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La Commedia
di Dante Alighieri

alla luce della Filosofia Cosmica
in chiave parapsicologica

INFERNO ­ Canto I

nel libero commento di Giovanna Viva

[linea separazione]

Proemio: la selva oscura ­ il colle ­ le tre fiere ­ apparizione di Virgilio ­ il veltro ­ inizio del viaggio



       Nel mezzo del cammin di nostra vita
     mi ritrovai per una selva oscura,
   3 ché la diritta via era smarrita.

Nel mezzo del cammino della nostra "vita" nell'Universo, mi ritrovai sulla Terra, questa "selva oscura" che aveva smarrito la via dell'Amore.

La materia scaturita dall'Intelligenza Creativa di Dio, ha diversi stadi di evoluzione.
Allo stato infimo essa è più densa che non allo stadio più elevato e fra l'uno e l'altro esiste la "SCALA DELL'EVOLUZIONE" che sublima la materia e responsabilizza la Coscienza.

Nel mezzo del cammino dell'esistenza nell'Universo, lungo la SCALA DELL'EVOLUZIONE, esiste la dimensione umana che ha vita in pianeti poco evoluti al buio delle superiori Leggi del Cosmo.
La Coscienza umana, prima delle tre Coscienze superiori e dopo le tre Coscienze inferiori, si trova esattamente nel mezzo del cammino che ogni creatura è costretta a percorrere per giungere al fine alla Coscienza Cosmica Divina: "Regno di Dio" di cui parlava Gesù a Nicodemo.
Gesù disse a Nicodemo: "Se tu non nasci di nuovo non puoi vedere il regno di Dio", perché è nel continuo nascere e morire che l'uomo si evolve "in acqua e spirito" ovvero "IN CORPO FISICO", poiché il bambino che viene al mondo è formato del 97,3% di acqua e dell'intelligenza che è lo Spirito, quella Scintilla Divina che fa parte del Tutto­Dio, attraverso cui Egli vive in noi e noi in Lui.
Come Dante sulla scorta dei Salmi (89) afferma in Conv. (IV 2, 3, 6­9) "la vita procede ad immagine d'arco il cui colmo ne lì perfettamente maturati", il "colmo", il massimo della Scala dell'Evoluzione corrisponde alla Dimensione Cosmica: Divino Traguardo dove si giunge, perfettamente maturi, alla fine del Cammino della Vita.

[chiarificazioni inferno] SCALA DELL'EVOLUZIONE [chiarificazione seguente]

	7  COSCIENZA COSMICA (DIO)
		6  COSCIENZA UNIVERSALE (Cristica) 
			5  COSCIENZA PLANETARIA
				4  COSCIENZA UMANA (il mezzo del Cammino)
			3  COSCIENZA ANIMALE
		2  COSCIENZA VEGETALE
	1  COSCIENZA MINERALE (inizio della Vita)
La Massima Coscienza Cosmica si eleva per altri due Piani che sono: "Macrocosmica Coscienza" e "Scienza e Sapienza di Dio Padre".

Ed ecco i "sette cieli" sette Coscienze e i "nove cieli" nove piani evolutivi.

Dante si ritrovò sulla Terra, perché la via del Bene fu smarrita dall'umanità di un altro pianeta, il Mallona, distrutto dalla Scienza incosciente di quegli uomini che volsero a scopi distruttivi le proprie scoperte.
Il pianeta Mallona (detto anche Lucifero per la meravigliosa luce che assorbiva per via del favorevole posto che occupava nel sistema solare) era allora orbitante fra Marte e Giove, attuale zona degli asteroidi che altro non sono che i resti di quel pianeta distrutto.
Una parte di quella umanità, con l'aiuto del Fratelli del Cielo, fu portata sulla Terra e un'altra su Marte.
La Terra era allora abitata esclusivamente da enormi animali mostruosi e voraci, i quali resero più difficile e penoso l'adattamento alla vita umana.

[chiarificazioni inferno] [chiarificazione seguente]



       Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
     esta selva selvaggia e aspra e forte
   6 che nel pensier rinova la paura!

       Tant'è amara che poco è più morte;
     ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,
   9 dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.

Descrivere quella selva è cosa dura tanto che il pensiero rinnova la paura d'allora e tant'è amaro il ricordo che un po' di esso è più che morte. Ma per parlar del bene che vi trovai, dirò delle altre cose che io vidi.

       Io non so ben ridir com'i' v'intrai,
     tant'era pien di sonno a quel punto
  12 che la verace via abbandonai.

Io non so ben ridire come vi entrai, tanto ero pieno di sonno in quel punto di incoscienza in cui la via della Verità abbandonai per ricadere nell'umano dormire.


       Ma poi ch'i' fui al piè d'un colle giunto,
     là dove terminava quella valle,
  15 che m'avea di paura il cor compunto,

Ma giunto ai piedi del colle di una nuova incarnazione, dove terminava quella valle, della vita appena conclusa, che il cuore mi aveva invaso di paura, trovandomi fuori dal tempo umano,

       guardai in alto, e vidi le sue spalle
     vestite già de' raggi del pianeta
  18 che mena dritto altrui per ogne calle.

guardai in alto verso la mia futura ascesa e vidi le spalle del colle della vita che mi aspettava, vestite già dei raggi del Sole che, essendo dell'Universo glandola endocrina che secerne energia psichico­creativa, mena gli esseri per il "calle" che a ciascuno spetta secondo il proprio livello evolutivo.
Vidi solo le spalle del colle, poiché non potevo vederlo di fronte, avendo io da percorrere ancora il cammino terreno ed essendo perciò lontano dalla "Vetta".

       Allor fu la paura un poco queta,
     che nel lago del cor m'era durata
  21 la notte ch'i' passai con tanta pieta.

Allor che vidi il colle della mia futura ascesa già illuminato dal sole di un'Era evoluta, mi si acquetò la paura che nel profondo del cor mi era durata nella passata vita che simile a notte, perché al buio di conoscenza di Verità Divine, avevo passato con tanta pietosa amarezza.

       E come quei che con lena affannata,
     uscito fuor del pelago a la riva,
  24 si volge a l'acqua perigliosa e guata,

E come colui che con fretta affannosa, uscito fuori dagli abissi marini alla riva, si volge all'acqua infida,


       così l'animo mio, ch'ancor fuggiva,
     si volse a retro a rimirar lo passo
  27 che non lasciò già mai persona viva.

così l'anima mia che ancor fuggiva per lo spavento si volse indietro a "rimirar lo passo" di quella trascorsa vita che, come ogni vita umana, è simile a morte, poiché, nella dimenticanza del proprio passato, non lascia mai "anima viva" che sia cioè nelle conoscenze universali.

[chiarificazioni inferno] si volse a retro a rimirar lo passo ­ v. 26 [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]

Tutti ci volgiamo indietro a "rimirar lo passo" della vita recentemente conclusa, poiché per tre giorni, dopo il processo che l'uomo chiama "morte", l'anima registra allo Spirito le esperienze vissute. Questo importantissimo processo dell'evoluzione, viene trasmesso in sequenza inversa e perfettamente percepito dal "defunto", CHE IN TAL MODO SI VOLTA "A RETRO A RIMIRAR LO PASSO".

SPIEGAZIONE STRALCIATA DA UN MESSAGGIO EXTRATERRESTRE
La sapienza e saggezza dei Cavalieri di Rosa Croce ci ha comunicato che la morte inizia quando si spezza il famoso "FILO D'ARGENTO" della vita, collegato con una estremità al cuore e con l'altro ai corpi eterici meno densi. Questi ultimi lasciano il corpo fisico quando il cuore ha cessato di battere, restando però ad esso collegati tramite tale filo ed esattamente fino a quando il corpo eterico che permane vicino al corpo fisico, non abbia trasmesso tutte le immagini di vita al corpo astrale. Ciò avviene in sequenza inversa e viene nettamente percepito dal "defunto". Trattasi dello stesso fenomeno spesso raccontato da persone che stavano per annegare o per trapassare e che poi furono "salvate" continuando a vivere sul piano terreno. Tale avvenimento di incisioni delle immagini o esperienze di vita ha una durata variabile, però generalmente si calcola avvenga entro tre giorni, durante i quali conviene lasciare il "morto" in uno stato di riposo totale assolutamente indisturbato dal "dolore" e dai pianti di disperazione dei parenti. In tale periodo ogni ferita al corpo fisico, ogni dolore e ogni altra sensazione viene ancora percepita. Soltanto quando il filo d'argento sottilissimo eterico si è spezzato, l'individuo è veramente morto e trapassato.
Di ciò parla Ermete Trimegisto e pure Thoth, il rivelatore della sapienza antica iniziatica egiziana, chiamato nel 500 a.C. il "Signore del Cuore".
Questo messaggio da cui il brano è stato staccato, dice inoltre che "negli organi risiede l'energia animica che conserva le immagini di vita e che trapiantando un organo viene troncata sul piano astrale la continuità evolutiva della persona, poiché l'anima vi giunge senza le immagini di vita, importantissime, annullando così tutta l'esperienza acquisita durante una vita recentemente conclusa". (In altre parole il trapianto degli organi riporta indietro sul Cammino dell'evoluzione e costringe l'Anima a rifare le passate esperienze evolutive che sino a quel momento sono state sofferte inutilmente).
Tale inesorabile processo di involuzione colpirà sia il donatore che il ricevitore dell'organo trapiantato e sia il chirurgo che ha operato il trapianto e tutti coloro che ne sono stati consenzienti.
Iddio potrà cancellare questa "macchia di peccato" solo dopo una Karmica sofferenza prolungata nei secoli.

[chiarificazioni inferno] [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]



       Poi ch'èi posato un poco il corpo lasso,
     ripresi via per la piaggia diserta,
  30 sì che 'l piè fermo sempre era 'l più basso.

Poi che ebbi posato il corpo stanco di quella sofferta esperienza, ripresi la via della nuova vita, nella piaggia deserta ("piaggia" inizio e fine di una vita, come la piaggia: spiazzo piano fra l'uno e l'altro monte, "deserta", nella solitudine spirituale di colui che tutto ignora nella dimenticanza assoluta del proprio passato).

       Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta,
     una lonza leggera e presta molto,
  33 che di pel macolato era coverta;

       e non mi si partia dinanzi al volto,
     anzi 'mpediva tanto il mio cammino,
  36 ch'i' fui per ritornar più volte vòlto.

Malgrado egli riprendesse la via, questa si svolgeva ancora sul piano umano ed egli era nella impossibilità di sollevarsi completamente per raggiungere la successiva dimensione planetaria, così come se avesse avuto un piede sempre più basso, attaccato al suolo della terrena dimensione.
Ed ecco, quasi al cominciar dell'erta evolutiva, "una lonza", bestia felina emblema di falsità, svelta, sgusciante nella sua leggerezza, che ponendosi a me dinanzi mi sbarrò il cammino tanto che rischiai di ritornare indietro, più volte, lungo il percorso evolutivo.
Il "macolato" manto che la bestia felina ricopriva, va inteso: "immacolato" come dal fiorentino volgare, quindi casto, puro. Si sa che l'insegnamento di un'errata dottrina nuoce all'evoluzione spirituale, si sa che coloro che non hanno saputo varcare le soglie della Verità Cristica hanno impedito l'accesso a chi avrebbe potuto entrarvi. Ed ecco la "LONZA": "lontana essenza" del Divino che di immacolato pelo era coperta, dottrina errata che, mascherata di santità, sbarra il passo al cominciar dell'erta.

       Temp'era dal principio del mattino,
     e 'l sol montava 'n sù con quelle stelle
  39 ch'eran con lui quando l'amor divino


       mosse di prima quelle cose belle;
     sì ch'a bene sperar m'era cagione
  42 di quella fiera a la gaetta pelle

Era il tempo di un mattino interplanetario, di una nuova Era, nell'entrata del pianeta in una nuova costellazione.
(Il tempo e i cicli attraverso cui un pianeta passa sotto l'influenza della "Precezione degli Equinozi" hanno un ruolo determinante e condizionano positivamente il cammino dell'uomo elargendogli influssi e forze che agiscono sulle strutture biologiche, mentali e spirituali). In quel tempo, ebbi ragione di sperare che quella bestia felina mascherata di purezza facesse parte dell'opera dei fratelli Extraterrestri per il risveglio delle Coscienze. (Dante confuse le parole Cristiche con gli insegnamenti di coloro che pure favorendo la violenza e decretando pene di morte, portavano il Cristico insegnamento di umiltà, perdono, pace e amore). Ebbi fiducia nella "gaetta", (galeotta, furbacchiotta) pelle di quella bestia mascherata di santità. In quel tempo il sol montava in su con le stelle ch'eran con lui (facenti parte del suo sistema stellare sin dall'inizio della creazione), sin da quanto cioè l'Amor divino mosse quelle "cose belle", di prima: i fratelli del Cosmo con i mezzi spaziali.
(È appunto il loro "amor divino", che li muove per avvertirci della necessità di mutare i sentieri della vita).

       l'ora del tempo e la dolce stagione;
     ma non sì che paura non mi desse
  45 la vista che m'apparve d'un leone.

       Questi parea che contra me venisse
     con la test'alta e con rabbiosa fame,
  48 sì che parea che l'aere ne tremesse.

Ma la mia speranza erroneamente riposta in quella bestia felina, non fu tanto salda che paura non mi desse la vista di un Leone che pareva contro me venisse a test'alta e con rabbiosa fame che pareva l'aria ne tremasse.
(Il Leone: brama di conquista e di ricchezza).

       Ed una lupa, che di tutte brame
     sembiava carca ne la sua magrezza,
  51 e molte genti fé già viver grame,

Accanto all'insaziabile Leone, ecco una Lupa carica solo della sua magrezza e bramosa di tutto: "la Carestia" che "molte genti fé già viver grame".

       questa mi porse tanto di gravezza
     con la paura ch'uscia di sua vista,
  54 ch'io perdei la speranza de l'altezza.

Questa lupa mi oppresse tanto l'anima che persi la speranza di proseguire verso l'ascesa.

       E qual è quei che volontieri acquista,
     e giugne 'l tempo che perder lo face,
  57 che 'n tutt'i suoi pensier piange e s'attrista;

Come piange e si rattrista colui che ottiene ciò che desidera e poi perde ogni cosa,

       tal mi fece la bestia sanza pace,
     che, venendomi 'ncontro, a poco a poco
  60 mi ripigneva là dove 'l sol tace.

così fui portato a perder la pace da quella bestia che, venendomi incontro a poco a poco, mi respingeva là dove il sole, luce intellettiva, tace nel buio della sconoscenza.

       Mentre ch'i' rovinava in basso loco,
     dinanzi a li occhi mi si fu offerto
  63 chi per lungo silenzio parea fioco.

Ma mentre mi tormentavo nel profondo del mio io, giunse l'aiuto del Cielo che per lungo tempo pareva mi avesse abbandonato.

       Quando vidi costui nel gran diserto,
     «Miserere di me», gridai a lui,
  66 «qual che tu sii, od ombra od omo certo!»

Quando vidi costui nel deserto buio della vita umana, «Miserere di me» gli gridai «misericordia, chiunque tu sia, ombra o uomo certo!»
L'apparizione si manifestò incerta figura umana.

I Fratelli del Cielo si presentano a volte attraverso una luce che lentamente materializzandosi, passa dal movimento molecolare di un corpo evanescente, nella velocità vibratoria pesante di un corpo in dimensione umana.

Gli Extraterrestri, prima di pervenire al loro alto grado di Coscienza, hanno percorso anche loro il nostro doloroso cammino umano, anche loro hanno amato, pianto e sperato come noi,


       Rispuosemi: «Non omo, omo già fui,
     e li parenti miei furon lombardi,
  69 mantoani per patrïa ambedui.

ed ecco che il personaggio apparso a Dante rispose: «Non sono uomo, uomo già fui, ­ e parlò della sua ultima passata vita che lo aveva reso spiritualmente maturo per raggiungere il superiore piano di Coscienza giusto in tempo per aiutare Dante.

       Nacqui sub Julio, ancor che fosse tardi,
     e vissi a Roma sotto 'l buono Augusto
  72 nel tempo de li dèi falsi e bugiardi.

Nacqui sotto l'Impero di Giulio e vissi negli anni di Augusto, al tempo degli "dèi" falsi e bugiardi.
Questo non significa che gli dei erano bugiardi, ma che erano falsamente ritenuti "dèi" dagli uomini di allora i quali, non avendo alcuna concezione del volo nello spazio e ignorando l'esistenza di altri mondi abitati, li vedevano miracolosamente scendere dall'alto.

       Poeta fui, e cantai di quel giusto
     figliuol d'Anchise che venne di Troia,
  75 poi che 'l superbo Ilïón fu combusto.

L'Essere apparso parlò di lui nella speranza che Dante, giunto alla maturazione spirituale e idoneo ai ricordi di Reincarnazione, lo riconoscesse.
Fui poeta, "cantai di quel giusto figliuol d'Anchise" ("giusto" anche perché giustamente definito figlio di Anchise e non "semi dio" come si definivano falsamente gli uomini forti).

       Ma tu perché ritorni a tanta noia?
     perché non sali il dilettoso monte
  78 ch'è principio e cagion di tutta gioia?»

Ma tu perché sei tornato a incarnarti in tanta noia umana? perché non hai proseguito la tua ascesa verso i superiori pianeti di felicità».

       «Or se' tu quel Virgilio e quella fonte
     che spandi di parlar sì largo fiume?»,
  81 rispuos'io lui con vergognosa fronte.

(Dante maturo alla conoscenza della Reincarnazione riconobbe Virgilio).
«Tu sei quel Virgilio, quella fonte di luce intellettiva che nel parlare sparge così largo fiume di sapere?», risposi timidamente a capo chino.

       «O de li altri poeti onore e lume,
     vagliami 'l lungo studio e 'l grande amore
  84 che m'ha fatto cercar lo tuo volume.

«Tu, onore e lume degli altri poeti, considera il lungo studio che mi ha maturato e il grande amore che mi ha reso idoneo per il contatto con la tua volumetrica dimensione.

       Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore;
     tu se' solo colui da cu' io tolsi
  87 lo bello stilo che m'ha fatto onore.

Tu sei il mio maestro, autore della mia evoluzione, dal quale assorbì l'alto pensiero che mi ha fatto onore elevando il mio Spirito.

       Vedi la bestia per cu' io mi volsi;
     aiutami da lei, famoso saggio,
  90 ch'ella mi fa tremar le vene e i polsi».

Vedi il male, la bestia per cui rischiai di volgermi indietro negli errori terrestri e di essere coinvolto dalla malefica spirale».

       «A te convien tenere altro vïaggio»,
     rispuose, poi che lagrimar mi vide,
  93 «se vuo' campar d'esto loco selvaggio;

       ché questa bestia, per la qual tu gride,
     non lascia altrui passar per la sua via,
  96 ma tanto lo 'mpedisce che l'uccide;

«A te convien tenere altro viaggio», rispose egli che lacrimar mi vide, «poiché quella bestia per cui tu tremi, non lascia passare alcun uomo per la sua via e tanto lo impedisce che lo vince inducendolo al male;

Il viaggio che Virgilio intende consigliare a Dante non appare essere quello della Reincarnazione, ma quello extraterrestre.


       e ha natura sì malvagia e ria,
     che mai non empie la bramosa voglia,
  99 e dopo 'l pasto ha più fame che pria.

La "bestia" è tanto insaziabile che dopo aver ottenuto ciò che cerca ha più fame ancor di prima: (insaziabilità della natura umana).

       Molti son li animali a cui s'ammoglia,
     e più saranno ancora, infin che 'l veltro
 102 verrà, che la farà morir con doglia.

Molte son le creature a cui la "bestia" (ovvero il male umano) si ammoglia (nel senso che la seguono). E più saranno ancora (nel moltiplicarsi del male nel mondo) fino a quando il "Veltro" verrà che la farà morir con doglia.

       Questi non ciberà terra né peltro,
     ma sapïenza, amore e virtute,
 105 e sua nazion sarà tra feltro e feltro.

Terribile doglia infatti sarà l'Apocalisse simboleggiata dal Veltro: bestia feroce che si nutre di bestie feroci, Luciferiana purificazione promossa dell'equilibrio Cosmico, esso divorerà la "bestia umana".
Il male umano sarà soppresso da altro male purificatore promosso da Dio.
Il Veltro, che l'Equilibrio Divino invierà sulla Terra quale elemento purificatore, non la ciberà con gli effimeri desideri terreni nella smania di potere e di ricchezza, ma con Sapienza, Amore e Virtù. E la sua nazione, la sua sede, la sua patria sarà protetta come tra due morbidi panni di feltro, "tra feltro e feltro".

       Di quella umile Italia fia salute,
     per cui morì la vergine Cammilla,
 108 Eurialo e Turno e Niso di ferute.

Il Veltro sarà la salvezza di una parte del mondo, ma in particolare della bassa, umile Italia. (sulla Aen III 522­523, si riferisce alla spiaggia della penisola Salentina, nelle Puglie), anche per il fatto che gli eroi citati subito appresso, combatterono e morirono per quella regione (da Universale Letteratura / Editori Riuniti, Roma).
Sulla spiaggia salentina morirono Camilla, figlia del re dei Volsci, combattendo contro i Troiani, Eurialo e Niso, troiani amicissimi morti in battaglia contro i Volsci e Turno, re dei Rutuli ucciso da Enea. La penisola Salentina, meno colpita dal caos Apocalittico, si offre maggiormente all'azione del Veltro purificatore, perciò "fia salute".

       Questi la caccerà per ogne villa,
     fin che l'avrà rimessa ne lo 'nferno,
 111 là onde 'nvidia prima dipartilla.

Il Veltro purificatore scaccerà la Bestia del male da ogni luogo della terra finché non l'avrà rimessa nell'inferno di inferiori pianeti, là dove continuerà a spargere il seme della discordia e dell'invidia. Questo avverrà "prima dipartilla": prima della spartizione, prima cioè di riuscire a disintegrare la Terra che, per colpa della Bestia, va verso lo sconvolgimento apocalittico globale così come già avvenne al pianeta Mallona.

       Ond'io per lo tuo me' penso e discerno
     che tu mi segui, e io sarò tua guida,
 114 e trarrotti di qui per loco etterno;

Onde io per il tuo meglio credo giusto che tu mi segua. Io ti trarrò così da questo inferno per condurti nel luogo eterno (nell'eterno presente) cioè, fuori dal tempo­spazio

       ove udirai le disperate strida,
     vedrai li antichi spiriti dolenti,
 117 ch'a la seconda morte ciascun grida;

dove udrai le disperate grida della espiazione terrena, vedrai gli antichi spiriti dolenti che la seconda morte ciascun grida. (La "morte seconda" è un nuovo ciclo di dolorose reincarnazioni che serviranno ad insegnare alle creature, quelle "lezioni" di Vita male assimilate prima).

       e vederai color che son contenti
     nel foco, perché speran di venire
 120 quando che sia a le beate genti.

Vedrai coloro che son contenti di bruciare il proprio Karma nel fuoco del dolore, perché coscienti che quello sia il solo modo per giungere, "quando che sia" scaduto il tempo, alle beate genti nelle sfere paradisiache.

       A le quai poi se tu vorrai salire,
     anima fia a ciò più di me degna:
 123 con lei ti lascerò nel mio partire;

Se a quelle genti tu vorrai salire, essendo ciò a te concesso, grazie alla tua missione di Verità, ti affiderò ad un'anima di me più degna con la quale ti lascerò nel mio partire;

       ché quello imperador che là sù regna,
     perch'i' fu' ribellante a la sua legge,
 126 non vuol che 'n sua città per me si vegna.

       In tutte parti impera e quivi regge;
     quivi è la sua città e l'alto seggio:
 129 oh felice colui cu' ivi elegge!»

Virgilio gli disse che lo avrebbe affidato ad un'anima più di lui degna di accedere nelle sfere superiori dove, in ubbidienza all'Equilibrio Divino, non poteva accompagnarlo essendo egli pur se in superiore dimensione, non ancora maturo per le Dimensioni Massime e perciò ancora "ribellante a la sua legge", mentre a Dante ciò era permesso dalla Legge Cosmica del "DARE CIÒ CHE È NECESSARIO E DOVE È NECESSARIO". Per Dante si rendeva indispensabile il Cammino oltre i traguardi della sua natura e poteva farlo senza violare le leggi poste a tutela dell'Equilibrio del Cosmo.
Iddio, Equilibrio del Creato, in tutte le parti impera e dal Suo "alto seggio" regge la Vita.
Felice colui che sarà ammesso nella Sua Città», ovvero: nella Sua Cosmica Dimora.

[chiarificazioni inferno] non vuol che 'n sua città per me si vegna ­ v. 126 [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]

La Giustizia Divina, contro cui ogni pensiero bellicoso, squilibrante si frantuma, regolò leggi ed effetti e stabilì per essi limiti e traguardi inalienabili e invalicabili. Quando l'uomo crede di potersi arrogare il diritto di portare il suo negativo oltre la stratosfera (come oggi fa la Scienza terrestre) forzando i limiti entro cui Iddio lo pose, di proiettarsi oltre i traguardi che l'Equilibrio gl'impose, le Leggi poste a tutela del Divenire Eterno scattano simili a trappole di inflessibile punizione. Ecco che Virgilio, nel rispetto delle leggi Cosmiche, dice a Dante che lo affiderà ad un'anima superiore e più di lui adatta a guidarlo verso migliori dimensioni.

[chiarificazioni inferno] [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]



       E io a lui: «Poeta, io ti richeggio
     per quello Dio che tu non conoscesti,
 132 acciò ch'io fugga questo male e peggio,

Ed io a lui: «Poeta, io torno a chiederti per amor di quel Dio al Quale non ti è ancora concesso pervenire, che tu mi aiuti a fuggire questo male e ciò che di peggio potrebbe succedermi

       che tu mi meni là dov'or dicesti,
     sì ch'io veggia la porta di san Pietro
     e color cui tu fai cotanto mesti».
 136   Allor si mosse, e io li tenni dietro.

e di condurmi là dove or dicesti, così che io veda la porta di San Pietro: il Vaticano e coloro che di esso fanno parte, che tu dici: tanto mesti».
"Mesti" perché lontani dalle conoscenze di Verità.
Allora egli si mosse ed io lo seguì.

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