combustibile nucleare; Stazio (Thele II ­ 595 sgg.) lo chiama "immensus Briareus" e Virgilio (Aer VI ­ 287) "centumgeminus Briareus" e lo ritrae mentre minaccia Giove con cinquanta spade e gli vomita fuoco da cinquanta bocche; esattamente come fa oggi la Scienza terrestre contro l'Equilibrio Cosmico, Scienza che opera con molte teste e molte braccia: cervelli empi e mani omicide.

Il "gigante" Anteo personifica l'errata Scienza odierna con i suoi apocalitici effetti; infatti Anteo nasce e vive in conseguenza della gigantesca opera scientifica terrestre.
Il nome "Anteo" ricorda l'antelio: anti­elio, anti­sole, energia che nasce appunto dall'inquinamento prodotto dalle deleteria opera scientifica e dall'energia negativa inquinante, emanata dalla malvagità umana. L'antelio si manifesta in macchie bianche nell'aria sotto il sole. Esse sono dovute alla diffrazione delle particelle fotoniche squilibrate e rispecchiano le macchie solari scoperte dagli scienziati, i quali le studiano per scoprirne la provenienza, ignorando che sono il prodotto dell'inquinamento provocato dalle azioni umane e scientifiche.
Ma come l'acqua assorbita dal Sole ritorna alla Terra sotto forma di pioggia, così l'inquinamento assorbito dal Sole e di cui le macchie solari sono una testimonianza, viene rimandato dal Sole alla Terra.
Anteo (cfr. Lucano, Phars, IV 590 sgg.) non poté partecipare alla Gigantomachia, perché "nacque dopo la battaglia contro Giove", nacque appunto proprio dalla battaglia della Scienza terrestre contro l'equilibrio del Cosmo: "Giove".
Il gigante Anteo era, infatti, imbattibile, in quanto, secondo la Mitologia, anche prostrato attingeva sempre nuove forze dalla madre Terra, poiché, figlio della Terra e di Nettuno dio del Mare, assorbiva sempre nuove forze dall'inquinamento della Terra e dall'inquinamento del mare. È quindi evidente che Anteo (Antelio) personifica l'effetto dell'inquinante opera scientifica terrestre.

[chiarificazioni inferno] [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]



       Quel che tu vuo' veder, più là è molto,
     ed è legato e fatto come questo,
 105 salvo che più feroce par nel volto».

Quello che tu vuoi vedere, più in là nel tempo, sarà molto (poiché nel futuro accrescerà la sua potenza sempre più nell'avvicinarsi degli ultimi giorni apocalittici), "ed è legato" per ora, ancora... ed è "fatto come questo" creato come questo dall'opera terrestre, "salvo che più feroce par" nell'aspetto apocalittico distruttivo».

       Non fu tremoto già tanto rubesto,
     che scotesse una torre così forte,
 108 come Fialte a scuotersi fu presto.

Mai terremoto fu così violento che scuotesse una torre tanto forte come si scosse Fialte nella sua prontezza d'agire.

       Allor temett'io più che mai la morte,
     e non v'era mestier più che la dotta,
 111 s'io non avessi viste le ritorte.

Allora io temetti la morte più che mai e non ci sarebbe voluto altro per farmi morire di paura se io non avessi visto i legami (che immobilizzavano i pericolosi giganti; questo mi faceva sperare che il tempo della Luciferiana purificazione non era poi tanto prossimo).

       Noi procedemmo più avante allotta,
     e venimmo ad Anteo, che ben cinque alle,
 114 sanza la testa, uscia fuor de la grotta.

Noi allora procedemmo più avanti e giungemmo ad Anteo, il quale usciva dal fondo del pozzo per ben cinque "alle" senza contare la testa.

Un'alla, misura inglese e fiamminga, corrisponde a circa due braccia).


       «O tu che ne la fortunata valle
     che fece Scipïon di gloria reda,
 117 quand'Anibàl co' suoi diede le spalle,

«O tu che nella fortunata valle che fece Scipione erede di gloria quando Annibale con i suoi fuggì sconfitto,

       recasti già mille leon per preda,
     e che, se fossi stato a l'alta guerra
 120 de'tuoi fratelli, ancor par che si creda

che portasti molti leoni per preda, potente tanto che, se avessi partecipato alla alta guerra spaziale dei giganteschi "scienziati" contro Giove (Equilibrio Cosmico), ancora si crede

       ch'avrebber vinto i figli de la terra;
     mettine giù, e non ten vegna schifo,
 123 dove Cocito la freddura serra.

che avresti fatto vincere i figli della Terra (mediante i loro dardi saettanti contro il Cielo); mettici giù e non disdegnare di deporci in Cocito dove la freddura punitiva punge più severa.

       Non ci fare ire a Tizio né a Tifo:
     questi può dar di quel che qui si brama;
 126 però ti china, e non torcer lo grifo.

Non ci fare andare a Tizio (gigante che fu fulminato da Apollo per aver cercato di corrompere Latona. Virgilio ­ Aen VI ­595 sgg.) né a Tifeo (gigante fulminato da Giove e seppellito sotto l'Etna): costui, Dante, può dar ciò che in questo mondo infernale è tanto bramato (la fama); perciò chinati per prenderci e deporci in Cocito senza sprezzo o indugio.

       Ancor ti può nel mondo render fama,
     ch'el vive, e lunga vita ancor aspetta
 129 se 'nnanzi tempo grazia a sé nol chiama».

Costui può ancor nel mondo render famosa la tua potenza, poiché egli vive e lunga vita ancor l'aspetta se innanzi tempo la grazia di Dio a sé non lo chiama».

       Così disse 'l maestro; e quelli in fretta
     le man distese, e prese 'l duca mio,
 132 ond'Ercule sentì già grande stretta.

Così disse il maestro e quello in fretta, come vento di tempesta, le braccia distese e prese il duca mio, con quelle forti mani delle quali Ercole già provò (durante la sua vittoriosa lotta con Anteo), la poderosa stretta.

       Virgilio, quando prender si sentio,
     disse a me: «Fatti qua, sì ch'io ti prenda»;
 135 poi fece sì ch'un fascio era elli e io.

Quando Virgilio si sentì afferrare, mi disse: «Fatti a me vicino, così che io ti prenda»; poi abracciandomi fece sì che io e lui fossimo come un solo fascio.

       Qual pare a riguardar la Carisenda
     sotto 'l chinato, quando un nuvol vada
 138 sovr'essa sì, ched ella incontro penda:

Come appare la torre pendente Garisenda di Bologna a chi la guarda dal basso sotto la parte inclinata, mentre una nuvola passi da sopra la torre in modo che la nuvola pare sia ferma e la torre si muova verso di essa:

       tal parve Anteo a me che stava a bada
     di vederlo chinare, e fu tal ora
 141 ch'i' avrei voluto ir per altra strada.

così parve Anteo a me che stavo attento di vederlo chinare, e fu in tal momento che avrei voluto andar per altra strada.

       Ma lievemente al fondo che divora
     Lucifero con Giuda, ci sposò;
     né, sì chinato, lì fece dimora,
 145   e come albero in nave si levò.

Ma dolcemente Anteo ci depose nell'abisso che racchiude sia Lucifero (quale Arcangelo Luce purificatore), sia Giuda (quale uomo caduto nell'errore, che viene purificato); e neanche così inchinato, colà egli indugiò, ma come albero in nave nell'aria si levò (proseguendo la sua inquietante dolorosa azione purificatrice).



  «Il Bene si serve del Male
per progredire, lo comprende,
ed alla fine lo aggioga
ai suoi fini.
		 IL MAESTRO»

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