nel libero commento di Giovanna Viva
Cerchio quinto: iracondi e accidiosi Flegiàs; traversata dello Stige Filippo Argenti la città di Dite
Io dico, seguitando, ch'assai prima che noi fossimo al piè de l'alta torre, 3 li occhi nostri n'andar suso a la cima per due fiammette che i vedemmo porre, e un'altra da lungi render cenno, 6 tanto ch'a pena il potea l'occhio tòrre. |
Dante, continuando il racconto del precedente canto, dice che assai prima di giungere ai piedi dell'alta torre (che potrebbe simboleggiare l'alto intendere), i loro sguardi furono attratti da due fiammette che videro apporsi su nel cielo verso la cima, mentre un'altra luce da più lontano rendeva cenno, ma tanto lontano che appena l'occhio poteva scorgerla. (Era questa l'astronavemadre da cui erano fuoriusciti due dischi volanti, le "due fiammette"). |
L'astronave sosta sempre molto lontana dalla Terra, restando energeticamente ancorata nello spazio cosmico, poiché la sua potentissima energia elettromagnetica, annullando le energie umane, nuocerebbe alle creature terrestri, la cui lunghezza d'onda energetica è ancora sintonizzata su valori ben diversi. Gli ExtraTerrestri, quali nostri fratelli maggiori, ci hanno sempre seguito lungo tutto il corso della nostra evoluzione.
A tale proposito, inserisco una foto (48K) scattata il 521971, durante la missione lunare dell'Apollo14, dove si scorgono "due fiammette", dischi volanti, dai quali i Fratelli del Cielo seguivano amorevolmente i nostri "primi passi" nello spazio.
E io mi volsi al mar di tutto 'l senno; dissi: «Questo che dice? e che risponde 9 quell'altro foco? e chi son quei che 'l fenno?» |
Io mi rivolsi a Virgilio, mare di tutto il sapere e gli domandai: «Che dice questo fuoco? cosa risponde quell'altro? E chi sono quelli che fanno i segnali?» |
Ed elli a me: «Su per le sucide onde già scorgere puoi quello che s'aspetta, 12 se 'l fummo del pantan nol ti nasconde». |
Egli rispose: «Al di sopra di queste sudicie onde di vita terrena, già puoi scorgere, da quei fuochi, quello che nel mondo si attende, se il fumo del pantano della ignoranza umana non ti vieta di capire». (Quei fuochi erano due dischi volanti che dimostravano ciò che nel mondo si aspetta. Il mondo, nel prossimo futuro, avrà uguali mezzi di volo e tanto amore altruistico come quello che spingeva in quel momento i Fratelli del Cielo a seguire il viaggio di Virgilio e Dante). |
Corda non pinse mai da sé saetta che sì corresse via per l'aere snella, 15 com'io vidi una nave piccioletta |
Mai corda d'arco scagliò lontana da sé velocissima freccia, come io vidi sfrecciare, una nave piccolina |
venir per l'acqua verso noi in quella, sotto 'l governo d'un sol galeoto, 18 che gridava: «Or se' giunta, anima fella!» |
e venirci incontro sotto la guida "d'un sol galeoto" di un sol conducente di galea. Il conducente, avendo scambiato Dante per un peccatore da purificare, accompagnato da Virgilio, gridò: «Or sei giunta, anima malvagia!» |
«Flegïàs, Flegïàs, tu gridi a vòto», disse lo mio segnore «a questa volta: 21 più non ci avrai che sol passando il loto». |
«Flegiàs, Flegiàs, tu gridi a vuoto», lo riprese Virgilio, «noi non veniamo per via purificatrice, questa volta tu ci avrai soltanto di passaggio». (Flegias, nella mitologia greca, era figlio del dio Marte, un extraterrestre proveniente dal pianeta Marte, e di Crise. In quel tempo, gli uomini consideravano "dei" gli extraterrestri perché li vedevano discendere dall'alto). |
Qual è colui che grande inganno ascolta che li sia fatto, e poi se ne rammarca, 24 fecesi Flegïàs ne l'ira accolta. |
Flegias, rammaricato dell'errore, accolse umilmente il rimprovero di Virgilio. |
Lo duca mio discese ne la barca, e poi mi fece intrare appresso lui; 27 e sol quand'io fui dentro parve carca. |
Il mio maestro discese nella barca, mi fece entrare dopo di lui e solo quando fui salito, la barca sembrò pesante. (Questo perché il corpo di dante era nella compattezza della dimensione umana, mentre Flegias e Virgilio, in dimensione "extraTerra", avevano il corpo più spiritualizzato nella velocità vibratoria di energiamateria evanescente e leggera). |
Tosto che 'l duca e io nel legno fui, segando se ne va l'antica prora 30 de l'acqua più che non suol con altrui. |
La prora antica (esistente sin dall'antico, fuori del tempo) partì veloce con noi più che con altri, per via dell'importanza del viaggio programmato dall'Alto. |
Mentre noi corravam la morta gora, dinanzi mi si fece un pien di fango, 33 e disse: «Chi se' tu che vieni anzi ora?» |
Mentre noi percorrevamo la stagnante acqua senza vita, mi si avvicinò un essere pieno di fango, che mi disse: «Chi sei tu che vieni prima della tua morte?» |
E io a lui: «S'i' vegno, non rimango; ma tu chi se', che sì se' fatto brutto?» 36 Rispuose: «Vedi che son un che piango». |
Ed io a lui: «Non sono qui per rimanervi, ma tu chi sei, così imbruttito ricoperto di fango?» Rispose: «Vedi sono uno che piange». |
E io a lui: «Con piangere e con lutto, spirito maladetto, ti rimani; 39 ch'i' ti conosco, ancor sie lordo tutto». |
Ed io: «Rimani nel pianto e nel dolore del tuo stadio di involuzione, tanto, anche se corroso nell'aspetto dal peccato, io ti riconosco ugualmente». |
Esistono due categorie di uomini, una guarda alla "morte" con pianto e con lutto, nella errata certezza di avere perduto per sempre la persona cara, e l'altra più evoluta, considera la morte come il passaggio fra l'umano dormire e la felicità esistente nei mondi migliori. Filippo Argenti, infangato da "pianto e lutto" per l'energia distonica che, simile a maledizione, la sua gente indirizzava a lui attraverso il pensiero era ancora sommerso nel fango del male.
E così che il negativo della sconoscenza nuoce alla vita in tutti i campi a causa di coloro che hanno lastricato di "dogmi" e di falsi concetti il cammino dell'uomo; è così che quel tipo di energia, fatto di vibrazioni aspre e dolorose, "di pianto e lutto", va incontro a quei pesanti contatti vibratori che sconvolgono l'energia necessaria per la pace e la felicità dello Spirito del trapassato.