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La Commedia
di Dante Alighieri

alla luce della Filosofia Cosmica
in chiave parapsicologica

INFERNO ­ Canto VI

nel libero commento di Giovanna Viva

[linea separazione]

Cerchio terzo: golosi ­ Cerbero ­ le anime dei golosi ­ Ciacco e la sua profezia ­ Virgilio parla del Giudizio universale



       Al tornar de la mente, che si chiuse
     dinanzi a la pietà d'i due cognati,
   3 che di trestizia tutto mi confuse,

       novi tormenti e novi tormentati
     mi veggio intorno, come ch'io mi mova
   6 e ch'io mi volga, e come che io guati.

       Io sono al terzo cerchio, de la piova
     etterna, maladetta, fredda e greve;
   9 regola e qualità mai non l'è nova.

Rientrato nelle mie facoltà mentali, vidi intorno a me nuovi tormenti e nuovi tormentati. Ero al terzo cerchio dove l'eterna pioggia dei dolori espiativi, sempre uguale nella sua azione purificatrice,

       Grandine grossa, acqua tinta e neve
     per l'aere tenebroso si riversa;
  12 pute la terra che questo riceve.

simile ad un misto di acqua sporca, grandine grossa e neve, nell'aere tenebroso si riversa.
"pute la terra che questo riceve" imputridisce la Terra quale cellula nell'astrofisico dell'immenso Macrocosmo nel ricevere l'impulso velenoso di ritorno, a suo tempo emanato dall'Umanità blasfema.

[chiarificazioni inferno] pute la terra che questo riceve ­ v. 12 [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]

Imputridisce la terra, come ogni cellula creata si ammala e muore per colpa dei suoi "enzimi­uomini" operanti nel male. E come ogni cellula morente anche la Terra avrà le sue convulsioni apocalittiche, fino a quando lo sconvolgimento globale segnerà il tramonto definitivo di questa diabolica Era.

[chiarificazioni inferno] [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]



       Cerbero, fiera crudele e diversa,
     con tre gole caninamente latra
  15 sovra la gente che quivi è sommersa.

Cerbero, fiera crudele nelle punizioni e diversa dalle altre che spingono nell'errore mentre questa l'errore punisce, con tre gole: ("Ricchezza, Gloria e Potenza" che alimentano la vita del genere umano) simile ad un cane affamato latra sopra la gente sommersa nel male espiatorio.

       Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra,
     e 'l ventre largo, e unghiate le mani;
  18 graffia li spirti, ed iscoia ed isquatra.

Gli occhi vermigli rispecchiano il sangue versato nel mondo, la barba unta e atra, l'ingordigia illimitata, il ventre largo, l'insaziabilità, le mani unghiate, l'umana natura rapace. Così come gli uomini si dilaniano tra loro, Cerbero graffia gli spiriti, li squoia e li squarta.

       Urlar li fa la pioggia come cani;
     de l'un de' lati fanno a l'altro schermo;
  21 volgonsi spesso i miseri profani.

La pioggia sferzante del dolore li fa urlare come cani. Or con l'uno e or con l'altro lato cercano di fare schermo al lato opposto, ma inutilmente si volgono spesso i miseri profani che ignorano non esserci rimedio alcuno per l'espiazione proveniente dall'Equilibrio Divino. (È così che l'uomo, anche se riesce a liberarsi da una pena, viene colpito da un'altra, spesso di uguale intensità).

       Quando ci scorse Cerbero, il gran vermo,
     le bocche aperse e mostrocci le sanne;
  24 non avea membro che tenesse fermo.

"Quando ci scorse Cerbero, il grande vermo", verme al par dell'uomo, grande nella sua missione di punitore, aprì le bocche e mostrò i lunghi denti e, al par dell'uomo che nella sua frenetica corsa per raggiungere i più alti traguardi non ha mai tregua, "non avea membro che tenesse fermo".

       E 'l duca mio distese le sue spanne,
     prese la terra, e con piene le pugna
  27 la gittò dentro a le bramose canne.

Ed ecco che Virgilio distese le palme, prese la terra e a pieni pugni, la gettò nelle gole di Cerbero come a placare la bramosia di conquiste territoriali del genere umano.

       Qual è quel cane ch'abbaiando agogna,
     e si racqueta poi che 'l pasto morde,
  30 ché solo a divorarlo intende e pugna,

Come quel cane che abbaiando cerca la preda e si acquieta dopo che è riuscito ad ottenere il cibo, per il quale ha combattuto, così,

       cotai si fecer quelle facce lorde
     de lo demonio Cerbero, che 'ntrona
  33 l'anime sì, ch'esser vorrebber sorde.

dopo il gesto di Virgilio, si placarono le lorde facce di Cerbero. I condannati sono tormentati dai latrati del "gran vermo" che riporta alle loro orecchie le urla di dolore degli uomini torturati dalla ferocia delle guerre.

Ricordiamo che le anime per affrettare l'evoluzione possono immettersi anche nei corpi dei vegetali.


       Noi passavam su per l'ombre che adona
     la greve pioggia, e ponavam le piante
  36 sovra lor vanità che par persona.

"Noi passavam su per l'ombre", da intendersi: sui nuovi corpi fisici, in tal caso le piante, poiché loro ponevano i piedi sulle lor vanità: i fiori, "che par persona", che come persona hanno corpo fisico.

       Elle giacean per terra tutte quante,
     fuor d'una ch'a seder si levò, ratto
  39 ch'ella ci vide passarsi davante.

Esse anime, immesse temporaneamente nei fiori per espiare, "giacean per terra tutte quante" all'infuori di una che vedendoci passare si levò sveltamente a sedere.

       «O tu che se' per questo 'nferno tratto»,
     mi disse, «riconoscimi, se sai:
  42 tu fosti, prima ch'io disfatto, fatto».

«Tu che sei venuto in questo inferno», mi disse, «riconoscimi se sai: "tu fosti" tu nascesti (fosti creato) prima di me, quindi più avanti nell'evoluzione, quando io ero ancora "disfatto" (nell'increato)».
Ciò significa che Dante, essendo più avanti sul piano evolutivo, avrebbe potuto riconoscerlo.

       E io a lui: «L'angoscia che tu hai
     forse ti tira fuor de la mia mente,
  45 sì che non par ch'i' ti vedessi mai.

Io risposi: «Forse l'angoscia del tuo corpo animale tanto diverso, in cui sei immesso per abbreviare il tuo tempo di pena, mi impedisce di riconoscerti.

       Ma dimmi chi tu se' che 'n sì dolente
     loco se' messo e hai sì fatta pena,
  48 che, s'altra è maggio, nulla è sì spiacente».

Ma dimmi chi sei tu che in così dolente luogo e a simil pena sei condannato. Se altre pene possono di questa esser maggiori, nessuna è così spiacente».

Quest'uomo in sua vita umana, per ingordigia di agi e di ricchezze era stato soprannominato "Ciacco" (porco) ed ora espiava in corpo di maiale.


       Ed elli a me: «La tua città, ch'è piena
     d'invidia sì che già trabocca il sacco,
  51 seco mi tenne in la vita serena.

Egli rispose: «La tua città, ch'è piena d'invidia" (la tua umana dimensione che è piena di lotte e discordie) "seco mi tenne in la vita serena" (un maiale viene ben serenamente tenuto all'ingrasso).

       Voi cittadini mi chiamaste Ciacco:
     per la dannosa colpa de la gola,
  54 come tu vedi, a la pioggia mi fiacco.

"Voi cittadini" (voi uomini, poiché le bestie non posseggono città e nazioni), "mi chiamaste Ciacco" ed ora, come vedi, alla pioggia del dolore mi accascio.

Egli che era in corpo animale, poté sveltamente levarsi a sedere, mentre le altre anime espianti nei fiori, "giacean per terra tutte quante".


       E io anima trista non son sola,
     ché tutte queste a simil pena stanno
  57 per simil colpa». E più non fé parola.

Io, anima trista, ­ disse ­ non son sola, poiché tutte queste anime espiano uguale colpa». E più non parlò.

       Io li rispuosi: «Ciacco, il tuo affanno
     mi pesa sì, ch'a lagrimar mi 'nvita;
  60 ma dimmi, se tu sai, a che verranno

Io gli risposi: «Ciacco, il tuo dolore mi spinge a piangere, ma dimmi a cosa perverranno

       li cittadin de la città partita;
     s'alcun v'è giusto; e dimmi la cagione
  63 per che l'ha tanta discordia assalita».

gli uomini del mondo, "città partita" (spartita, divisa dal disamore) se nessuno degli uomini è giusto; e dimmi la ragione per cui da tanta discordia essa è assalita».

Un maiale è nel Regno Animale, ma appartiene alla stessa dimensione umana, non passa pertanto molta differenza nel risveglio spirituale fra l'uomo e la bestia.


       E quelli a me: «Dopo lunga tencione
     verranno al sangue, e la parte selvaggia
  66 caccerà l'altra con molta offensione.

E Ciacco preofetizzò poiché la Forza Superiore gli consentì un breve "risveglio spirituale": «Dopo lunghe lotte, perverranno a sanguinose guerre. Il Cainismo del mondo sopraffarrà l'Abelismo con molta crudeltà.

       Poi appresso convien che questa caggia
     infra tre soli, e che l'altra sormonti
  69 con la forza di tal che testé piaggia.

Poi, in seguito la parte selvaggia perverrà ad un cambiamento, tale cambiamento avverrà "infra tre soli": in tre giorni (tre albe e tre tramonti) e conviene che l'altra parte superi il male con la forza Divina "che testé piaggia" (che in tal momento è abbattuta).

Il Bene e il Male, positivo e negativo accendono la vita come due poli opposti accendono una lampada elettrica, perciò "giusti son due", sia il Bene che il Male.


       Alte terrà lungo tempo le fronti,
     tenendo l'altra sotto gravi pesi,
  72 come che di ciò pianga o che n'aonti.

Questa Forza di Equilibrio alte terrà lungo tempo le fronti, tenendo la parte buona sotto gravi pesi, anche se di ciò si pianga, il male ricostituirà l'Armonia Celeste.

       Giusti son due, e non vi sono intesi;
     superbia, invidia e avarizia sono
  75 le tre faville c'hanno i cuori accesi».

"Giusti son due, e non vi sono intesi" nessun intendimento esiste di questo nella logica umana; Superbia, Invidia, Avarizia sono le tre faville che accendono d'odio il cuore degli uomini: "le tre faville c'hanno i cuori accesi"».

[chiarificazioni inferno] Giusti son due, e non vi sono intesi ­ v. 73 [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]

"GIUSTI SON DUE" il Male e il Bene.
Il Male, che dal suo intrecciato sviluppo negativo, si spande avidamente sulla Terra e in un turbine violento emette vibrazioni tenebrose, il Bene che, attraverso le vibrazioni tenebrose, redime, inonda l'animo di purezza e innalza l'uomo alla Soglia del Regno di Dio, al Cristico Amore nell'Infinito indicandogli la Via, la Verità, la Vita, la Resurrezione.

[chiarificazioni inferno] [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]



       Qui puose fine al lagrimabil suono.
     E io a lui: «Ancor vo' che mi 'nsegni,
  78 e che di più parlar mi facci dono.


       Farinata e 'l Tegghiaio, che fuor sì degni,
     Iacopo Rusticucci, Arrigo e 'l Mosca
  81 e li altri ch'a ben far puoser li 'ngegni,

Qui Ciacco pose fine al suo triste discorso ed io lo pregai che ancor mi facesse dono dei suoi insegnamenti e gli chiesi: «Farinata e il Tegghiaio che furono tanto degni di lode nel mondo, Jacopo Rusticucci, Arrigo e il Mosca e gli altri che il loro ingegno posero a servizio della conoscenza degli uomini,

       dimmi ove sono e fa ch'io li conosca;
     ché gran disio mi stringe di savere
  84 se 'l ciel li addolcia, o lo 'nferno li attosca».

dimmi dove sono e fa che io li conosca, perché gran desiderio ho di sapere se con la sua dolcezza il Cielo li conforta, oppure l'inferno li intossica».

       E quelli: «Ei son tra l'anime più nere;
     diverse colpe giù li grava al fondo:
  87 se tanto scendi, là i potrai vedere.

Egli rispose: «Gravati son da diverse colpe, essi sono tra le anime più nere, se tu scenderai nel profondo inferno li potrai vedere.

Qui si evidenzia l'errore di esaltare la terrestre Sapienza, la quale imbottisce l'uomo di valori effimeri e di false dottrine che sbarrano il passo all'evoluzione.


       Ma quando tu sarai nel dolce mondo,
     priegoti ch'a la mente altrui mi rechi:
  90 più non ti dico e più non ti rispondo».

Ma quando tu sarai nel dolce, superiore mondo, "ALTRO MONDO", ti prego di portare il mio ricordo ai Fratelli di Lassù, affinché alleggeriscano questo mio doloroso Karma. Più non ti dico e più non ti rispondo».

       Li diritti occhi torse allora in biechi;
     guardommi un poco, e poi chinò la testa:
  93 cadde con essa a par de li altri ciechi.

I "diritti occhi torse allora in biechi", nell'abbandonare il suo temporaneo stato di spirituale risveglio, da Dio consentitogli, e poi chinò il capo e cadde al par degli "altri ciechi", nella cecità dell'incomprensione che incombe sulle creature appartenenti ai regni inferiori.

       E 'l duca disse a me: «Più non si desta
     di qua dal suon de l'angelica tromba,
  96 quando verrà la nimica podesta:

Virgilio disse di Ciacco: «Non si desterà da quella dimensione animale, prima del suono delle Angeliche trombe Apocalittiche, risveglianti le umane Coscienze.

[chiarificazioni inferno] l'angelica tromba ­ v. 95 [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]

"LE ANGELICHE TROMBE" sono da intendersi: l'accorato richiamo dei Fratelli del Cielo e dei loro messaggeri operanti sulla Terra, che cercano di risvegliare le umane coscienze alla Verità e al fraterno amore.
Siamo oggi nel suono delle Angeliche trombe che, in questo momento Apocalittico tentano invano di portare il bene, mentre è in fermento "la nimica podesta" di un mondo che corre all'impazzata verso l'autodistruzione.
È questo il momento del "Risveglio delle anime dai Sepolcri" (dei propri corpi fisici che chiudono l'anima al buio dell'amore di Dio, simili ai bui monumenti funerari). Anche oggi le anime degli uomini sono chiuse in "SEPOLCRI IMBIANCATI" (come Gesù definì gli Scribi e i Farisei del Suo tempo), imbiancati nella copertura bugiarda che nasconde tutto il marciume delle anime corrotte.

[chiarificazioni inferno] [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]



       ciascun rivederà la trista tomba,
     ripiglierà sua carne e sua figura,
  99 udirà quel ch'in etterno rimbomba».

"ciascun rivederà la trista tomba" del suo corpo, rinascendo in dimensione umana, "ripiglierà sua carne e sua figura" e riudirà la eco del dolore che, nelle alte Sfere Celesti "in etterno rimbomba", scolpita nell'eternità dell'energia del Cosmo».

[chiarificazioni inferno] ripiglierà sua carne e sua figura ­ v. 98 [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]

Ognuno reincarnandosi in questa "fine dei Tempi", riprendendo cioè sua carne e sua figura, tornerà in quest'aula d'esami che è ora la Terra, per subire il Supremo Giudizio Universale del premio o della condanna.

[chiarificazioni inferno] [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]



       Sì trapassammo per sozza mistura
     de l'ombre e de la pioggia, a passi lenti,
 102 toccando un poco la vita futura;

Così attraversammo la sozza mistura terrestre tra l'ombra tetra dell'ignoranza e la pioggia del dolore, "a passi lenti" (poiché eravamo nella dimensione umana costretta dal tempo), parlando brevemente della Verità, noi toccavamo coi nostri discorsi la vita futura;

       per ch'io dissi: «Maestro, esti tormenti
     crescerann'ei dopo la gran sentenza,
 105 o fier minori, o saran sì cocenti?»

io domandai: «Maestro, i tormenti cresceranno dopo la gran sentenza del Giudizio Universale, oppure saranno minori, oppur cocenti così come sempre?»

       Ed elli a me: «Ritorna a tua sciïenza,
     che vuol, quanto la cosa è più perfetta,
 108 più senta il bene, e così la doglienza.

Egli rispose: «Ritorna alla tua conoscenza scientifica secondo la quale quanto più ci avviciniamo alla perfezione, tanto più siamo in grado di discernere il Bene dal Male, perciò non cresceranno questi tormenti, ma scompariranno per dar posto ad una vita felice nell'equilibrio d'amore.

       Tutto che questa gente maladetta
     in vera perfezion già mai non vada,
 111 di là più che di qua essere aspetta».

Tutto è equilibrato in modo tale che questa gente profondamente infangata nel male, non vada in perfezione prima della sua maturità spirituale.
È perciò che, anziché prima della Grande Sentenza, essa aspetta il dopo, per poter dare tempo al tempo, affinché la sua maturità spirituale sia compiuta.

       Noi aggirammo a tondo quella strada,
     parlando più assai ch'i' non ridico;
     venimmo al punto dove si digrada:
 115   quivi trovammo Pluto, il gran nemico.

Noi aggirammo a tondo quella strada rotondeggiante del mondo, parlando più assai che non si dica. (È evidente che per parlare così a lungo da non poter ridire, essi percorsero la lunga strada rotondeggiante che recingeva appunto "in tondo" la maggior parte del pianeta. La maggior parte dell'Umanità è, infatti, sotto il dominio di Pluto).
Qui incontrammo Pluto: "denaro". Il denaro, falso profeta, che promette vita felice, ma dà soltanto dolore; Pluto, il denaro, grande nemico dell'Umanità.
La cupidigia del denaro è una delle prime cause di perdizione.

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