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La Commedia
di Dante Alighieri

alla luce della Filosofia Cosmica
in chiave parapsicologica

INFERNO ­ Canto IX

nel libero commento di Giovanna Viva

[linea separazione]

All'entrata della città di Dite ­ paura di Dante ­ le tre Furie ­ l'intervento del messo celeste
Cerchio sesto: eretici ­ Gli eretici giacciono entro tombe infuocate



       Quel color che viltà di fuor mi pinse
     veggendo il duca mio tornare in volta,
   3 più tosto dentro il suo novo ristrinse.

La paura che di pallore mi dipinse il volto alla vista del mio maestro che tornava indietro, indusse questi a reprimere il suo turbamento.

       Attento si fermò com'uom ch'ascolta;
     ché l'occhio nol potea menare a lunga
   6 per l'aere nero e per la nebbia folta.

Egli si arrestò come in ascolto, poiché, essendo pervaso di purezza Celeste, non poteva sostenere a lungo lo sguardo in quella nera e spessa nebbia del peccato.


       «Pur a noi converrà vincer la punga»,
     cominciò el, «se non... Tal ne s'offerse.
   9 Oh quanto tarda a me ch'altri qui giunga!»

«Eppure a noi converrà vincere la lotta contro il male», egli disse «se così non fosse, non avremmo noi avuto il compito di svolgere questa missione, che ha il fine di dissipare le tenebre dell'ignoranza. Oh quanto pesa a me il ritardo che "Altri" giunga a debellare il male!» (In riferimento al profetizzato grande Ritorno del Cristo in Terra dopo l'Apocalittica purificazione).

       I' vidi ben sì com'ei ricoperse
     lo cominciar con l'altro che poi venne,
  12 che fur parole a le prime diverse;

Io mi avvidi come egli cercò di ricoprire la frase appena iniziata con le parole che seguirono diverse dalle prime;

       ma nondimen paura il suo dir dienne,
     perch'io traeva la parola tronca
  15 forse a peggior sentenzia che non tenne.

ma non di meno paura mi suscitò il suo discorso incompiuto che fu invece per me peggiore della sentenza che non pronunciò.

       «In questo fondo de la trista conca
     discende mai alcun del primo grado,
  18 che sol per pena ha la speranza cionca?»

Io domandai al Maestro: «In questo fondo della triste conca discende mai alcuno proveniente dal primo grado di coscienza, spinto solo da pietà, poiché stroncata è la speranza di portare aiuto, dal momento che ogni cerchio di dolore è indispensabile all'evoluzione?»

       Questa question fec'io; e quei «Di rado
     incontra», mi rispuose, «che di noi
  21 faccia il cammino alcun per qual io vado.

A questa mia domanda: «Di rado s'incontra», egli rispose, «qualcuno di noi (extraterrestri) che faccia il cammino per il quale io vado.

       Ver è ch'altra fïata qua giù fui,
     congiurato da quella Eritón cruda
  24 che richiamava l'ombre a' corpi sui.

Vero è che un'altra volta io qua discesi, convocato da superiori Coscienze per una missione d'aiuto a causa di quella "Eritón cruda", ragione crudele della trista logica umana che riporta le anime ai corpi loro, dai quali, dopo la "morte" terrena, devono evadere per proseguire il cammino della Vita.

       Di poco era di me la carne nuda,
     ch'ella mi fece intrar dentr'a quel muro,
  27 per trarne un spirto del cerchio di Giuda.

La mia carne era da poco tempo"nuda", priva della mia anima che era in attesa di una nuova incarnazione, quando entrai dentro a quel muro (delle fortezze clericali) per aiutare una creatura che aveva finito di soffrire, nel cerchio di Giuda, le pene purificatrici prestabilite per i traditori.

       Quell'è 'l più basso loco e 'l più oscuro,
     e 'l più lontan dal ciel che tutto gira:
  30 ben so 'l cammin; però ti fa sicuro.

Quello è il più basso inferno privo di luce intellettiva, il più lontano dal Celeste Bene che tutto plasma, organizza e vivifica. Ben conosco il cammino la cui sofferenza tempra lo Spirito e rende sicuri.

[chiarificazioni inferno] Eritón cruda che richiamava l'ombre a' corpi sui ­ v. 23­24 [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]

È la cruda ragione umana nella sua logica immatura e crudele che, quando decide ad oltranza che ogni creatura giunta alla fine di una vita debba comunque continuare a vivere nel mondo, pratica allo scopo i più svariati interventi, ignorando che il giorno e l'ora della sua dipartita sono scritti nel Pensiero Divino sin dal giorno della sua nascita. L'uomo, pertanto, non dovrebbe tentare di "richiamare" l'anima per ricongiungerla al corpo dal quale deve separarsi, non dovrebbe tentare di fermare il cammino della Vita.

[chiarificazioni inferno] [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]



       Questa palude che 'l gran puzzo spira
     cigne dintorno la città dolente,
  33 u' non potemo intrare omai sanz'ira».

Questa palude che esala distonica disgustosa energia, recinge d'intorno la città dolente di peccati dove non possiamo entrare senza provocare ira nei cittadini».

       E altro disse, ma non l'ho a mente;
     però che l'occhio m'avea tutto tratto
  36 ver' l'alta torre a la cima rovente,

E altro disse che a me sfugge, poiché lo sguardo avevo tutto proiettato sulla cima rovente dell'alta torre,

       dove in un punto furon dritte ratto
     tre furïe infernal di sangue tinte,
  39 che membra feminine avieno e atto,

dove in un punto si drizzarono sveltamente tre furie infernali tinte di sangue (simboleggianti il furore e il sangue dominanti nella città di Dite: regno della Chiesa, in riferimento alle sacre inquisizioni ed al martirio al quale venivano sottoposti gli uomini di fede diversa da quella ufficiale che imponeva la Chiesa). Le Furie, "mascherato furore seducente l'Umanità", avevano membra e comportamento femminile per meglio spargere nel mondo la melliflua carezza del Maligno,

       e con idre verdissime eran cinte;
     serpentelli e ceraste avien per crine,
  42 onde le fiere tempie erano avvinte.

ed erano adorne di bisce verdissime; avevano per capelli serpentelli e "ceraste" serpenti cornuti, che alle superbe tempie, simboleggianti l'umana superbia, facevano corona.

       E quei, che ben conobbe le meschine
     de la regina de l'etterno pianto,
  45 «Guarda», mi disse, «le feroci Erine.

E quello che ben conobbe le miserevoli ancelle della violenza "regina dell'eterno pianto", «Guarda», mi disse, «le feroci Erine. (Le "Eretiche Dottrine" che dominano e distorgono il pensiero religioso seminando nel mondo leggi desolanti).

       Quest'è Megera dal sinistro canto;
     quella che piange dal destro è Aletto;
  48 Tesifón è nel mezzo»; e tacque a tanto.

Quest'è Megèra ("megèra" proviene dall'arabo e significa "nemica"), la maga dal sinistro canto, malefica voce che sparge nel mondo errati concetti che avvelenano la vita. Quella che piange sul lato destro è Aletto, portatrice di lacrime, simboleggiante l'allettante pensiero di grandezza, che "alletta" gli uomini, per poi precipitarli nel pianto.
Tesifone, la Teosofia è nel mezzo, l'errata Teologia filosofica (che nulla conosce delle Divine Leggi eterne), tramite Aletto, seminatrice di lacrime, che alletta l'umanità e tramite Megèra (nemica) portatrice di discordie, che rende gli uomini l'un l'altro nemici, Tesifone tramuta in pianto il gioioso canto della Vita»; Virgilio tacque a tal punto.

       Con l'unghie si fendea ciascuna il petto;
     battiensi a palme, e gridavan sì alto,
  51 ch'i' mi strinsi al poeta per sospetto.

Ognuna delle Erine si tagliava il petto con le unghie (simbolo dell'umano autolesionismo); poi, così come si usa applaudire freneticamente alla vana gloria dei potenti, "battiensi a palme", palma contro palma, battevano le mani e gridavano tanto forte (come urlano le masse umane negli applausi), che Dante si strinse al poeta per paura.

       «Vegna Medusa: sì 'l farem di smalto»,
     dicevan tutte riguardando in giuso;
  54 «mal non vengiammo in Tesëo l'assalto».

«Venga Medusa: (trionfi la megalomania) e poi faremo gli uomini di smalto», gridavano guardando in giù verso l'umanità.
Medusa, la megalomania, trasforma gli uomini in monumenti, unico ricordo, privo degli eterni valori dello Spirito, che gli uomini pervasi da stolto orgoglio, agognano lasciare dopo la morte.
Medusa, nel simboleggiare la vana gloria dei potenti, ha una corona di serpi per capelli, che le mordono il viso e come dal raggiungimento di alti posti, così dal suo volto scaturisce il sangue e il pianto.
Esse gridavano: «Mal non venimmo nell'assalto di Teseo». (Non fu male il nostro intervento, perché il nostro "Male" ha un suo ruolo nell'equilibrio purificatore della Vita).

       «Volgiti 'n dietro e tien lo viso chiuso;
     ché se 'l Gorgón si mostra e tu 'l vedessi,
  57 nulla sarebbe di tornar mai suso».

«Volgiti indietro e tieni il viso coperto che se il Gorgon ti vedesse, niente potrebbe far tornar mai sopra (se l'orgoglio ti soggiogasse e fossi avvinto anche tu dalla brama di gloria e di potere, in un batter d'occhio nel suo vortice cadresti)».

       Così disse 'l maestro; ed elli stessi
     mi volse, e non si tenne a le mie mani,
  60 che con le sue ancor non mi chiudessi.

Così disse il Maestro ed egli stesso mi volse il capo e mi coprì con le sue mani temendo che io ben non mi celassi.

       O voi ch'avete li 'ntelletti sani,
     mirate la dottrina che s'asconde
  63 sotto 'l velame de li versi strani.

O VOI CHE AVETE GLI INTELLETTI SANI (da scetticismo immuni), INTENDETE LA DOTTRINA CHE SI CELA SOTTO IL VELAME DI QUESTI VERSI STRANI.

       E già venìa su per le torbide onde
     un fracasso d'un suon, pien di spavento,
  66 per cui tremavano amendue le sponde,

Lungo le torbide onde degli offuscati concetti religiosi, veniva un fracasso spaventoso per cui tremavano ambedue le sponde,

       non altrimenti fatto che d'un vento
     impetüoso per li avversi ardori,
  69 che fier la selva e sanz'alcun rattento

       li rami schianta, abbatte e porta fori;
     dinanzi polveroso va superbo,
     e fa fuggir le fiere e li pastori.

il fracasso non era fatto d'altro che di dottrine avverse, che feriscono il mondo senza freno alcuno, il fosco vento dell'ignoranza schianta i rami della comprensione, abbatte e disperde il pensiero riempiendo di confusione le umane coscienze e dinanzi polveroso va superbo e fa fuggire i feroci ed i mansueti.

       Li occhi mi sciolse e disse: «Or drizza il nerbo
     del viso su per quella schiuma antica
  75 per indi ove quel fummo è più acerbo».

Virgilio mi liberò gli occhi e disse: «Ora ergi il tuo acume su quell'agitarsi furioso di antico dissenso, lì dove di più il fumo acerbo della sconoscenza offusca il sapere».

       Come le rane innanzi a la nimica
     biscia per l'acqua si dileguan tutte,
  78 fin ch'a la terra ciascuna s'abbica,

Come le rane fuggono dinanzi alla nemica biscia e si dileguano nell'acqua ammassandosi nella terra,

       vid'io più di mille anime distrutte
     fuggir così dinanzi ad un ch'al passo
  81 passava Stige con le piante asciutte.

così io vidi fuggire molte anime distrutte dinanzi a un essere che ha libero il passo; passava con lui la Morte con le piante asciutte.

       Dal volto rimovea quell'aere grasso,
     menando la sinistra innanzi spesso;
  84 e sol di quell'angoscia parea lasso.

Egli si scrollava dal volto quell'energia malefica, menando a sinistra spesso il passo e solo per l'angoscia di quel male pareva sfinito.

[chiarificazioni inferno] menando la sinistra innanzi spesso ­ v. 83 [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]

È da notare che le Creature Celesti procedono nel negativo dal lato sinistro e nel positivo dal destro.
Anche nell'equilibrio umano abbiamo il polo positivo a destra e il negativo a sinistra. Gesù insegnò l'atto del pregare a mani giunte per completare il potere energetico esistente nel corpo fisico. Le mani giunte aiutano l'energia del pensiero ad elevarsi nelle alte sfere attraverso quella lunghezza d'onda consentita all'Umanità.

[chiarificazioni inferno] [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]



       Ben m'accorsi ch'elli era da ciel messo,
     e volsimi al maestro; e quei fé segno
  87 ch'i' stessi queto ed inchinassi ad esso.

Mi accorsi che Egli era un Messaggero del Cielo e mi volsi al Maestro che mi disse di star quieto e d'inchinarmi ad Esso.

       Ahi quanto mi parea pien di disdegno!
     Venne a la porta, e con una verghetta
  90 l'aperse, che non v'ebbe alcun ritegno.

Ah quanto mi parve sdegnato quel Giustiziere Divino nel vedere le porte chiuse della casa di Dio! (città della Chiesa). Quelle porte avrebbero dovuto essere aperte in amore con tutte le Religioni e i popoli del mondo.
Egli si avvicinò alla porta e con una verghetta l'aperse senza riguardo alcuno.
(I Fratelli dello Spazio non conoscono armi, essi sono solo e sempre spinti dall'Amore, ma venendo quaggiù, in dimensione umana, usano necessariamente una verghetta che può essere adoperata per vari usi.
Per fermare un eventuale atto offensivo terrestre, essi potrebbero dirigere l'energia della verghetta in direzione di un uomo che volesse far loro del male e per non nuocere all'uomo, fermerebbero la sua mano togliendogli un quid energetico e immobilizzandolo così per pochi istanti.
Operando un cambio dimensionale, il Celeste Messaggero mutò con la verghetta il movimento molecolare della porta in quello dell'antimateria. E così la Chiesa ebbe per lui la porta aperta).

       «O cacciati del ciel, gente dispetta»,
     cominciò elli in su l'orribil soglia,
  93 «ond'esta oltracotanza in voi s'alletta?

«O scacciati dai cieli, gente dispettosa», gridò Egli sulla soglia, «da quale fonte attingete tanta arroganza?

       Perché recalcitrate a quella voglia
     a cui non puote il fin mai esser mozzo,
  96 e che più volte v'ha cresciuta doglia?

Perché recalcitrate alla Volontà Divina il cui fine non può esser fermato? Eppure più volte vi è accresciuto il dolore espiativo, poiché più volte avete in questa opposizione agito.

       Che giova ne le fata dar di cozzo?
     Cerbero vostro, se ben vi ricorda,
  99 ne porta ancor pelato il mento e 'l gozzo».

A che giova cozzare contro gli immutabili decreti Divini? Se il vostro cervello guasto ben ricorda, Cerbero vostro, la giusta punizione, vi ha lasciato pelato il mento e il gozzo ...e così rimarrete».
"pelato il mento" privo di parole per il mancato insegnamento, "pelato il gozzo" nella privazione della sostanza, quale spirituale nutrizione. In altri termini: spiritualmente e materialmente vuoti.

       Poi si rivolse per la strada lorda,
     e non fé motto a noi, ma fé sembiante
 102 d'omo cui altra cura stringa e morda

Poi il Messaggero si rivolse verso la strada sporca di peccato senza badare a noi, ma come essere umano a cui altro interesse urge,

       che quella di colui che li è davante;
     e noi movemmo i piedi inver' la terra,
 105 sicuri appresso le parole sante.

maggiore di quello di Virgilio che gli stava davanti; e noi muovemmo i passi sulle sue orme fiduciosi, seguendo le sue parole sante.

       Dentro li 'ntrammo sanz'alcuna guerra;
     e io, ch'avea di riguardar disio
 108 la condizion che tal fortezza serra,

Dentro alla città di Dite entrammo senza opposizione ed io che avevo desiderio di vedere da vicino le condizioni che tale fortezza racchiude,

       com'io fui dentro, l'occhio intorno invio:
     e veggio ad ogne man grande campagna,
 111 piena di duolo e di tormento rio.

come fui dentro inviai intorno lo sguardo: e vidi una estensione grande, piena di dolorosa vita nella colpa.

       Sì come ad Arli, ove Rodano stagna,
     sì com'a Pola, presso del Carnaro
 114 ch'Italia chiude e suoi termini bagna,

Così come ad Arli dove il Rodano muore e come a Pola nei pressi del Carnaro segna la fine dell'Italia bagnando i suoi confini,

       fanno i sepulcri tutt'il loco varo,
     così facevan quivi d'ogne parte,
 117 salvo che 'l modo v'era più amaro;

così la loro fine segnavano quei "sepolcri" (corpi umani che l'anima racchiudono nel dolore terreno), solo che per questi la fine era più amara;

       ché tra gli avelli fiamme erano sparte,
     per le quali eran sì del tutto accesi,
 120 che ferro più non chiede verun'arte.

poiché fra gli avelli fiamme erano sparse, fiamme di dolore per le quali quei sepolcri erano così del tutto accesi, tanto che ferro non richiederebbe maggiore arroventamento per il lavoro artistico d'un fabbro.

       Tutti li lor coperchi eran sospesi,
     e fuor n'uscivan sì duri lamenti,
 123 che ben parean di miseri e d'offesi.

Tutti i lor coperchi eran sospesi (tra la tenebra dell'involuzione e la luce del sapere), duri lamenti ne uscivano fuori "di miseri e d'offesi".
Tali anime sofferenti negli infuocati sepolcri a lor tempo avevano miseramente offeso, con concetti saturi di eresie, l'umanità intera nei suoi diritti di conoscere il Vero.
Molti sono coloro nella "città di Dite" che hanno preteso interpretare i segreti arcani della sostanza Biblica ed Evangelica facendo uso di quel relativo valore che è la logica umana. Ne sono nate perciò molte storture che hanno allontanato l'uomo dalla Divina Fonte di Verità.

       E io: «Maestro, quai son quelle genti
     che, seppellite dentro da quell'arche,
 126 si fan sentir coi sospiri dolenti?»

Io domandai: «Maestro, chi son quelle genti che seppellite dentro a quelle arche si fan sentire coi dolenti sospiri?»

       Ed elli a me: «Qui son li eresïarche
     con lor seguaci, d'ogne setta, e molto
 129 più che non credi son le tombe carche.

Ed egli: «Qui sono gli "eresiarche", eresie in arche, eretici sepolcri umani con i loro seguaci d'ogni setta religiosa errata, e più che non credi son le tombe cariche di peccati.
(Ogni religione è stata portata al mondo dalle creature Celesti sia attraverso i Profeti e sia da essi stessi Extraterrestri, discesi in Terra all'unico scopo di indicare agli uomini la via dell'Amore. Ciò è stato fatto rispettando sempre e il più possibile leggi e costumi delle diverse razze. E malgrado il tempo e l'umano intendere abbiano molto distorto la parola Celeste, tutte hanno serbato sempre un fondo di verità).

       Simile qui con simile è sepolto,
     e i monimenti son più e men caldi».
     E poi ch'a la man destra si fu vòlto,
 133   passammo tra i martìri e li alti spaldi.

Simile con simile è sepolto, e i monumenti (di carne ed ossa o corpi fisici) quali di più quali di meno sono infuocati». E poi che sulla destra egli si volse, passammo tra i martiri e le alte mura della città di Dite.

Questo influsso Karmico, questa lunga mano di giustizia che gli esseri agita e rimbalza nei labirinti afosi di questa trottola­pianeta Terra, porta gli uomini a rinascere assieme, vicini a pagare il riscatto per le negative azioni compiute nelle vite precedenti, così come vicini il male li avvolse assieme nella stessa spirale negativa travolgente.
In tal caso, la logica umana che sconosce la legge del karma, attribuisce al contagio o a fattori ereditari un male karmico che avvolge più anime assieme.
"Simile con simile è sepolto" negli avelli di carne ed ossa più o meno infuocati di cause remote, sepolti per riemergere finalmente un giorno dalle onde del buio mare burrascoso ed essere ammessi in quella dimenticata dolce "CASA" universale, in un giorno lontano tristemente abbandonata.

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Da un messaggio di un extraterrestre

L'Universo è come una sequenza di maglie; una maglia è legata alla seguente e tutto è legato insieme da un capo all'altro dell'Universo, pianeta dopo pianeta e galassia dopo galassia. Attraverso tutto questo, da una maglia all'altra, è tessuto un "filo" rappresentante la Potenza Divina che è in tutto.
Immaginiamo di prendere una maglia e questo "filo" che porta al suo centro: lo si può considerare come il "nervo principale". Abbiamo così l'idea del "sistema nervoso" della Divinità. Pensate al vostro sistema nervoso e piantate uno spillo nel vostro dito. Il dolore è registrato immediatamente dal nervo principale, attraversa il midollo spinale, fino al cervello e ritorna ­ per così dire ­ poiché è dentro il vostro dito che voi sentite il dolore.
Comprendete il principio che è alla base di tutto questo e vedete ora il funzionamento della Legge Cosmica: Tizio fa qualcosa e questo è registrato immediatamente da Dio. Effettivamente ed immediatamente questo atto percorre tutto il sistema e ritorna al suo punto d'origine, dopo essere stato registrato e localizzato esattamente come quando piantate uno spillo in un vostro dito e non dubitate mai di quale dito si tratta!
Nella stessa maniera Dio non ha mai alcun dubbio circa gli atti dell'uomo, né di quale uomo si tratta, ed è perciò che dovete controllare le vostre dita e non spingere, né maltrattare nessuno, perché vi brucereste le dita. Lo comprendete?
Sappiatelo: un uomo è anche un fuoco, pur se in altra maniera...
Ma non soltanto le vostre dita dovete controllare; il principio è esattamente lo stesso per ogni parola che pronunciate.
Come è vero che Dio è vivente in ogni cosa da Egli creata, la parola è vivente.
Intendete ciò come segue: quando pronunciate una parola in realtà è la vostra coscienza che dice questa parola e la vostra coscienza è perfettamente vivente. Questa Coscienza emette un impulso che colpisce un'altra Coscienza che ne è così influenzata. Sorvegliate quindi le vostre parole; pesatele, pesatele su una bilancia d'oro!.
Quando si amano i propri simili non si fa loro del male sotto alcun pretesto. Non si invia loro pensieri cattivi, nè parole cattive. In ogni circostanza si agisce verso di essi con amore e fiducia. Quando ogni individuo sarà capace di vivere secondo questo principio tutte le altre cose seguiranno, ed allora la giustizia regnerà sulla Terra.

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