nel libero commento di Giovanna Viva
Antipurgatorio: sulla spiaggia dell'isola arrivo dell'angelo nocchiero sbarco di nuove anime che cantano il salmo In exitu Israel de Aegypto Casella nuova apparizione di Catone
Già era 'l sole a l'orizzonte giunto lo cui merïdian cerchio coverchia 3 Ierusalèm col suo più alto punto; |
Il sole che, nel contesto galattico, è un accumulatore e trasformatore dell'energialuce che struttura l'Universo, era giunto all'orizzonte di un più alto grado di Coscienza, il cui cerchio meridiano, emanante energia migliore, sovrasta Gerusalemme col suo più alto punto; |
e la notte, che opposita a lui cerchia, uscia di Gange fuor con le Bilance, 6 che le caggion di man quando soverchia; |
e la notte che opposta al sole "cerchia" racchiude la mente nelle vibrazioni di un campo di forza negativo, usciva dalla parte del Gange fuori, con la costellazione delle Bilance, che pare che cada di mano alla stessa notte dell'involuzione quando questa eccede nel peso delle colpe; |
Come già affermato nell'Inferno, l'Equilibrio Cosmico sconvolto fa girare la terra paurosamente inclinata intorno al suo asse ed ogni giorno di più tale peso soverchia.
Lo scienziato biocosmologo extraterrestre Hoara torna a comunicare alla Nasa ciò che a suo tempo già comunicò per mezzo del contattista degli Extraterrestri Eugenio Siragusa; cioè che l'asse magnetico del nostro pianeta oscilla paurosamente inclinato e che gli esperimenti nucleari sotterranei comportano una serie di anomalie abbastanza deleterie nell'anello magnetosferico e per conseguenza nella stabilità dell'asse su cui il geoide ruota. Hoara comunica tra l'altro: "Abbiamo registrato temporanee fughe, anche se lievi, nell’asse magnetico in direzione est sudest provocanti rapide espansioni verso sud sudovest della calotta polare."
Hoara, dunque, parla di "fughe" in direzione EST e di "espansioni" a SUDOVEST dell'asse magnetico. Dante dice "uscia di Gange fuor con le Bilance". Si tratta di "uscite", di "fughe" verso la stessa direzione. In entrambi i messaggi troviamo lo stesso significato profetico ammonitore.
Le creature superiori possono cambiarsi il corpo come noi ci cambiamo il vestito, "manipolare" l'energia creativa irradiata dal Sole, essendo le forze cosmogoniche tutte a loro disposizione; così possono formare la materia, prelevando direttamente quelle determinate dosi di elementi creativi che il grembo materno assorbe per la vita del figlio. Ed ecco le opere scientifiche divine che noi chiamiamo "Miracoli".
In tal modo Gesù operò il miracolo dei pani e dei pesci, ai quali Egli non immise l'energia animica, in quanto tali corpi furono esclusivamente creati per cibo. Fra i molteplici "miracoli" del genere, possiamo ricordare la creazione degli occhi nuovi di Santa Lucia.
EINSTAIN
Poi, come più e più verso noi venne l'uccel divino, più chiaro appariva: 39 per che l'occhio da presso nol sostenne, |
L'Essere Divino appariva sempre più splendente, quanto più a noi si avvicinava: tanto che io non sostenni più il suo fulgore, |
ma chinail giuso; e quei sen venne a riva con un vasello snelletto e leggero, 42 tanto che l'acqua nulla ne 'nghiottiva. |
mi inchinai; ed egli si avvicinò alla riva con un vascello snello e leggero, così che scivolava al di sopra della superficie marina. |
Da poppa stava il celestial nocchiero, tal che faria beato pur descripto; 45 e più di cento spirti entro sediero. |
Il celestiale nocchiero si ergeva a poppa, splendente di luce, in modo tale che, soltanto descritto, renderebbe beato chiunque ne ascoltasse la descrizione; e molte anime conduceva nel suo vascello.
Come Caronte accompagnava gli Spiriti a rinascere nelle Sfere infernali, così l'angelo splendente aiutava questi a rinascere nelle migliori esperienze di vita purgatoriale. |
'In exitu Isräel de Aegypto' cantavan tutti insieme ad una voce 48 con quanto di quel salmo è poscia scripto. |
'In exitu Israel de Aegypto' cantavano tutti assieme e continuavano il canto con le stesse parole del Salmo CXIII, che canta la liberazione d'Israele dalla schiavitù d'Egitto.
Analogamente, queste anime cantavano la loro liberazione dalla condizione paccaminosa, entrando nello stato di grazia. Esse uscivano alla luce dell'Amore e della Saggezza, che il Purgatorio consentiva loro. |
Poi fece il segno lor di santa croce; ond'ei si gittar tutti in su la piaggia; 51 ed el sen gì, come venne, veloce. |
L'angelo le benedí col segno della Croce; tutte si gettarono sulla spiaggia del mondo terreno ed egli ripartì veloce. |
La turba che rimase lì, selvaggia parea del loco, rimirando intorno 54 come colui che nove cose assaggia. |
La turba che rimase, nel ricordo ormai spento del proprio passato, pareva ignara del luogo, guardando intorno come colui che vede cose nuove.
Tutte le anime tornate in Terra, per il completamento dei cicli di esperienze reincarnative, credono di essere venute quaggiù per la prima volta. |
Da tutte parti saettava il giorno lo sol, ch'avea con le saette conte 57 di mezzo 'l ciel cacciato Capricorno, |
Il sole saettava la luce dappertutto, ed aveva cacciata la costellazione del Capricorno dalla volta stellata, |
quando la nova gente alzò la fronte ver' noi, dicendo a noi: «Se voi sapete, 60 mostratene la via di gire al monte». |
quando i nuovi arrivati si rivolsero a noi, dicendo: «Se voi sapete, mostrateci la via per salire al Monte». |
E Virgilio rispuose: «Voi credete forse che siamo esperti d'esto loco; 63 ma noi siam peregrin come voi siete. |
Virgilio rispose loro: «Credete forse che noi siamo esperti di questo luogo; ma noi siam come voi, viandanti sul Cammino della Vita. |
Dianzi venimmo, innanzi a voi un poco, per altra via, che fu sì aspra e forte, 66 che lo salire omai ne parrà gioco». |
Prima di voi venimmo, innanzi un poco per altra via, che fu disagevole tanto, che ormai il proseguire ci parrà un gioco». |
L'anime, che si fuor di me accorte, per lo spirare, ch'i' era ancor vivo, 69 maravigliando diventaro smorte. |
Le anime, accortesi che io respiravo in corpo di materia densa, per meraviglia divennero ancor più diafane. |
E come a messagger che porta ulivo tragge la gente per udir novelle, 72 e di calcar nessun si mostra schivo, |
E come attorno al messaggero che reca l'ulivo annunziatore di pace, si accoglie la gente a far calca, |
così al viso mio s'affisar quelle anime fortunate tutte quante, 75 quasi oblïando d'ire a farsi belle. |
così il mio viso mosse la curiosità di tutte quelle anime, fortunate di trovarsi oltre l'Inferno sul cammino della Luce, ed a me fissarono i loro sguardi, quasi dimenticando di dover proseguire per purificarsi. |
Io vidi una di lor trarresi avante per abbracciarmi con sì grande affetto, 78 che mosse me a far lo somigliante. |
Io vidi una di loro avanzare per abbracciarmi con sì grande affetto, che spinse me a far lo stesso. |
Ohi ombre vane, fuor che ne l'aspetto! tre volte dietro a lei le mani avvinsi, 81 e tante mi tornai con esse al petto. |
O ombre dall'apparenza vana! per tre volte cinsi il suo corpo e per tre volte le mie braccia mi tornarono al petto.
La terrestre pesante materia di Dante attraversò quel corpo astrale esistente in una velocità vibratoria di molecole più spiritualizzate, più distanziate tra esse e per Dante impalpabili. |
Di maraviglia, credo, mi dipinsi; per che l'ombra sorrise e si ritrasse, 84 e io, seguendo lei, oltre mi pinsi. |
Di meraviglia mi sbiancai in viso, tanto che la creatura guardandomi sorrise e si ritrasse, e anch'io indietreggiai. |
Soavemente disse ch'io posasse; allor conobbi chi era, e pregai 87 che, per parlarmi, un poco s'arrestasse. |
Dolcemente essa mi pregò di fermarmi; io riconobbi quell'anima e la pregai di parlarmi. |
Rispuosemi: «Così com'io t'amai nel mortal corpo, così t'amo sciolta: 90 però m'arresto; ma tu perché vai?» |
Rispose: «Come ti amai nel mio corpo mortale, così ti amo ora libero dalla pesante materia dolente, destinata a morte; perciò mi arresto; ma tu perché vai per questa via?» |
«Casella mio, per tornar altra volta là dov'io son, fo io questo viaggio», 93 diss'io; «ma a te com'è tanta ora tolta?» |
«Casella, amico mio, faccio questo viaggio per poi ritornare dove son partito», dissi io; «ma a te come mai ti è stato tolto tanto tempo utile per venire qui ad emendarti?» |
Ed elli a me: «Nessun m'è fatto oltraggio, se quei che leva quando e cui li piace, 96 più volte m'ha negato esto passaggio; |
Ed egli a me: «Non mi è stato fatto alcun oltraggio, ma l'angelo che prende quando e chi vuole, più volte mi ha negato questo passaggio; |
ché di giusto voler lo suo si face: veramente da tre mesi elli ha tolto 99 chi ha voluto intrar, con tutta pace. |
il suo giusto volere proviene dalla Volontà Divina: in Verità da tre mesi egli ha accolto nel suo vascelo chi ha potuto entrarvi senza difficoltà. |
Ond'io, ch'era ora a la marina vòlto dove l'acqua di Tevero s'insala, 102 benignamente fu' da lui ricolto. |
Allorché io ero rivolto alla riva (del Celeste Traguardo), dove la dolce acqua del Tevere s'insala al contatto del mare (e il Seggio di Pietro s'insala al contatto della Roma ecclesiastica corrotta) l'angelo pietoso, per salvarmi da quegli errori, benignamente mi raccolse. |
A quella foce ha elli or dritta l'ala, però che sempre quivi si ricoglie 105 qual verso Acheronte non si cala». |
A quella foce (della Pace del Divino Amore) ha egli ora diritta l'ala, poiché è sempre lí che si raccolgono le anime che non scendono nell'Acheronte». |
E io: «Se nuova legge non ti toglie memoria o uso a l'amoroso canto 108 che mi solea quetar tutte mie doglie, |
E io: «Se nuova legge non ti toglie la memoria e l'uso del canto d'amore che soleva acquietare tutti i miei affanni, |
di ciò ti piaccia consolare alquanto l'anima mia, che, con la sua persona 111 venendo qui, è affannata tanto!» |
ti piaccia di ciò consolare un po' l'anima mia, che, venendo qui col pesante involucro fisico, è affannata tanto!» |
'Amor che ne la mente mi ragiona' cominciò elli allor sì dolcemente, 114 che la dolcezza ancor dentro mi suona. |
'L'Amor che nella mente mi ragiona' rispose egli dolcemente, che la dolcezza ancora risuona dentro di me. |
Lo mio maestro e io e quella gente ch'eran con lui parevan sì contenti, 117 come a nessun toccasse altro la mente. |
Noi e tutta la gente che era lí eravamo così contenti, che pareva nessun altro pensiero ci toccasse la mente. |
Noi eravam tutti fissi e attenti a le sue note; ed ecco il veglio onesto 120 gridando: «Che è ciò, spiriti lenti? |
Stavamo fissi ed attenti alle sue parole; quando il vecchio saggio, nello scrupoloso svolgimento della sua missione, incitando le anime gridò «Che è ciò spiriti lenti? |
qual negligenza, quale stare è questo? Correte al monte a spogliarvi lo scoglio 123 ch'esser non lascia a voi Dio manifesto». |
quale negligenza, quale stare è questo? Correte al monte, alleggeritevi del duro scoglio del peccato che ancora vi riveste e che non vi lascia vedere la grazia della manifestazione Divina». |
Come quando, cogliendo biado o loglio, li colombi adunati a la pastura, 126 queti, sanza mostrar l'usato orgoglio, |
Come quando, durante la raccolta, i colombi radunati per il pasto, quieti, senza avanzare con l'usato incedere a petto in fuori, |
se cosa appare ond'elli abbian paura, subitamente lasciano star l'esca, 129 perch'assaliti son da maggior cura; |
e se qualcosa appare che faccia loro paura, subito lasciano l'esca perché assaliti da maggiore preoccupazione, |
così vid'io quella masnada fresca lasciar lo canto, e fuggir ver' la costa, com'om che va, né sa dove riesca: 133 né la nostra partita fu men tosta. |
così io vidi quella nuova schiera lasciare la dolce sosta e fuggire verso l'ascesa, come uomo che va senza conoscere la meta: la nostra partenza non fu meno rapida.
Tutte le anime si separarono per reincarnarsi in diverse direzioni come le scintille di uno stesso ceppo ardente, sospinto dal vento. |