nel libero commento di Giovanna Viva
Antipurgatorio: primo balzo salita faticosa per Dante sosta sul primo balzo natura del Purgatorio le anime dei negligenti
Quando per dilettanze o ver per doglie, che alcuna virtù nostra comprenda 3 l'anima bene ad essa si raccoglie, |
Quando l'anima, che abbia la virtù di comprendere, accetta con gradimento, cioè coscientemente, il suo evolversi attraverso il dolore, si concentra intensamente in questo processo, |
par ch'a nulla potenza più intenda; e questo è contra quello error che crede 6 ch'un'anima sovr'altra in noi s'accenda. |
pare che non badi più a nessuna altra potenza (diversa da quella evolutiva, che accusa nel contempo "dilettanze" e "doglie"); e questo è contro quella errata dottrina, che afferma che in noi si formano più anime. |
L'uomo è formato di corpo, anima e Spirito, ma l'anima è unica "individuale". Essa pervade per intero il corpo fisico, ne fuoriesce a mo' di aureola, ed HA SEDE PRINCIPALMENTE NEGLI ORGANI, dei quali, pertanto, la Legge Divina, vieta drasticamente il trapianto.
In seguito al trapianto degli organi, le immagini di vita, che vengono impresse nel campo animico prima e poi trasferite sui Piani Astrali, dove risiedono tutte le altre esperienze vissute, non potranno più, trasformandosi in luce, restare collegate, quale bagaglio spirituale, all'individuo a cui appartengono ma, come in un colpo di spugna, saranno cancellate dalla grande lavagna della Vita. L'uomo, nascendo e morendo alternativamente, si arricchirà delle esperienze attinte nel Regno della Materia densa, percorrerà la "Scala dell'Evoluzione" e si proietterà verso l'infinito Piano della Coscienza Universale.
L'anima, unica e individuale, ogni qualvolta il corpo morirà, relazionerà allo Spirito le esperienze acquisite e lo Spirito sarà il programmatore del successivo cammino dell'uomo nella materia.
E però, quando s'ode cosa o vede che tegna forte a sé l'anima volta, 9 vassene 'l tempo e l'uom non se n'avvede; |
Perciò, quando si ode o si vede qualcosa, che tenga fortemenete a sé l'anima rivolta, il tempo passa e l'uomo non s'avvede; |
ch'altra potenza è quella che l'ascolta, e altra è quella c'ha l'anima intera: 12 questa è quasi legata, e quella è sciolta. |
poiché una è la facoltà che avverte il passar del tempo nella dimensione limitata, e altra è la facoltà che possiede tutta l'anima per intero: la prima è quasi legata (nel relativoterrestre "spaziotempo"), mentre la seconda è sciolta, (libera nella sua potenza eterna spirituale).
Durante un contatto ravvicinato con un Fratello dello Spazio, l'uomo spesso perde completamente la cognizione del tempo terrestre, che pare affretti, oppure addirittura fermi il suo corso. |
Di ciò ebb'io esperïenza vera, udendo quello spirto e ammirando; 15 ché ben cinquanta gradi salito era |
Di ciò io ebbi esperienza piena, quando, ascoltando ed ammirando il discorso di Manfredi; poiché era salito di ben cinquanta gradi sull'orizzonte purgatoriale |
lo sole, e io non m'era accorto, quando venimmo ove quell'anime ad una 18 gridaro a noi: «Qui è vostro dimando». |
il sole, ed io non mi ero accorto del passare del tempo, quando giungemmo dove quelle anime ad una voce gridarono: «Questo è il luogo che cercavate, questa è la risposta alla vostra domanda». |
Maggiore aperta molte volte impruna con una forcatella di sue spine 21 l'uom de la villa quando l'uva imbruna, |
Molte volte maggiore è la stretta apertura che il contadino chiude con un fascetto di rovi per preservare l'uva in maturazione (dagli animali roditori, che si aggirano per la campagna), |
che non era la calla onde salìne lo duca mio, e io appresso, soli, 24 come da noi la schiera si partìne. |
di quanto non fosse lo stretto cunicolo per il quale salimmo Virgilio ed io, allorché la schiera delle anime si allontanò da noi. |
Vassi in Sanleo e discendesi in Noli, montasi su in Bismantova 'n Cacume 27 con esso i piè; ma qui convien ch'om voli; |
Si sale e si discende in località molto ripide come la Rocca di San Leo, nell'Appennino, tra Rimini e Urbino, la città di Noli, nella riviera ligure e la Rupe di Bismantova a Cacume, nell'Emilia, con il solo aiuto dei peidi; ma, per poter ascendere la montagna del Purgatorio, l'uomo dovrebbe volare; |
dico con l'ale snelle e con le piume del gran disio, di retro a quel condotto 30 che speranza mi dava e facea lume. |
"volare" dico con le ali snelle e con le piume, secondo l'eterno desiderio umano, seguendo la guida extraterrestre che a me infonde coraggio e lume di Conoscenza.
L'animo umano, se pure vivente nell'oblio della terrena legge del tempo, ha sempre serbato, racchiuso nel suo profondo, il ricordo di aver volato in altre dimensioni e la Conoscenza dell'approssimarsi di un migliore domani, in cui egli potrà rivedere, dopo l'attuale "notte di terrore", l'antico sole risplendere in una futura alba radiosa. Allora l'uomo potrà crearsi, prelevando dal sole l'energia psichicocreativa, quelle ali snelle, di cui parla Dante, e muoversi anche senza più l'appoggio di queste, libero e felice negli spazi del Cosmo. |
Noi salavam per entro 'l sasso rotto, e d'ogne lato ne stringea lo stremo, 33 e piedi e man volea il suol di sotto. |
Noi salivamo lungo l'impervia ascesa del "sasso rotto", come all'estremo spreme il dolore terreno, mentre l'uomo si arrampica con piedi e con mani sull'ascesa evolutiva, sia a due che a quattro zampe, nella dimensione "AnimaleUmana".
L'ascesa del"sasso rotto" era simile all'ascesa evolutiva del pianeta Terra, "sasso" anch'esso nello spazio cosmico e anch'esso purtroppo "rotto" per via dell'energia velenosa da esso assorbita, emanata dall'umanità in tanti secoli di errori ed orrori. |
Poi che noi fummo in su l'orlo suppremo de l'alta ripa, a la scoperta piaggia, 36 «Maestro mio», diss'io, «che via faremo?» |
Dopo che giungemmo all'estremità della parete rocciosa, sulla piana e libera spiaggia, «Maestro mio», domandai, «quale via seguiremo?» |
Ed elli a me: «Nessun tuo passo caggia; pur su al monte dietro a me acquista, 39 fin che n'appaia alcuna scorta saggia». |
E lui a me: «Non mutare nessun tuo passo; prosegui dietro di me (sempre sulla "diritta via"), fino all'apparire di una scorta saggia a cui chiedere consiglio». |
Lo sommo er'alto che vincea la vista, e la costa superba più assai 42 che da mezzo quadrante a centro lista. |
La sommità del monte era tanto alta che superava la facoltà visiva umana, e il pendio era molto più ripido di una linea tracciata dalla metà di un quadrante, al centro del cerchio. |
Io era lasso, quando cominciai: «O dolce padre, volgiti, e rimira 45 com'io rimango sol, se non restai». |
Io ero già stanco, quando dissi: «O dolce padre, volgiti a guardare come io rimango solo se tu non ti fermi». |
«Figliuol mio», disse, «infin quivi ti tira», additandomi un balzo poco in sùe 48 che da quel lato il poggio tutto gira. |
«Figliolo mio», rispose, «tirati fin qui, (dove sono io, in questa superiore dimensione, se vuoi proseguire verso l'ascesa, vicino a me)», indicandomi un balzo poco più sù, poiché da quel lato il "poggio" (degli errori) gira tutto intorno. |
Sì mi spronaron le parole sue, ch'i' mi sforzai carpando appresso lui, 51 tanto che 'l cinghio sotto i piè mi fue. |
Così spronato dalle sue parole, mi arrampicai carponi, ovvero con mani e con piedi, fino a quando giunsi al bordo del recinto.
"carpando" con le mani e con i piedi, potrebbe intendersi anche un ritorno alla dimensione animale, per poter giungere purificato, quindi più "appresso lui" al suo Piano di Luce. |
A seder ci ponemmo ivi ambedui vòlti a levante ond'eravam saliti, 54 che suole a riguardar giovare altrui. |
A sedere ci ponemmo qui, ambedue rivolti a levante, verso la strada imboccata, la nostra strada, poiché a ciascuno giova guardare quale delle strade evolutive è stata intrapresa, accettarla e percorrerla fino in fondo, senza inciampi o titubanze.
Questo discorso non è da intendersi, come dicono i commentatori, che i due poeti si volsero a guardare il monte, come sua posizione geografica, poiché ad ogni alpinista giova conoscere la strada, per una migliore scalata, prima di avventurarsi sulla montagna. |
Li occhi prima drizzai ai bassi liti; poscia li alzai al sole, e ammirava 57 che da sinistra n'eravam feriti. |
Gli occhi drizzai prima ai bassi lidi, poi li alzai al sole, e mi meravigliavo del fatto che, essendo rivolto ad est, vedevo il sole a sinistra invece che a destra.
Viene da chiedersi ancora: Dante si sarebbe rivolto a guardare in basso? oppure a reincarnarsi ancora, "carpando con mani e con piedi", in dimensione inferiore, per poi giungere più maturo sul Piano di Luce più elevato, accanto a Virgilio? |
Ben s'avvide il poeta ch'ïo stava stupido tutto al carro de la luce, 60 ove tra noi e Aquilone intrava. |
Ben s'avvide il poeta che io stavo tutto intento a guardare, in preda a profondo stupore il mitologico "carro del sole", che si avvicinava a noi con "Aquilone" (vento del nord che si levava dal Settentrione).
Qui ricordiamo la descrizione di Ezechiele all'apparire del mezzo di volo extraterrestre, da cui sbarcarono i tre Cherubini, con i quali Ezechiele ebbe un "contatto ravvicinato". |
Ond'elli a me: «Se Castore e Poluce fossero in compagnia di quello specchio 63 che sù e giù del suo lume conduce, |
Allora Virgilio mi disse: «Se "Castore e Polluce" la costellazione dei Gemelli fosse ancora in compagnia del Sole (cioè con quello specchio che riflette la luce del Grande Sole Manassico, il quale alimenta tutti i soli del Cosmo) che porta la sua energia vitale su e giù (nel suo movimento perenne attorno all'asse universale),
Dante non doveva stupirsi alla vista del Carro della Luce, di cui prima non aveva riconosciuto la natura. Ognuno intende secondo la propria evoluzione, acquisita durante il Cammino sulla via della Vita. |
tu vedresti il Zodïaco rubecchio ancora a l'Orse più stretto rotare, 66 se non uscisse fuor del cammin vecchio. |
tu vedresti lo Zodiaco rosseggiante ruotare ancora in un giro più stretto vicino alle costellazioni delle Orse, a meno che non uscisse fuori dal suo vecchio cammino stellare. |
Il sole percorre, sul piano dell'Eclittica, l'intero periplo delle 12 Costellazioni dello Zodiaco e, durante il fenomeno conosciuto sotto il nome di "Precessione degli Equinozi", lo percorre in senso inverso rispetto a quello annuale cui siamo abituati.
Il tempo richiesto per compiere l'intero giro di Precessione, riconosciuto dalla Scienza, è di 25.920 anni terrestri. Ne consegue che la Precessione di ogni singolo Segno richiede 2.160 anni circa (25.920 : 12 = 2.160).
A conferma della perfetta analogia e sincronicità tra il Microcosmo (l'uomo) e il Macrocosmo, si noti che questo è esattamente il numero delle respirazioni compiute da un uomo nel tempo di una Rotazione Terrestre, cioè un giorno.
Numero respirazioni medie: (in un minuto: 18; in un'ora: 18 x 60 = 1.080; in 24 ore: 1.080 24 = 25.920).
Come già detto, i cicli, attraverso i quali il nostro pianeta passa sotto l'influsso della Precessione degli Equinozi, determinano condizionamenti nell'Evoluzione dell'uomo, elargendogli energie e forze che stimolano le sue strutture biologiche, mentali e spirituali.
L'Eclittica, definita la "STRADA DI FETONTE", traccia sulla via evolutiva EMISFERI DIVERSI:
Il punto ALFA (il Sole) effettuò la Precessione nel Segno del Toro dal 4.560 a.C. al 2.400 a. C.; nel segno dell'Ariete dal 2.400 a.C. al 240 a. C.; nel segno dei Pesci dal 240 a.C. al 1.920 d. C.; l'indirizzo religioso e storico di quei tre periodi è legato analogicamente alle caratteristiche di quei tre segni Zodiacali.
Come noto, ogni SEGNO occupa nel Grafico Celeste 30° di ampiezza (360° : 12 = 30°).
Una suddivisione dei SEGNI in 12 ZONE di 2,5° (30° : 12 = 2,5°) che ripete l'ordine dei 12 Segni ZODIACALI, ci permette lo sviluppo delle 12 SOTTOGAMME ASTROENERGETICHE, che ci consentono di seguire nei particolari il lungo cammino attraverso l'ultimo Segno dei PESCI. Infatti, se il punto Equinoziale, nel percorrere questo SEGNO in 2.160 anni circa, ha dato al corso degli avvenimenti di questa epoca un giro di danza particolare, analogo alle sue caratteristiche (dolore, sensitività misticismo, tradizione, ignoranza, fanatismo, ipocrisia), è evidente che, percorrendo ciascuna di queste ZONE, ognuna di 180 anni (2.160 : 12 = 180), la storia di questi periodi DEVE aver seguito una certa direzione corrispondente analogicamente, alla natura di ogni ZONA.
Così il Sole va "sù e giù", riflettendo agli astri e agli uomini il "lume" della Divina Intelligenza del Cosmo.
Come ciò sia, se 'l vuoi poter pensare, dentro raccolto, imagina Siòn 69 con questo monte in su la terra stare |
Se vuoi poter pensare, come ciò sia, tutto raccolto in te stesso, immagina che Gerusalemme (nella sua struttura terrestre) e il "monte del Purgatorio" (nella sua struttura energeticodimensionale), si trovino insieme sulla Terra |
sì, ch'amendue hanno un solo orizzòn e diversi emisperi; onde la strada 72 che mal non seppe carreggiar Fetòn, |
così, che abbiano un solo orizzonte che fonda in un tutt'uno Cielo e Terra e, nell'eterno evolversi della Vita, i Fratelli del Cielo e quelli della Terra, nella stessa infinita Armonia d'amore. Uno stesso orizzonte che, per entrambe le strutture, più vasto appare, quanto più alto è il punto di osservazione; più in alto l'uomo salirà, sempre più egli sarà in grado di apprezzare e godere la bellezza e la grandisosità dell'Edificio Cosmico che lo contiene e di penetrare, strumentalizzandoli con Giustizia e Amore, i segreti delle Eterne Leggi che lo regolano. Più egli salirà e più si allontanerà dal Polo Negativo materiale, più s'immergerà nei valori dell'Assoluto Sostanziale. Inoltre, persino il valore atomico del suo corpo si sintonizzerà gradatamente su valori meno densi e più eterei. Un solo orizzonte, emisferi diversi, poiché gli emisferi del "Monte dell'Evoluzione" sono di struttura spirituale e determinati da meridiani diversi. Per la qual cosa, vedrai come l'eclittica (definita la "strada che Fetonte non seppe seguire col carro del sole, affidatogli dal Padre Apollo") percorse il cammino sbagliato; egli con suo danno e con danno del mondo intero, non seppe reggere le redini nel dovuto equilibrio. Ecco Fetonte: l'Umanità incosciente del mondo odierno nell'apocalittica profezia raffigurante l'autodistruzione. La Scienza umana, in contrasto con Dio Padre, fuori dall'Eclittica della Vita, portò il carro del sole per la strada sbagliata. Così i cavalli del carro di Fetonte, precipitati dal cielo, pare si siano sollevati in diabolica natura, trasformati nei cavalli dell'Apocalisse: Guerra, Fame, Pestilenza e Morte, che oggi più che mai impazzano, percorrendo il mondo in lungo e in largo, per le vie che, per tale galoppata, pare siano state spianate già dall'Umanità blasfema. |
vedrai come a costui convien che vada da l'un, quando a colui da l'altro fianco, 75 se lo 'ntelletto tuo ben chiaro bada». |
capirai come ad ognuno spetta il proprio percorso evolutivo, nel Bene e nel Male, se l'intelletto tuo ben chiaro bada». |
«Certo, maestro mio,» diss'io, «unquanco non vid'io chiaro sì com'io discerno 78 là dove mio ingegno parea manco, |
«Certo, maestro mio,» dissi io, «giammai compresi così chiaramente una questione, rispetto alla quale il mio ingegno appariva insufficiente, |
che 'l mezzo cerchio del moto superno, che si chiama Equatore in alcun'arte, 81 e che sempre riman tra 'l sole e 'l verno, |
come ora intendo che il mezzo cerchio del moto celeste, che si chiama Equatore, "in alcun'arte" in ogni concetto scientifico, rimane sempre tra il sole e l'inverno, |
per la ragion che di' , quinci si parte verso settentrïon, quanto li Ebrei 84 vedevan lui verso la calda parte. |
per la ragione che tu m'induci a capire, mentre il sole era al Nord, gli Ebrei, non riconoscendo il bagliore proveniente dal "carro di luce" vedevano questo come fosse il sole dall'opposta parte.
Gli Ebrei, infatti, furono guidati da un mezzo di volo extraterrestre, per ben quarant'anni nel deserto. Essi lo chiamavano "carro infuocato" o "nuvola", non conoscendo altra cosa oltre la nuvola, che potesse restare ferma, sospesa nello spazio; lo vedevano come il sole che "di notte prendeva aspetto di fuoco". |
Ma se a te piace, volontier saprei quanto avemo ad andar; ché 'l poggio sale 87 più che salir non posson li occhi miei». |
Ma se a te piace, io volentieri saprei quanto avremo ancora da camminare, poiché, se il poggio ancora sale nella sua struttura energeticodimensionale, la mia lunghezza d'onda visiva non può nulla percepire». |
Ed elli a me: «Questa montagna è tale, che sempre al cominciar di sotto è grave; 90 e quant'om più va sù, e men fa male. |
Ed egli a me: «Questa montagna evolutiva è tale che presenta all'inizio difficile l'ascesa, ma, quanto più l'uomo sale, più facile è l'intendimento e più lieve il proseguire. |
Però, quand'ella ti parrà soave tanto, che sù andar ti fia leggero 93 com'a seconda giù andar per nave, |
Però, quando il salire ti parrà facile così come andar per nave, |
allor sarai al fin d'esto sentiero; quivi di riposar l'affanno aspetta. 96 Più non rispondo, e questo so per vero». |
e tu sarai alla fine di questo aspro senrtiero; attenzione, non fermarti, attendi per riposare il tuo affanno. Più io non ti dico, ma sii pur certo che questo è vero». |
E com'elli ebbe sua parola detta, una voce di presso sonò: «Forse 99 che di sedere in pria avrai distretta!» |
Alla fine di queste parole, una voce subito disse: «Forse avrai tu fretta di sedere!» |
Al suon di lei ciascun di noi si torse, e vedemmo a mancina un gran petrone, 102 del qual né io né ei prima s'accorse. |
A quella voce ci volgemmo a guardare, sul lato sinistro (il negativo) vi era un gran masso, di cui prima non ci eravamo accorti. |
Là ci traemmo; e ivi eran persone che si stavano a l'ombra dietro al sasso 105 come l'uom per negghienza a star si pone. |
La arrivammo; e qui vi erano persone che riposavano all'ombra del sasso come a riposare si pone l'uomo negligente. |
E un di lor, che mi sembiava lasso, sedeva e abbracciava le ginocchia, 108 tenendo 'l viso giù tra esse basso. |
Tra costoro io vidi un tale che, stringendo le ginocchia tra le braccia, sedeva con gli altri e aveva il viso basso. |
«O dolce segnor mio», diss'io, «adocchia colui che mostra sé più negligente 111 che se pigrizia fosse sua serocchia». |
«O dolce signor mio», io dissi al maestro, «guarda questo che si dimostra più negligente degli altri e pare che la pigrizia sia sua sorella». |
Allor si volse a noi e puose mente, movendo 'l viso pur su per la coscia, 114 e disse: «Or va tu sù, che se' valente!» |
Alle mie parole, costui si volse e muovendo il viso rasente la coscia, con sarcasmo mi disse: «Or va tu sù, che sei valente!» |
Conobbi allor chi era, e quella angoscia che m'avacciava un poco ancor la lena, 117 non m'impedì l'andare a lui; e poscia |
Riconobbi chi era e nonostante l'angoscia che mi impediva la lena, andai da lui; e poi
Da tutti i difetti, compresi quelli del fumo e dell'alcool, dalle cattive abitudini, è indispensabile liberarsi in tempo, al fine di non portare il pesante strascico in vite successive. |
ch'a lui fu' giunto, alzò la testa a pena, dicendo: «Hai ben veduto come 'l sole 120 da l'omero sinistro il carro mena?» |
quando gli fui vicino, egli alzò appena la testa e (prendendomi in giro per i miei precedenti discorsi) disse: «Hai ben veduto come dall'omero sinistro il carro mena il sole?» |
Li atti suoi pigri e le corte parole mosser le labbra mie un poco a riso; 123 poi cominciai: «Belacqua, a me non dole |
I suoi brevi gesti e le sue parole mossero le mie labbra un poco al riso; poi dissi: «Belacqua, a me fa piacere |
di te omai; ma dimmi: perché assiso quiritto se'? attendi tu iscorta, 126 o pur lo modo usato t'ha' ripriso?» |
saperti in salvo sulla via evolutiva; ma dimmi: perché sei qui? sei in attesa di una scorta, oppure la tua pigrizia, di cui allora non fosti capace di guarire, ti ha riagganciato?» |
Ed elli: «O frate, andar in sù che porta? ché non mi lascerebbe ire a' martìri 129 l'angel di Dio che siede in su la porta. |
Ed egli: «O fratello, andare in sù che vale? se l'angelo di Dio che siede sulla porta non mi permetterebbe di entrare. |
Prima convien che tanto il ciel m'aggiri di fuor da essa, quanto fece in vita, 132 perch'io 'ndugiai al fine i buon sospiri, |
Prima conviene perciò che nell'Universo io vaghi, fuori dalla porta del Purgatorio, poiché nelle trascorse vite indugiai nei buoni sospiri al Cielo,
La ineluttabile Legge di CausaEffetto mi ha messo in una situazione differente da quella in cui uno sviluppo positivo mi avrebbe condotto. Ora "conviene perciò che il cielo mi aggiri", nel temporaneo ritorno in dimensioni inferiori. |
se orazïone in prima non m'aita che surga sù di cuor che in grazia viva; 135 l'altra che val, che 'n ciel non è udita?» |
se non mi aiuta una orazione che sorga da un'anima evoluta vivente nella grazia (la cui forzapensiero abbia la potenza di irradiarsi nelle alte Sfere Celesti); cosa vale l'altra preghiera, che in Cielo non è udita?» |
E già il poeta innanzi mi saliva, e dicea: «Vienne omai; vedi ch'è tocco meridian dal sole e a la riva 139 cuopre la notte già col piè Morrocco». |
E già il poeta mi precedeva e mi diceva: «Vedi che ormai il meridiano dell'energia purgatoriale è già toccato dal sole e la notte dell'involuzione che avanza è giunta ormai sulla riva del limite estremo». |
Ogni organo ha una individuale lunghezza d'onda energetica e non può essere confuso con un altro, appartenente a corpo vibrante di frequenza diversa. Ogni creatura vivente di vita biofisica ha una lunghezza d'onda prettamente individuale, che si forma in base alle individuali esperienze, al loro genere, alla loro durata e al tempo astrologico in cui si sono verificate. È pertanto impossibile trovare due creature viventi aventi uguale lunghezza d'onda.
A tale formazione contribuiscono inoltre il numero delle vite vissute, la lunghezza d'onda dell'energia dei nomi e tutto quanto di concreto o astratto ha partecipato alla sua esistenza.
Le vibrazioni di frequenza sono individuali, così come lo sono le impronte digitali ed esattamente come queste "irripetibili"; il cosiddetto fenomeno del rigetto lo dimostra ampiamente.
La cosa più grave è che il lato occulto, di carattere spirituale, è stato oggi completamente scordato.
L'uomo non è soltanto formato di corpo fisico, ma ha in sé lo Spirito, che fa di lui "una scintilla del Tutto Dio", al Quale esso appartiene ed ha in sé la sua anima, che vive oltre la morte del fisico.
L'anima, ormai fotografata con la macchina del dott. Rodriguez e con le apparecchiature Kirlian, compenetra per intero il corpo fisico ed ha sede principalmente negli organi e, come già dimostrato, ne esce per un certo spessore, formando un'aureola più o meno luminosa a seconda del grado di evoluzione dell'individuo.
Le immagini o esperienze di vita restano impresse, essendo energia, nell'energia del campo animico e da questo vengono trasferite sui piani astrali, dove risiedono tutte le altre immagini esistenti nel Cosmo che, quali "bagaglio spirituale", restano sempre collegate con lo spirito dell'individuo a cui appartengono.
La vecchia regola di attendere tre giorni prima di effettuare i funerali o la cremazione aveva le sue buone ragioni.
L'uomo, per la durata approssimativa di tre giorni, pur se il cuore ha cessato di battere ed ogni atto motorio è spento, è ancora vivo sul piano umano ed ogni dolore, sensazione, ferita ecc., viene perfettamente percepita dal "defunto".
La sapienza dei Cavalieri di Rosa Croce ci ha comunicato che per tre giorni un sottile filo di energia ("filo d'Argento" definito sin dal tempo antico), collega il cuore con i corpi eterici meno densi ed esattamente fino a quando l'anima non abbia trasmesso tutte le immagini di vita al corpo astrale; ciò avviene in sequenza inversa, come un film proiettato all'inverso e perfettamente percepito dal "defunto".
Si tratta dello stesso fenomeno spesso raccontato da persone che stavano per trapassare e che poi "furono salvate" continuando a vivere sul piano umano.
Ci viene insegnato anche che in quei tre giorni conviene lasciare il morto indisturbato dai pianti di dolore di coloro che erroneamente credono di aver perduto per sempre la persona cara.
Naturalmente, passati i tre giorni, nessun medico opererebbe il trapianto, poiché (questo il medico ben lo sa) soltanto dopo tre giorni l'individuo è morto e trapassato.
Il medico sa perfettamente che l'operazione viene praticata su organi ancora vivi, su un corpo ancora VIVO, PULSANTE, SENSIBILE DI UNA POVERA CREATURA, LA CUI ANIMA, DOPO IL TRAPIANTO, NON AVRÀ PIÙ NESSUNA POSSIBILITÀ DI RITORNO, perché il trapianto ha cancellato, come un colpo di spugna sulla grande lavagna dell'Esistenza, le esperienze della vita recentemente conclusa, esperienze che dopo il trapianto sono state sofferte inutilmente.
A tal punto lo scettico dirà che non possono restare impresse nel Cosmo delle immagini, senza chiedersi cosa imprimiamo noi sulla carta per fotografie e sui nastri magnetici, né cosa trasmettiamo sul teleschermo se non onde sonore o visive. Ebbene, se queste non fossero ondeluce, se queste si spegnessero intorno alle immagini, potremmo noi captare, imprimere, trasmettere una cosa inesistente? Se si è sempre affermato che "non esiste materia senza energia né energia senza materia", non siamo forse noi stessi, come tutto ciò che esiste, energia condensata da un particolare potere vibratorio dimensionale?
Accettiamo dunque liberamente l'idea che per LEGGE FISICA tutti gli atti e tutti i detti, QUALI ENERGIA NELL'ENERGIA IN CUI VIVIAMO, in base alla Legge Cosmica del "NULLA SI CREA, NULLA SI DISTRUGGE, TUTTO SI TRASFORMA", OGNI ESSERE CREATO, UNO CON IL PADRE, vibrante della stessa vibrazione Sua, resti nell'eterno presente, dentro a quel TUTTO, DAL QUALE NON È MAI USCITO.
Per dare una prova di questa grande verità, ecco qui un'intervista del monaco Benedettino, P. Pellegrino Ernetti.
(L'estrema importanza del messaggio mi costringe a dilungarmi sull'argomento).
Padre Pellegrino Ernetti non è un uomo qualunque.
Egli è stato nominato dallo Stato Italiano docente di Prepolifonia (cioè della musica prima dell'anno mille) al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia.
La fondazione Cini, di Venezia, gli ha affidato incarichi di rilievo, come l'organizzazione di un centro liturgico musicale con corsi di perfezionamento di musica prepolifonica.
L'Associazione Nazionale Santa Cecilia lo ha nominato Direttore Nazionale del Segretario degli Studi Maschili d'Italia per la Musica Sacra.
Egli, assieme ad un gruppo di dodici fisici, è riuscito ad ottenere un complesso di apparecchiature di altissima precisione, che consentono di ricostruire immagini, suoni e avvenimenti accaduti centinaia e centinaia di ani or sono.
Il gruppo, dopo anni di lavoro condotto con lo stesso sistema con cui gli astronomi, calcolando gli anniluce riescono a ricostruire l'aspetto di una stella spenta da migliaia di anni, ha ottenuto risultati strabilianti: sono stati "captati" personaggi storici e una intera tragedia, scritta nel 169 a.C. e andata poi dispersa, è stata ricostruita.
L'intera vita di Cristo è stata fotografata.
Ma ascoltiamo Padre Pellegrino Ernetti, che è stato intervistato dal giornalista Vincenzo Maddaloni ("Domenica del Corriere" n.18 del 2 maggio 1972 a pag. 26).
Miei commenti sulle parole di Padre Pellegrino Arnetti:
...le onde sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono, ma si trasformano e restano presenti e onnipresenti...
Possiamo dedurre che una civiltà distante da noi decine di anniluce e in possesso di una avanzata scienza tecnologica, avrà potuto captare e ricostruire l'energia sonora e visiva emessa dalla razza terrestre in migliaia di anni di cammino evolutivo ed essere pervenuta ad una conoscenza esatta del suo sviluppo storico, morale e filosofico.
...si può ricostruire la singola persona in tutti i suoi fatti e i suoi detti...
Se le cose stanno effettivamente così, possiamo essere sicuri che una civiltà superiore, senza spostarsi dal proprio pianeta, è in grado schiacciando un bottone, di ricostruire i fatti e i detti di ogni creatura della Terra, sia essa defunta che vivente. In tal modo, detta civiltà è in grado di conoscere nei minimi dettagli la storia passata e presente della evoluzione della nostra razza e di verificarla, ogni qualvolta lo ritenga necessario.
Dice, infatti, Padre Pellegrino Arnetti:
"Verifiche sono state fatte con personaggi più facili da captare perché scomparsi da poco tempo e sui quali esiste una vasta documentazione storica come, per esempio, Pio XII e Mussolini. Le loro immagini sono state confrontate con i filmati e le incisioni dell'epoca; i risultati sono stati più che soddisfacenti..."
Viene fatto di domandarci a questo punto: che opinione si sarà fatta di noi terrestri la civiltà di altri mondi, dal momento che l'ipocrisia è quel sottile veleno che ci possiede e ci fa dire cose che non pensiamo e fare cose che intimamente non accettiamo? Ciò perché, dato il postulato espresso da Padre Pellegrino Ernetti, anche il pensiero è una emissione di energia e, quindi, captabile e ricostruibile.
Infatti, durante l'intervista il Padre ha detto:
Questa macchina può provocare una tragedia universale, perché toglie la libertà di parola, di azione e di pensiero. Infatti, anche il pensiero è una emissione di energia: quindi captabile... Ecco perché è necessario che questi apparecchi non diventino alla portata di tutti... fino a quando l'uomo imparerà ad agire bene per il bene...
Sarà forse perché non è giunto ancora sulla Terra il momento della Verità che Padre Arnetti è rimasto nella impossibilità di dimostrare la veridicità delle sue affermazioni, non essendo riuscito a rintracciare i principali uomini della sua équipe, con i quali egli ha operato sulla mirabile macchina del tempo.
Queste opere, per noi, ancora oggi, sono definite "miracoli", quantunque, ai nostri giorni, parallelamente alle diverse apparizioni dei mezzi di volo Celesti, che nella Bibbia sono chiamati "Carri di Fuoco" (come quello che portò "al cielo" il profeta Elia e tanti altri personaggi del passato), "Nuvole Ardenti", "Clipeius Ardens" dagli antichi Egizi, Sumeri e Caldei e da Ezechiele "Ruote infuocate" ecc. e oggi, da noi, "Dischi Volanti", si è verificato nel mondo un numero crescente di avvenimenti stupefacenti, aventi una somiglianza convincente con racconti biblici concernenti, tra l'altro, gli esseri chiamati "Angeli" dai nostri antichi padri, nonché le loro gesta.
Così pure quando guardiamo le cose alla luce della situazione mondiale attuale e le colleghiamo ai racconti e alle profezie bibliche riguardanti la "Fine dei Tempi". Rileggendo ciò che è stato detto duemila anni fa da GESÙ CRISTO, noi troviamo una descrizione del mondo ai nostri giorni di una terribile guerra distruttiva seguita dall'atterraggio massiccio di esseri provenienti dallo spazio, nonché dell'evoluzione di una parte dell'umanità.
A tal punto è bene ricordare che Cristo disse: " Chi ha occhi per vedere, veda e chi ha orecchi per udire, oda".
Ebbene, per costoro è evidente che i dischi volanti sono uno dei "SEGNI" annunciati dal Cristo per la "Fine dei Tempi".
Allo stesso tempo, detti segni, fanno parte di una gigantesca opera di soccorso per la Terra.
Soggiungo ancora che "l'uomo non può dividere ciò che DIO ha unito".
L'uomo non è padrone dei suoi organi, né tanto meno di quelli di un altro. Un'invenzione umana è lo sciocco pretesto di far rivivere un morto nel corpo di un altro.
Ognuno è se stesso, ognuno ha bisogno delle sue individuali esperienze vissute, indispensabili alla propria evoluzione, indispensabili per proseguire sul camino della Vita nell'Universo.
Ogni anima bloccata dal trapianto, sia del donatore che del ricevente dell'organo trapiantato, sarà costretta dal "Cammino del Tutto in Evoluzione", a rifare le esperienze che fino al momento del trapianto, sono state sofferte per Nulla.
Tutte le esperienze vissute saranno annullate, cancellate come da un colpo di spugna sulla grande lavagna della vita.
Ma c'è dell'altro: l'uomo non è padrone di se stesso, poiché non esiste per se stesso, ma in funzione del Tutto che lo contiene, così come le cellule del corpo umano non esistono per se stesse, ma in funzione dell'universouomo che le contiene.
La cellula uomo sarà sconvolta nel cammino evolutivo, una parte del TuttoDio ne soffrirà.
Per tale motivo, anche il chirurgo che ha operato il trapianto, e tutti coloro che ne sono stati consenzienti subiranno le medesime conseguenze del retrocedere evolutivo da essi stessi causato ad altri.
IDDIO, EQUILIBRIO del Cosmo, potrà cancellare questa macchia di peccato, dopo una karmica sofferenza prolungata nei secoli.
"Come in alto, così in basso", tutte le dimensioni sono collegate in un'unica "Scala dell'Evoluzione" che collega il Regno Minerale al CosmicoDivino: possiamo dare oggi un nuovo significato ai versi di Francis Thompson, che affermava la magnetica catena della continuità e della interconnessione di tutte le cose con queste parole: "NON PUOI SCUOTERE UN FIORE SENZA AGITARE UNA STELLA".