Poi ch'èi posato un poco il corpo lasso,
ripresi via per la piaggia diserta,
30 sì che 'l piè fermo sempre era 'l più basso.
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Poi che ebbi posato il corpo stanco di quella sofferta esperienza, ripresi la via della nuova vita, nella piaggia deserta ("piaggia" inizio e fine di una vita, come la piaggia: spiazzo piano fra l'uno e l'altro monte, "deserta", nella solitudine spirituale di colui che tutto ignora nella dimenticanza assoluta del proprio passato).
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Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta,
una lonza leggera e presta molto,
33 che di pel macolato era coverta;
e non mi si partia dinanzi al volto,
anzi 'mpediva tanto il mio cammino,
36 ch'i' fui per ritornar più volte vòlto.
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Malgrado egli riprendesse la via, questa si svolgeva ancora sul piano umano ed egli era nella impossibilità di sollevarsi completamente per raggiungere la successiva dimensione planetaria, così come se avesse avuto un piede sempre più basso, attaccato al suolo della terrena dimensione.
Ed ecco, quasi al cominciar dell'erta evolutiva, "una lonza", bestia felina emblema di falsità, svelta, sgusciante nella sua leggerezza, che ponendosi a me dinanzi mi sbarrò il cammino tanto che rischiai di ritornare indietro, più volte, lungo il percorso evolutivo.
Il "macolato" manto che la bestia felina ricopriva, va inteso: "immacolato" come dal fiorentino volgare, quindi casto, puro. Si sa che l'insegnamento di un'errata dottrina nuoce all'evoluzione spirituale, si sa che coloro che non hanno saputo varcare le soglie della Verità Cristica hanno impedito l'accesso a chi avrebbe potuto entrarvi. Ed ecco la "LONZA": "lontana essenza" del Divino che di immacolato pelo era coperta, dottrina errata che, mascherata di santità, sbarra il passo al cominciar dell'erta.
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Temp'era dal principio del mattino,
e 'l sol montava 'n sù con quelle stelle
39 ch'eran con lui quando l'amor divino
mosse di prima quelle cose belle;
sì ch'a bene sperar m'era cagione
42 di quella fiera a la gaetta pelle
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Era il tempo di un mattino interplanetario, di una nuova Era, nell'entrata del pianeta in una nuova costellazione.
(Il tempo e i cicli attraverso cui un pianeta passa sotto l'influenza della "Precezione degli Equinozi" hanno un ruolo determinante e condizionano positivamente il cammino dell'uomo elargendogli influssi e forze che agiscono sulle strutture biologiche, mentali e spirituali). In quel tempo, ebbi ragione di sperare che quella bestia felina mascherata di purezza facesse parte dell'opera dei fratelli Extraterrestri per il risveglio delle Coscienze. (Dante confuse le parole Cristiche con gli insegnamenti di coloro che pure favorendo la violenza e decretando pene di morte, portavano il Cristico insegnamento di umiltà, perdono, pace e amore). Ebbi fiducia nella "gaetta", (galeotta, furbacchiotta) pelle di quella bestia mascherata di santità. In quel tempo il sol montava in su con le stelle ch'eran con lui (facenti parte del suo sistema stellare sin dall'inizio della creazione), sin da quanto cioè l'Amor divino mosse quelle "cose belle", di prima: i fratelli del Cosmo con i mezzi spaziali.
(È appunto il loro "amor divino", che li muove per avvertirci della necessità di mutare i sentieri della vita).
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l'ora del tempo e la dolce stagione;
ma non sì che paura non mi desse
45 la vista che m'apparve d'un leone.
Questi parea che contra me venisse
con la test'alta e con rabbiosa fame,
48 sì che parea che l'aere ne tremesse.
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Ma la mia speranza erroneamente riposta in quella bestia felina, non fu tanto salda che paura non mi desse la vista di un Leone che pareva contro me venisse a test'alta e con rabbiosa fame che pareva l'aria ne tremasse.
(Il Leone: brama di conquista e di ricchezza).
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Ed una lupa, che di tutte brame
sembiava carca ne la sua magrezza,
51 e molte genti fé già viver grame,
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Accanto all'insaziabile Leone, ecco una Lupa carica solo della sua magrezza e bramosa di tutto: "la Carestia" che "molte genti fé già viver grame".
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questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch'uscia di sua vista,
54 ch'io perdei la speranza de l'altezza.
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Questa lupa mi oppresse tanto l'anima che persi la speranza di proseguire verso l'ascesa.
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E qual è quei che volontieri acquista,
e giugne 'l tempo che perder lo face,
57 che 'n tutt'i suoi pensier piange e s'attrista;
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Come piange e si rattrista colui che ottiene ciò che desidera e poi perde ogni cosa,
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tal mi fece la bestia sanza pace,
che, venendomi 'ncontro, a poco a poco
60 mi ripigneva là dove 'l sol tace.
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così fui portato a perder la pace da quella bestia che, venendomi incontro a poco a poco, mi respingeva là dove il sole, luce intellettiva, tace nel buio della sconoscenza.
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Mentre ch'i' rovinava in basso loco,
dinanzi a li occhi mi si fu offerto
63 chi per lungo silenzio parea fioco.
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Ma mentre mi tormentavo nel profondo del mio io, giunse l'aiuto del Cielo che per lungo tempo pareva mi avesse abbandonato.
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Quando vidi costui nel gran diserto,
«Miserere di me», gridai a lui,
66 «qual che tu sii, od ombra od omo certo!»
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Quando vidi costui nel deserto buio della vita umana, «Miserere di me» gli gridai «misericordia, chiunque tu sia, ombra o uomo certo!»
L'apparizione si manifestò incerta figura umana.
I Fratelli del Cielo si presentano a volte attraverso una luce che lentamente materializzandosi, passa dal movimento molecolare di un corpo evanescente, nella velocità vibratoria pesante di un corpo in dimensione umana.
Gli Extraterrestri, prima di pervenire al loro alto grado di Coscienza, hanno percorso anche loro il nostro doloroso cammino umano, anche loro hanno amato, pianto e sperato come noi,
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Rispuosemi: «Non omo, omo già fui,
e li parenti miei furon lombardi,
69 mantoani per patrïa ambedui.
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ed ecco che il personaggio apparso a Dante rispose: «Non sono uomo, uomo già fui, e parlò della sua ultima passata vita che lo aveva reso spiritualmente maturo per raggiungere il superiore piano di Coscienza giusto in tempo per aiutare Dante.
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Nacqui sub Julio, ancor che fosse tardi,
e vissi a Roma sotto 'l buono Augusto
72 nel tempo de li dèi falsi e bugiardi.
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Nacqui sotto l'Impero di Giulio e vissi negli anni di Augusto, al tempo degli "dèi" falsi e bugiardi.
Questo non significa che gli dei erano bugiardi, ma che erano falsamente ritenuti "dèi" dagli uomini di allora i quali, non avendo alcuna concezione del volo nello spazio e ignorando l'esistenza di altri mondi abitati, li vedevano miracolosamente scendere dall'alto.
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Poeta fui, e cantai di quel giusto
figliuol d'Anchise che venne di Troia,
75 poi che 'l superbo Ilïón fu combusto.
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L'Essere apparso parlò di lui nella speranza che Dante, giunto alla maturazione spirituale e idoneo ai ricordi di Reincarnazione, lo riconoscesse.
Fui poeta, "cantai di quel giusto figliuol d'Anchise" ("giusto" anche perché giustamente definito figlio di Anchise e non "semi dio" come si definivano falsamente gli uomini forti).
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Ma tu perché ritorni a tanta noia?
perché non sali il dilettoso monte
78 ch'è principio e cagion di tutta gioia?»
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Ma tu perché sei tornato a incarnarti in tanta noia umana? perché non hai proseguito la tua ascesa verso i superiori pianeti di felicità».
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«Or se' tu quel Virgilio e quella fonte
che spandi di parlar sì largo fiume?»,
81 rispuos'io lui con vergognosa fronte.
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(Dante maturo alla conoscenza della Reincarnazione riconobbe Virgilio).
«Tu sei quel Virgilio, quella fonte di luce intellettiva che nel parlare sparge così largo fiume di sapere?», risposi timidamente a capo chino.
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«O de li altri poeti onore e lume,
vagliami 'l lungo studio e 'l grande amore
84 che m'ha fatto cercar lo tuo volume.
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«Tu, onore e lume degli altri poeti, considera il lungo studio che mi ha maturato e il grande amore che mi ha reso idoneo per il contatto con la tua volumetrica dimensione.
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Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore;
tu se' solo colui da cu' io tolsi
87 lo bello stilo che m'ha fatto onore.
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Tu sei il mio maestro, autore della mia evoluzione, dal quale assorbì l'alto pensiero che mi ha fatto onore elevando il mio Spirito.
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Vedi la bestia per cu' io mi volsi;
aiutami da lei, famoso saggio,
90 ch'ella mi fa tremar le vene e i polsi».
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Vedi il male, la bestia per cui rischiai di volgermi indietro negli errori terrestri e di essere coinvolto dalla malefica spirale».
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«A te convien tenere altro vïaggio»,
rispuose, poi che lagrimar mi vide,
93 «se vuo' campar d'esto loco selvaggio;
ché questa bestia, per la qual tu gride,
non lascia altrui passar per la sua via,
96 ma tanto lo 'mpedisce che l'uccide;
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«A te convien tenere altro viaggio», rispose egli che lacrimar mi vide, «poiché quella bestia per cui tu tremi, non lascia passare alcun uomo per la sua via e tanto lo impedisce che lo vince inducendolo al male;
Il viaggio che Virgilio intende consigliare a Dante non appare essere quello della Reincarnazione, ma quello extraterrestre.
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e ha natura sì malvagia e ria,
che mai non empie la bramosa voglia,
99 e dopo 'l pasto ha più fame che pria.
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La "bestia" è tanto insaziabile che dopo aver ottenuto ciò che cerca ha più fame ancor di prima: (insaziabilità della natura umana).
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Molti son li animali a cui s'ammoglia,
e più saranno ancora, infin che 'l veltro
102 verrà, che la farà morir con doglia.
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Molte son le creature a cui la "bestia" (ovvero il male umano) si ammoglia (nel senso che la seguono). E più saranno ancora (nel moltiplicarsi del male nel mondo) fino a quando il "Veltro" verrà che la farà morir con doglia.
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Questi non ciberà terra né peltro,
ma sapïenza, amore e virtute,
105 e sua nazion sarà tra feltro e feltro.
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Terribile doglia infatti sarà l'Apocalisse simboleggiata dal Veltro: bestia feroce che si nutre di bestie feroci, Luciferiana purificazione promossa dell'equilibrio Cosmico, esso divorerà la "bestia umana".
Il male umano sarà soppresso da altro male purificatore promosso da Dio.
Il Veltro, che l'Equilibrio Divino invierà sulla Terra quale elemento purificatore, non la ciberà con gli effimeri desideri terreni nella smania di potere e di ricchezza, ma con Sapienza, Amore e Virtù. E la sua nazione, la sua sede, la sua patria sarà protetta come tra due morbidi panni di feltro, "tra feltro e feltro".
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Di quella umile Italia fia salute,
per cui morì la vergine Cammilla,
108 Eurialo e Turno e Niso di ferute.
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Il Veltro sarà la salvezza di una parte del mondo, ma in particolare della bassa, umile Italia. (sulla Aen III 522523, si riferisce alla spiaggia della penisola Salentina, nelle Puglie), anche per il fatto che gli eroi citati subito appresso, combatterono e morirono per quella regione (da Universale Letteratura / Editori Riuniti, Roma).
Sulla spiaggia salentina morirono Camilla, figlia del re dei Volsci, combattendo contro i Troiani, Eurialo e Niso, troiani amicissimi morti in battaglia contro i Volsci e Turno, re dei Rutuli ucciso da Enea. La penisola Salentina, meno colpita dal caos Apocalittico, si offre maggiormente all'azione del Veltro purificatore, perciò "fia salute".
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Questi la caccerà per ogne villa,
fin che l'avrà rimessa ne lo 'nferno,
111 là onde 'nvidia prima dipartilla.
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Il Veltro purificatore scaccerà la Bestia del male da ogni luogo della terra finché non l'avrà rimessa nell'inferno di inferiori pianeti, là dove continuerà a spargere il seme della discordia e dell'invidia. Questo avverrà "prima dipartilla": prima della spartizione, prima cioè di riuscire a disintegrare la Terra che, per colpa della Bestia, va verso lo sconvolgimento apocalittico globale così come già avvenne al pianeta Mallona.
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Ond'io per lo tuo me' penso e discerno
che tu mi segui, e io sarò tua guida,
114 e trarrotti di qui per loco etterno;
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Onde io per il tuo meglio credo giusto che tu mi segua. Io ti trarrò così da questo inferno per condurti nel luogo eterno (nell'eterno presente) cioè, fuori dal tempospazio
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ove udirai le disperate strida,
vedrai li antichi spiriti dolenti,
117 ch'a la seconda morte ciascun grida;
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dove udrai le disperate grida della espiazione terrena, vedrai gli antichi spiriti dolenti che la seconda morte ciascun grida. (La "morte seconda" è un nuovo ciclo di dolorose reincarnazioni che serviranno ad insegnare alle creature, quelle "lezioni" di Vita male assimilate prima).
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e vederai color che son contenti
nel foco, perché speran di venire
120 quando che sia a le beate genti.
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Vedrai coloro che son contenti di bruciare il proprio Karma nel fuoco del dolore, perché coscienti che quello sia il solo modo per giungere, "quando che sia" scaduto il tempo, alle beate genti nelle sfere paradisiache.
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A le quai poi se tu vorrai salire,
anima fia a ciò più di me degna:
123 con lei ti lascerò nel mio partire;
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Se a quelle genti tu vorrai salire, essendo ciò a te concesso, grazie alla tua missione di Verità, ti affiderò ad un'anima di me più degna con la quale ti lascerò nel mio partire;
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ché quello imperador che là sù regna,
perch'i' fu' ribellante a la sua legge,
126 non vuol che 'n sua città per me si vegna.
In tutte parti impera e quivi regge;
quivi è la sua città e l'alto seggio:
129 oh felice colui cu' ivi elegge!»
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Virgilio gli disse che lo avrebbe affidato ad un'anima più di lui degna di accedere nelle sfere superiori dove, in ubbidienza all'Equilibrio Divino, non poteva accompagnarlo essendo egli pur se in superiore dimensione, non ancora maturo per le Dimensioni Massime e perciò ancora "ribellante a la sua legge", mentre a Dante ciò era permesso dalla Legge Cosmica del "DARE CIÒ CHE È NECESSARIO E DOVE È NECESSARIO". Per Dante si rendeva indispensabile il Cammino oltre i traguardi della sua natura e poteva farlo senza violare le leggi poste a tutela dell'Equilibrio del Cosmo.
Iddio, Equilibrio del Creato, in tutte le parti impera e dal Suo "alto seggio" regge la Vita.
Felice colui che sarà ammesso nella Sua Città», ovvero: nella Sua Cosmica Dimora.
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