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La Commedia
di Dante Alighieri

alla luce della Filosofia Cosmica
in chiave parapsicologica

INFERNO ­ Canto IV

nel libero commento di Giovanna Viva

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Cerchio primo: il Regno Minerale dopo l'Increato ­ Regno Vegetale ­ Dante e Virgilio incontrano i sommi poeti antichi ­ il nobile castello degli spiriti magni



       Ruppemi l'alto sonno ne la testa
     un greve truono, sì ch'io mi riscossi
   3 come persona ch'è per forza desta;

Un cupo rimbombar di tuono irruppe nella mia testa tanto che io sussultai.

       e l'occhio riposato intorno mossi,
     dritto levato, e fiso riguardai
   6 per conoscer lo loco dov'io fossi.

Con occhio riposato volsi lo sguardo intorno per conoscere il luogo dove io fossi.
(È evidente che Dante, privo di sensi era stato trasportato in altro luogo).

       Vero è che 'n su la proda mi trovai
     de la valle d'abisso dolorosa
   9 che 'ntrono accoglie d'infiniti guai.

Mi trovai approdato sul bordo della valle dolorosa che il rintrono accoglie di infiniti gemiti, dove le anime, annullate dal "gran rifiuto" della vita­una, quale energia sperduta in altre energie senza più nome, né ricordi, cominciano dal nulla il nuovo cammino creativo.

       Oscura e profonda era e nebulosa
     tanto che, per ficcar lo viso a fondo,
  12 io non vi discernea alcuna cosa.

Dal bordo del nulla dell'Increato, numero zero della Creazione da cui comincia il Tutto, la valle appariva buia, profonda e nebulosa tanto che per quanto io guardassi non riuscivo a distinguere nulla.

       «Or discendiam qua giù nel cieco mondo»,
     cominciò il poeta tutto smorto.
  15 «Io sarò primo, e tu sarai secondo».

«Or discendiam qua giù nel cieco mondo» disse il poeta tutto smorto. «Io sarò primo e tu sarai secondo».

       E io, che del color mi fui accorto,
     dissi: «Come verrò, se tu paventi
  18 che suoli al mio dubbiare esser conforto?»

E io che m'avvidi del suo pallore gli dissi: «Come verrò con te se tu che suoli essermi di conforto mostri segni evidenti di paura?»

       Ed elli a me: «L'angoscia de le genti
     che son qua giù, nel viso mi dipigne
  21 quella pietà che tu per tema senti.

Egli rispose: «Ciò che tu intendi come paura è grande pietà per quelle anime annientate.

       Andiam, ché la via lunga ne sospigne».
     Così si mise e così mi fé intrare
  24 nel primo cerchio che l'abisso cigne.

Andiamo, perché la via lunga non ci permette di adattarci».
Egli s'incamminò e io lo seguì nel primo cerchio che l'abisso del nulla recinge (primo cerchio: per cerchi devono intendersi le diverse categorie delle anime in espiazione. Si parla di cerchi perché racchiuse nel "cerchio" dello sferico pianeta).
Il primo cerchio che recinge l'abisso dell'increato è il Regno Minerale, primo passo sulla Scala della Vita.

       Quivi, secondo che per ascoltare,
     non avea pianto mai che di sospiri,
  27 che l'aura etterna facevan tremare;

Qui, per quanto ci era permesso ascoltare, non vi era rumore di pianti ma solo di sospiri.
Il Regno Minerale non piange, ma vibra di dolorosi tremiti che più esattamente potrebbero definirsi "lamenti energetici" o sospiri nell'emanazione dolorosa di impulsi. Questa dolorosa energia, che come il resto è assorbita dal Cosmo, l'aura eterna fa tremare di pietà.

Oggi la Camera Kirlian oltre all'aureola delle piante, ha registrato anche l'aureola (cioè l' "anima") del minerale. La pietra è vivente così come la cellula Terra, vivente e dolente a causa di una Scienza che non ha Coscienza, né intendimento di Verità.


       ciò avvenia di duol sanza martìri
     ch'avean le turbe, ch'eran molte e grandi,
  30 d'infanti e di femmine e di viri.

Il dolore non era causato da sofferenze espiative in quanto le anime soffrivano per effetto della Legge Evolutiva che elimina il negativo attraverso la sofferenza. Queste anime, quindi, non avevano colpe da espiare essendo ancora all'inizio della loro esistenza. IL REGNO MINERALE, è il primo gradino della Scala della Vita.
Le turbe erano molte e grandi, nei numerosi nuclei cellulari e comprendevano gli ultimi nati, le femmine e i maschi.

[chiarificazioni inferno] d'infanti e di femmine e di viri ­ v. 30 [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]

Ogni cellula vivente nei Regni della Natura, contiene circa 3000 differenti enzimi, ognuno dei quali catalizza una speciale reazione chimica, tutto ciò è anche nella vita del Minerale. Anche il Minerale ha "grandi turbe d'INFANTI, di FEMMINE e di VIRI". L'elemento del Sistema di Controllo in tutti i sistemi viventi di vita biofisica è la molecola proteica (o proteina). Ciascun enzima catalizza una speciale reazione chimica nella quale dei composti chimici chiamati "SUBSTRATI" vengono trasformati in altri composti chimici chiamati "PRODOTTI DI SUPERFICIE". Tale popolazione, "le turbe ch'eran molte e grandi" anche nel Minerale svolge in seno alla cellula una vera e propria attività enzimatica avente lo scopo di vivificare e rigenerare, attraverso un ciclo continuo, la Terra stessa.
Questa trasformazione avviene mediante una polarizzazione dei legami chimici tra il maschio, con coppia di cromosomi del tipo X­Y, e la femmina, con coppia di cromosomi del tipo X­X, la quale produce una reazione che porta alla formazione del figlio "prodotto di superficie".
Questo processo vitale esistente in tutti i sistemi viventi di vita biofisica possiamo constatarlo anche nel Regno Minerale attraverso crepacci, montuosità e avvallamenti, sgretolamenti e consolidamento della pietra, muffa, muschio ecc., in un lasso di tempo molto differente dagli altri Regni della Natura, poiché il Minerale è sottomesso ad un iniziale campo di forza, ad una iniziale frequenza energetica.
In questo cupo inferno della Dimensione Minerale, dante vi entrò spiritualmente.

[chiarificazioni inferno] [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]



       Lo buon maestro a me: «Tu non dimandi
     che spiriti son questi che tu vedi?
  33 Or vo' che sappi, innanzi che più andi,

Il buon maestro disse: «Tu non domandi che spiriti son quelli? Io voglio che tu sappia, prima di andare avanti,

       ch'ei non peccaro; e s'elli hanno mercedi,
     non basta, perché non ebber battesmo,
  36 ch'è porta de la fede che tu credi;

che queste anime soffrono senza aver peccato essendo all'inizio della loro formazione vitale.

Anche il minerale è sottomesso al campo di forza che evolve la cellula attraverso il dolore.
E se hanno la grazia di procedere sul Cammino della Vita lo devono alla Legge di Evoluzione a tutto il Creato consentita.

La loro sofferenza non proviene da peccato, né dalla mancanza del Battesimo, che è la porta della fede nella quale tu credi;


       e s'e' furon dinanzi al cristianesmo,
     non adorar debitamente a Dio:
  39 e di questi cotai son io medesmo.

né basta adorare debitamente Iddio trovandosi dinanzi alla liturgia del Cristianesimo se nel proprio cuore manca il perdono e l'amore. Di costoro faccio parte anch'io.
Ciò significa che ogni anima vivente deve percorrere sin dall'inizio il sentiero della Vita.

[chiarificazioni inferno] non basta perché non ebber battesmo ­ v. 35
e
non adorar debitamente a Dio ­ v. 38 [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]

Questo concetto ricorda il pensiero "religioso" esistente in altri mondi superiori dove vige soprattutto la legge portataci dal Cristo e da noi respinta: "Ama il prossimo tuo come te stesso". "Ama e prega Iddio nel tuo cuore con l'anima e la mente".
Nei pianeti superiori non esiste un tempio dove recarsi solo la domenica, ma ogni luogo è un tempio d'amore, ogni cuore è un tempio di Dio.
Lassù non esistono dogmi limitativi, nulla che conduca su falsi sentieri e nessuna fallace interpretazione del Disegno Divino.

[chiarificazioni inferno] [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]



       Per tai difetti, non per altro rio,
     semo perduti, e sol di tanto offesi,
  42 che sanza speme vivemo in disio».

Virgilio dice: Noi anime in evoluzione, trovandoci in tale vita iniziale, siamo condannate a soffrire solo perché la sofferenza è l'unico modo di evolversi, perciò solo per "difetto" di evoluzione e non per colpe commesse ci sentiamo perduti e desideriamo soltanto la pace senza speranza del Bene di Dio, poiché ancora la Sua Eternità non conosciamo».

       Gran duol mi prese al cor quando lo 'ntesi,
     però che gente di molto valore
  45 conobbi che 'n quel limbo eran sospesi.

Dopo tale spiegazione di Virgilio, ebbi il cuore stretto dal dolore quando mi avvidi che in queste tenebre vi erano anime considerate di gran valore nella vita umana e che ora, annientate, erano "sospese", senza dimensione precisa, in attesa della Divina Mano di Giustizia.

       «Dimmi, maestro mio, dimmi, segnore»,
     comincia' io per voler esser certo
  48 di quella fede che vince ogne errore:

«Dimmi, maestro» io domandai volendo apprendere attraverso quella fede vera che vince ogni terrestre errore:

       «uscicci mai alcuno, o per suo merto
     o per altrui, che poi fosse beato?»
  51 E quei che 'ntese il mio parlar coverto,

«uscì da qui mai alcuno che per sui merito e per aiuto d'altri raggiunse poi le beate sfere del Regno Celeste?»
E Virgilio che comprese il mio parlare offuscato d'ignoranza (poiché non poteva non essere mai uscito alcuno da quella sfera che è solo l'inizio di un Tutto infinito in continua evoluzione, dove la sosta non esiste),

       rispuose: «Io era nuovo in questo stato,
     quando ci vidi venire un possente,
  54 con segno di vittoria coronato.

rispose: «Io ero nuovo, in questo inferiore stato minerale, quando vidi venire un Essere potente circonfuso di Luce Divina.

       Trasseci l'ombra del primo parente,
     d'Abèl suo figlio e quella di Noè,
  57 di Moïsè legista e ubidente;

L'Essere soffuso di Luce Divina, appartenente alla massima dimensione Cosmica creò la forma umana, creò cioè quell'involucro cellulare adatto a contenere l'anima nelle esperienze umane: Adamo.
"Ad­Amo" in ebraico antico significa "viene da­amore". Infatti è dall'Amore Divino che proviene ogni forma creata. Adamo significa amore come Eva significa Terra cioè prolificazione.
Con la creazione del primo uomo, dalle Tenebre della Coscienza minerale iniziarono la vita grandi uomini che segnarono notevoli tappe nella evoluzione dell'Umanità.
Dal Minerale nacque anche la parte migliore del mondo, l'Abelismo e l'ombra, ovvero la stirpe di Noè il profeta che fu istruito da esseri dello spazio per la costruzione dell'Arca dell'Alleanza comandata elettricamente da coscienze superiori nel tempo in cui l'elettricità era sconosciuta sul pianeta Terra e la stirpe di Mosè che in contatto col Cielo fu legislatore del popolo d'Israele

       Abraàm patrïarca e Davìd re,
     Israèl con lo padre e co' suoi nati
  60 e con Rachele, per cui tanto fé,

e Giacobbe con il padre Isacco e con i suoi figli e con la moglie Rachele, il cui padre tanti sacrifici richiese da lui prima di cedergli la figlia in moglie.

[chiarificazioni inferno] L'Arca dell'Alleanza [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]

Il "LIBRO DELL'ESODO" parla che Iddio istruì alla perfezione il Profeta indicandogli persino i punti precisi al centimetro dove applicare gli anelli e le stanghe. E questo Essere che egli chiama "Signor Dio", temendo che commetta errori, gli raccomanda: " E VEDI DI FARE OGNI COSA SECONDO IL MODELLO CHE TI È STATO MOSTRATO SUL MONTE" (Esodo 25:30). E lo stesso Essere del Cielo gli parla dal coperchio dell'Arca istruendolo perfino sui calzari e i vestiti da indossare.
Ma nonostante tutte le precauzioni accadde un incidente: mentre Uzza camminava affianco a David che faceva trasportare l'Arca, dei buoi, passando, minacciarono di rovesciarla. Uzza stese la mano per sorreggerla, ma "COME COLPITO DA UN FULMINE CADDE MORTO".
Non c'è alcun dubbio, quindi, che l'Arca era caricata da energia elettrica derivante dalle due grandi piastre d'oro di cui una costutuiva il polo positivo e l'altra il negativo. Ed è così spiegabile il perché "L'ARCA ERA SPESSO CIRCONDATA DA SCINTILLE". Si spiega anche perché Mosè afferma che "IDDIO PARLAVA CON LA VOCE DEL TUONO".
Sul coperchio dell'Arca, o "propiziatorio" era stato installato un altoparlante in contatto con l'astronave.

[chiarificazioni inferno] [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]



       e altri molti, e feceli beati.
     E vo' che sappi che, dinanzi ad essi,
  63 spiriti umani non eran salvati».

Virgilio, dopo aver dimostrato che tutti provengono dal Minerale e che per proseguire l'esistenza devono pure uscirne gli domandò per assurdo: Ed ora vuoi ancora sapere se mai alcuna anima uscì da questa dimensione?».

       Non lasciavam l'andar perch'ei dicessi,
     ma passavam la selva tuttavia,
  66 la selva, dico, di spiriti spessi.

Quantunque Virgilio parlasse, proseguivamo il cammino attraversando la selva.
Qui Dante precisa: "la selva, dico, di spiriti spessi". Gli spiriti cioè viventi negli alberi della spessa vegetazione. Nei vegetali possono immettersi anche quelle anime che in attesa di reincarnarsi, vogliono affrettare l'evoluzione e trovarsi più mature e meno soggette alla sofferenza nella vita che le attende.

       Non era lunga ancor la nostra via
     di qua dal sonno, quand'io vidi un foco
  69 ch'emisperio di tenebre vincia.

Non eravamo molto lontani dalla sommità di quella espiazione, quando io vidi un fuoco che rischiarava un semicerchio di tenebre. (Era un incendio).
Le piante soffrono negli incendi come gli esseri umani bruciati vivi, così come nella potatura la loro sofferenza è simile a quella dell'amputazione degli arti.

       Di lungi n'eravamo ancora un poco,
     ma non sì ch'io non discernessi in parte
  72 ch'orrevol gente possedea quel loco.

Lontani ne eravamo ancora un poco, ma non tanto che io non comprendessi, l'orribile pena che colpiva gli Spiriti viventi in quel luogo.
Io domandai a Virgilio:

       «O tu ch'onori scïenzïa e arte,
     questi chi son c'hanno cotanta onranza,
  75 che dal modo de li altri li diparte?»

«O tu che con la tua saggezza onori la Scienza e l'Arte, dimmi chi son questi che hanno così orribile sorte che dal modo di soffrire degli altri li separa?»

       E quelli a me: «L'onrata nominanza
     che di lor suona sù ne la tua vita,
  78 grazïa acquista in ciel che sì li avanza».

Virgilio mi rispose:
«L'errata considerazione che nella tua vita umana risuona riguardo ai vegetali, grazia acquista nel Cielo che in ragione di tali sofferenze li avanza sulla via del Bene Celeste».

       Intanto voce fu per me udita:
     «Onorate l'altissimo poeta;
  81 l'ombra sua torna, ch'era dipartita».

Una voce mi giunse: «Onorate l'altissimo poeta: l'ombra sua torna, ch'era dipartita». Virgilio, alto poeta, era stato riconosciuto dagli Spiriti della Natura. La voce del vento sussurrava tra gli alberi e li esortava a rendere omaggio al passaggio del poeta, la cui "ombra" ovvero la sua anima in nuovo corpo, ritornava dopo la sua dipartita, dopo aver concluso l'esperienza di vita col nome di Virgilio poeta.

Lo Spirito del vento di cui l'umanità ignora il Divino compito, veglia sulla Natura tutta.


       Poi che la voce fu restata e queta,
     vidi quattro grand'ombre a noi venire:
  84 sembianz'avevan né trista né lieta.

       Lo buon maestro cominciò a dire:
     «Mira colui con quella spada in mano,
  87 che vien dinanzi ai tre sì come sire:

       quelli è Omero poeta sovrano;
     l'altro è Orazio satiro che vene;
  90 Ovidio è 'l terzo, e l'ultimo Lucano.

Acquietatasi la voce del vento, vidi venirmi incontro le ombre, di coloro che furono quattro grandi personaggi. Essi non erano tristi, poiché avevano avanzato sul camino della vita e non erano lieti poiché ancora avevano da smaltire un residuo di falsi concetti di vita umana che bloccano il passo alla completezza evolutiva. Infatti Omero, presentandosi prima degli altri, denotava superbia, e "con quella spada in mano" dimostrava il suo animo combattivo ancora. Virgilio nei quattro personaggi indicò Omero, Orazio, Ovidio e Lucano.

       Però che ciascun meco si convene
     nel nome che sonò la voce sola,
  93 fannomi onore, e di ciò fanno bene».

E Virgilio disse:
Però, pure essendo loro come me, "poeti" nel nome che il mondo ci dette ad unanime consenso, vengono a rendermi onore e di ciò fanno bene».
Così mortificano la superbia, difetto caratteristico del loro umano stato evolutivo.

       Così vid'i' adunar la bella scola
     di quel segnor de l'altissimo canto
  96 che sovra li altri com'aquila vola.

Così vidi adunar la bella scuola del parlar poetico che è "quel segnor de l'altissimo canto che sovra li altri com'aquila vola" al di sopra di ogni altro linguaggio.

       Da ch'ebber ragionato insieme alquanto,
     volsersi a me con salutevol cenno,
  99 e 'l mio maestro sorrise di tanto;

Dopo che ebbero parlato assieme, si volsero a me con cenno di saluto e il Maestro sorrise di questo che denotava un altro piccolo atto di modestia;

       e più d'onore ancora assai mi fenno,
     ch'e' sì mi fecer de la loro schiera,
 102 sì ch'io fui sesto tra cotanto senno.

essi mi onorarono ancor più allorché mi fecero partecipi della loro schiera. Io li seguì e fui sesto fra cotanta saggezza.

       Così andammo infino a la lumera,
     parlando cose che 'l tacere è bello,
 105 sì com'era 'l parlar colà dov'era.

Così andammo fino alla "lumera", fino al lume della nuova alba, verso l'aurora della futura Era dell'Acquario. Andammo parlando di cose che il tacere è bello lì dove è scetticismo e incomprensione, così come bello era il parlar colà dove noi eravamo, fra gente evoluta, capace di comprendere le Divine Verità del Creato.

       Venimmo al piè d'un nobile castello,
     sette volte cerchiato d'alte mura,
 108 difeso intorno d'un bel fiumicello.

Giungemmo così ai piedi d'un nobile castello, alle porte cioè, dell'Era dell'Acquario. Il castello era cerchiato d'alte mura: i sette vizi capitali: Ira, Avarizia, Accidia, Lussuria, Superbia, Invidia, Ingordigia, simili ad alte mura che sbarrano il passo a coloro che non riescono a superarle. Il castello era difeso intorno da un bel fiumicello, difeso dalla purezza dell'acqua, elemento maggiormente positivo esistente sul pianeta e simbolo dell'Era dell'Acquario.

Dante vedeva, trovandosi in superiore dimensione, il futuro d'allora, il presente di oggi. Siamo ora infatti giunti ai piedi di quel nobile castello, ma nel caos profondo non avendo saputo superare le sette mura dei mali umani.


       Questo passammo come terra dura;
     per sette porte intrai con questi savi:
 111 giugnemmo in prato di fresca verdura.

Attraversammo il bel fiumicello come fosse terra dura, poiché avevamo una dimensione diversa e ci trovavamo in un differente movimento molecolare di energia­materia, poiché a noi era permesso procedere nell'Era purificata. Per sette porte entrai con questi savi, erano le porte dell'Amore, Sapienza, Umiltà Pace, Perdono, Giustizia, Carità. Solo passando per queste porte si può accedere in quel "prato di fresca verdura", simbolo del pianeta Terra purificato dal sole dell'Era dell'Acquario.

       Genti v'eran con occhi tardi e gravi,
     di grande autorità ne' lor sembianti:
 114 parlavan rado, con voci soavi.

Guardando nel futuro (presente di oggi) io vidi uomini con occhi tristi preoccupati che parlavano di rado, con voci dolcissime. Erano i Profeti di tutti i tempi addolorati per il malefico vivere terrestre.

       Traemmoci così da l'un de' canti,
     in loco aperto, luminoso e alto,
 117 sì che veder si potien tutti quanti.

Ci appartammo da un luogo (il "da" sta per significare "dentro" dentro un cantuccio in luogo aperto, luminoso e alto (nello spazio aperto) il cantuccio è da intendersi "disco volante" da cui si dominava la scena del vivere terrestre.

       Colà diritto, sovra 'l verde smalto,
     mi fuor mostrati li spiriti magni,
 120 che del vedere in me stesso m'essalto.

Dal luminoso e alto spazio, Dante vide il pianeta Terra che per la splendida luce che lo ammanta, apparve come coperto da un verde smalto. Da più alta dimensione sul verde smalto della superficie terrestre Dante vide molti Spiriti Santi la cui vista procura letizie e gioia nell'animo del poeta.

Molti Spiriti magni infatti vivono oggi sulla Terra, gran parte di loro provengono da altri pianeti, costretti a tacere la loro vera identità a causa dello scetticismo e dell'incomprensione umana. Essi sono discesi quaggiù spinti da pietà e da amore così come hanno fatto in altre babeliche epoche remote, quando sulla Terra maggiormente imperversava il male.


       I' vidi Eletra con molti compagni,
     tra ' quai conobbi Ettòr ed Enea,
 123 Cesare armato con li occhi grifagni.

E Dante vide Elettra, madre di Dardano fondatore di Troia con i Troiani suoi discendenti, anch'essi fra i tanti reincarnati in questa fine di un'Era. E vide Cesare "armato" nel senso che conservava ancora la combattività di un tempo e gli occhi grifagni, da grifone, uccello dagli occhi chiari che, come dice il Buti, nell'ira diventano rossi.

       Vidi Cammilla e la Pantasilea;
     da l'altra parte, vidi 'l re Latino
 126 che con Lavina sua figlia sedea.

E vide coloro che hanno fatto la storia. Vide Camilla, e la Pantasilea, vide dall'altra parte il re Latino che viveva vicino alla figlia Lavina, così come nel passato.

       Vidi quel Bruto che cacciò Tarquino,
     Lucrezia, Julia, Marzïa e Corniglia;
 129 e solo, in parte, vidi 'l Saladino.

Vidi Bruto che guidò la rivolta contro Tarquinio il Superbo, Lucrezia moglie di Collatino, Julia, figlia di Cesare e moglie di Pompeo, Marzia, moglie di Catone, e poi Corniglia o Cornelia, figlia di Scipione e Madre dei Gracchi (che Dante ricorda come donna volitiva). E vide il Saladino (Salah ed Din, Sultano d'Egitto), soltanto in parte (non solo in disparte come in tutti i testi è riportato), ma che in piccola parte veniva toccato da quella sfera espiativa e Dante non lo vide immerso al completo in quel cerchio di dolore.
Il Saladino era tenuto in massima considerazione da Dante, secondo il Chimenz:
Egli, considerato "pagano, infedele" parlava di grandi concetti teologici nella Verità. Questa alta considerazione per Saladino che Dante aveva, venne condannata dai religiosi come un grave errore, ma rispecchia il concetto altissimo di Dante per il rispetto dei fini e dei doveri dell'uomo sulla Terra, nella grandezza intellettuale e morale indipendentemente dal Credo religioso (Chimenz).

Infatti il Saladino era contrario al concetto cattolico di dover imporre il proprio Credo. Sappiamo dalla Storia che tutti coloro che non accettavano appieno il Credo ufficiale, venivano dai religiosi condannati a morte.


       Poi ch'innalzai un poco più le ciglia,
     vidi 'l maestro di color che sanno
 132 seder tra filosofica famiglia.

Innalzando lo sguardo, verso gli esseri migliori, Dante vide il Maestro di tutti i Maestri: il Cristo Gesù attorniato dai filosofi portatori di Verità di cui egli si è sempre servito per rettificare gli errori e le stoltezze del mondo.

       Tutti lo miran, tutti onor li fanno:
     quivi vid'ïo Socrate e Platone,
 135 che 'nnanzi a li altri più presso li stanno;

E fra gli scienziati, filosofi, moralisti che gli facevano corona, Dante vide Socrate e Platone "che 'nnanzi a li altri più presso li stanno" poiché più degli altri hanno portato al mondo quei concetti di Verità Universale del Cristico insegnamento.

       Democrito, che 'l mondo a caso pone,
     Dïogenès, Anassagora e Tale,
 138 Empedoclès, Eraclito e Zenone;

Democrito che il mondo definisce creato a caso per un fortuito incontro di atomi, senza alcun disegno di Equilibrio che proviene dall'Intelligenza del Cosmo che invece presiede all'ordine creativo di tutte le cose.
Diogenes (IV sec. a. C.) famoso per il suo dispresso per gli agi e per il suo apprezzamento per il lato spirituale della vita.
Anassagora di Clazomene (490­428 a. C.).
Talete di Moleto (624­546 a. C.) uno dei Sette Sapienti, il primo rappresentante della Scuola Jonica, la più antica scuola filosofica greca.
Empedoclés di Agrigento (492­432 a. C.) seguace della teoria dell'esistenza dei quattro Spiriti Fondamentali della Natura, gli "Zigos", i quattro elementi costitutivi dell'Universo: (Terra, Acqua, Aria, Fuoco).
Eraclito di Efeso (IV sec. a. C.) sostenitore del perpetuo divenire di tutte le cose e Zenone;

       e vidi il buono accoglitor del quale,
     Diascoride dico; e vidi Orfeo,
 141 Tulïo e Lino e Seneca morale;

e vide il valente conoscitore della proprietà medicamentosa delle erbe, ovvero Diascoride, Orfeo il mistico poeta tracio, che come dice Ovidio "faceva con la cetera mansuete le fiere e li arbori e le pietre a se movére". Orfeo cioè comunicava con fiere, alberi e pietre, e riusciva a muovere le pietre con la forza del pensiero.
Marco Tullio Cicerone, il grande oratore e filosofo latino.
Lino, il poeta greco.
Lucio Anneo Seneca di Cordova, autore, oltre alle nove tragedie, di numerose opere di filosofia morale, studiate da Dante.

       Euclide geomètra e Tolomeo,
     Ipocràte, Avicenna e Galïeno,
 144 Averoìs, che 'l gran comento feo.

Euclide, geometra matematico di Alessandria (III sec. a. C.)
Tolomeo, astronomo, matematico e geografo egiziano, autore dell'Almagesto, trattato di Astronomia, sostenitore della concezione geocentrica dell'Universo, seguita da Dante.
Ippocrate di Coo (V sec. a. C.) il più celebre medico dell'antichità autore degli "Aforismi".
Avicenna, medico e filosofo arabo (980).
Gallieno, altro famoso medico.
Averroé, medico e filosofo arabo.

       Io non posso ritrar di tutti a pieno,
     però che sì mi caccia il lungo tema,
 147 che molte volte al fatto il dir vien meno.

Dante afferma di non poter ritrarre di tutti appieno e che per tanto il suo racconto a tal punto resta incompleto.

       La sesta compagnia in due si scema:
     per altra via mi mena il savio duca,
     fuor de la queta, ne l'aura che trema.
 151   E vegno in parte ove non è che luca.

La compagnia dei sei si divise in due e il Maestro Virgilio condusse Dante fuori da quell'aura tranquilla, nell'aura che trema di tormenti lì dove nulla riluceva.

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