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La Commedia
di Dante Alighieri

alla luce della Filosofia Cosmica
in chiave parapsicologica

INFERNO ­ Canto XIX

nel libero commento di Giovanna Viva

[linea separazione]

Cerchio ottavo: fraudolenti
Bolgia terza: simoniaci ­ papa Niccolò III ­ invettiva di Dante contro i papi simoniaci



       O Simon mago, o miseri seguaci
     che le cose di Dio, che di bontate
   3 deon essere spose, e voi rapaci

O Simon mago che pretendevi comprare da Pietro e Giovanni la facoltà di comunicare con lo Spirito Santo! Atti degli Apostoli (8:9­19), e voi miseri seguaci del male, voi rapaci delle Verità Divine che devono andare spose alla bontà, voi rapaci

       per oro e per argento avolterate,
     or convien che per voi suoni la tromba,
   6 però che ne la terza bolgia state.

per oro e per argento svoltolate la Verità (e mutate in contorti dogmi la Giustizia Divina con un groviglio di leggi crudeli mascherandovi biechi e torvi sotto il segno della Croce), ora conviene che per voi suoni la tromba (dell'Apocalisse e che il possente Fiato di Dio, che squasserà ogni cosa sulla Terra, soffi su di voi che combatteste i profeti e non riconosceste le parole improntate al Divino Pensiero), è per questo che nella terza bolgia state.

       Già eravamo, a la seguente tomba,
     montati de lo scoglio in quella parte
   9 ch'a punto sovra mezzo 'l fosso piomba.

Già eravamo alla successiva tomba, montati su quella parte dello scoglio che trovasi nel mezzo esatto, a piombo sopra il fosso (fosso che, dopo i Simoniaci "mercanti del sacro", potrebbe racchiudere gli "assassini del sacro").

       O somma sapïenza, quanta è l'arte
     che mostri in cielo, in terra e nel mal mondo,
  12 e quanto giusto tua virtù comparte!

O somma Sapienza quanta perfezione ha la tua arte d'amore e di giustizia che mostri in Cielo, in Terra e nel mal mondo, e con quanta equità la tua virtù elargisce il premio o il castigo!

       Io vidi per le coste e per lo fondo
     piena la pietra livida di fóri,
  15 d'un largo tutti e ciascun era tondo.

Io vidi sui lati e nel fondo del pozzo la pietra livida sparsa di fori tutti rotondi e della stessa larghezza.

       Non mi parean men ampi né maggiori
     che que' che son nel mio bel San Giovanni,
  18 fatti per loco d'i battezzatori;

Non mi parevano questi né minori né maggiori di quelli che sono nel mio bel Battistero di San Giovanni in Firenze, fatti per posare i bimbi da battezzare;

I "Fori battesimali" erano scavati sulla parete o, simili a vaschette rotonde, erano su colonnine vicino all'altare).


       l'un de li quali, ancor non è molt'anni,
     rupp'io per un che dentro v'annegava:
  21 e questo sia suggel ch'ogn'omo sganni.

l'uno dei quali, or non son molti anni, ruppi io colto dalla collera nel vedere un prete che annegava un bambino fingendo di battezzarlo; e questa mia testimonianza sia marchio di autenticità che serva a togliere d'inganno coloro che credono si possa riporre cieca fiducia nell'abito talare.

       Fuor de la bocca a ciascun soperchiava
     d'un peccator li piedi e de le gambe
  24 infino al grosso, e l'altro dentro stava.

Dall'imboccatura di ogni foro uscivano i piedi e le gambe di ciascun peccatore fino alle cosce e il resto del corpo stava dentro.

       Le piante erano a tutti accese intrambe;
     per che sì forte guizzavan le giunte,
  27 che spezzate averien ritorte e strambe.

Le piante di ciascuno erano accese entrambe, per cui le giunture guizzavano tanto forte che parevano spezzarsi così com'erano ritorte e strambe.

       Qual suole il fiammeggiar de le cose unte
     muoversi pur su per la strema buccia,
  30 tal era lì dai calcagni a le punte.

Come il fiammeggiare delle cose unte si muove sulla superficie dell'oggetto, così le fiamme si muovevano sulla superficie della pelle dai calcagni alle punte.

[chiarificazioni inferno] che spezzate averien ritorte e strambe.
Qual suole il fiammeggiar de le cose unte
­ v. 27­28
[chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]

Questo significa che non vi è nella vita ristoro di membra per coloro che con fuoco e ferro rovente bruciarono le membra altrui. È la "Legge del Karma", questo effetto di cause remote simile a cambiale da pagare e che si svolge nella massima perfezione. Gli impulsi emanati dall'uomo durante un delitto, come tutti gli impulsi energetici, colpiscono di ritorno, simili ad un boomerang, il campo animico umano che li ha generati ed emanati. E dante riconosce in questa bolgia i promotori di tali misfatti, che furono in prevalenza sacerdoti di ogni tempo e di ogni religione, portati a dissacrare il Divino Concetto.
Ma riflettiamo sulla scena che Dante ci propone, osserviamo gli spettacoli della Natura e guardiamo con gli occhi della mente quelle piante che hanno i rami accesi dallo scottare del sole nelle assolate distese. Non hanno forse anche quelle anime una parte del loro corpo conficcato a testa in giù nella terra e nella pietra? Non hanno forse anch'esse i rami, le loro membra, tanto contorte e simili a gambe, "che spezzate averien ritorte e strambe"? E nei frequenti incendi non si muovono forse le fiamme dalle giunture, alle punte divampando veloci "Qual suole il fiammeggiar de le cose unte"?

[chiarificazioni inferno] [chiarificazione precedente] [chiarificazione seguente]



       «Chi è colui, maestro, che si cruccia
     guizzando più che li altri suoi consorti»,
  33 diss'io, «e cui più roggia fiamma succia?»

«Chi è colui, maestro, che più degli altri suoi compagni di pena», io domandai a Virgilio, «è tormentato da fuoco intenso?»

       Ed elli a me: «Se tu vuo' ch'i' ti porti
     là giù per quella ripa che più giace,
  36 da lui saprai di sé e de' suoi torti».

Egli rispose: «Se tu vuoi che t'accompagni laggiù lungo quel lato più oppresso, da lui stesso saprai di sé e delle sue colpe».

       E io: «Tanto m'è bel, quanto a te piace:
     tu se' segnore, e sai ch'i' non mi parto
  39 dal tuo volere, e sai quel che si tace».

E io: «A me è gradito ciò che a te piace e poiché tu leggi nel mio pensiero sai già che io non mi allontano dalla tua volontà».

       Allor venimmo in su l'argine quarto;
     volgemmo e discendemmo a mano stanca
  42 là giù nel fondo foracchiato e arto.

Allora venimmo sul quarto argine, volgendo e discendendo a sinistra giungemmo nel fondo sforacchiato e arduo.

(Si noti che nel discendere nel male si segue la parte negativa, la sinistra, mentre nell'uscirne si imbocca sempre il lato destro sul quale alberga il "polo positivo" del corpo umano).


       Lo buon maestro ancor de la sua anca
     non mi dipuose, sì mi giunse al rotto
  45 di quel che si piangeva con la zanca.

Il buon maestro non mi depose giù dal suo ginocchio dove, quale pesante fardello, mi aveva posato per viaggiare, se non quando giungemmo al foro di quello che piangeva dimenando le gambe.

       «O qual che se' che 'l di sù tien di sotto,
     anima trista come pal commessa»,
  48 comincia' io a dir, «se puoi, fa motto».

«Chiunque tu sia che di sopra del tuo corpo hai rivolto all'ingiù, anima trista conficcata nella pietra come un palo», io dissi, «se tu puoi, parlami di te».

       Io stava come 'l frate che confessa
     lo perfido assessin, che, poi ch'è fitto,
  51 richiama lui per che la morte cessa.

Io ero lì nella stessa posizione del frate che confessa l'assassino condannato a morire a testa in giù in un fosso e che richiede il confessore nella speranza che quello stato di agonia cessi al più presto e la morte si compia.

       Ed el gridò: «Se' tu già costì ritto,
     se' tu già costì ritto, Bonifazio?
  54 Di parecchi anni mi mentì lo scritto.

Ed egli gridò: «Sei tu qui già ritto in attesa di prendere il mio posto, Bonifacio?
Per parecchi anni mi mentì (la profezia sulla tua morte), così come lo scritto (dei tuoi insegnamenti errati sulle Rivelazioni Divine; tu disubbidisti alle regole e portasti me nei tuoi errori).

       Se' tu sì tosto di quell'aver sazio
     per lo qual non temesti tòrre a 'nganno
  57 la bella donna, e poi di farne strazio?»

Ed ora sei tu sazio di quella ricchezza per la quale non temesti d'ingannare "la bella donna" la tua Chiesa e poi di farne strazio trasformandola in meretrice?»

       Tal mi fec'io, quai son color che stanno,
     per non intender ciò ch'è lor risposto,
  60 quasi scornati, e risponder non sanno.

Io rimasi come coloro che per non aver capito la risposta che vien loro data, quasi vergognosi non sanno rispondere.

       Allor Virgilio disse: «Dilli tosto:
     "Non son colui, non son colui che credi"»;
  63 e io rispuosi come a me fu imposto.

Allora Virgilio disse: «Digli subito che non sei quello che lui crede»; ed io risposi come mi fu imposto.

       Per che lo spirto tutti storse i piedi;
     poi, sospirando e con voce di pianto,
  66 mi disse: «Dunque che a me richiedi?

Perciò lo Spirito storse completamente i piedi, poi sospirando e con voce di pianto (avendo appreso che non ero io Bonifacio in attesa di prendere il suo posto, come da profezia, e che egli avrebbe dovuto pertanto attendere ancora la fine liberatrice), mi disse: «Dunque, tu cosa mi domandi?

       Se di saper ch'i' sia ti cal cotanto,
     che tu abbi però la ripa corsa,
  69 sappi ch'i' fui vestito del gran manto;

Se di saper ch'io sia t'importa tanto da discender la ripa per venirmi vicino, sappi che io vestii manto papale;

       e veramente fui figliuol de l'orsa,
     cupido sì per avanzar li orsatti,
  72 che sù l'avere e qui me misi in borsa.

io veramente fui figliol dell'Orsa. Fui Orsini e fui cupido allo scopo di "avanzar" superare la ricchezza degli Orsini e qui, invece del denaro, misi me stesso in questa "borsa" espiativa.

       Di sotto al capo mio son li altri tratti
     che precedetter me simoneggiando,
  75 per le fessure de la pietra piatti.

Di sotto al capo mio sono appiattiti gli altri papi che precedettero me simoneggiando.

       Là giù cascherò io altresì quando
     verrà colui ch'i' credea che tu fossi,
  78 allor ch'i' feci 'l sùbito dimando.

Laggiù cascherò io, come i miei predecessori, quando verrà colui che credevo tu fossi, allorché ti rivolsi l'improvvisa domanda.

       Ma più è 'l tempo già che i piè mi cossi
     e ch'i' son stato così sottosopra,
  81 ch'el non starà piantato coi piè rossi:

Ma il tempo in cui sono stato qui io a cuocermi i piedi, è maggiore di quello che trascorrerà nelle mie condizioni papa Bonifacio:

       ché dopo lui verrà di più laida opra
     di ver' ponente, un pastor sanza legge,
  84 tal che convien che lui e me ricuopra.

poiché dopo di lui verrà più immorale papa da ponente che (secondo le profezie) dovrà prendere il posto mio e di Bonifacio.

       Novo Iasón sarà, di cui si legge
     ne' Maccabei; e come a quel fu molle
  87 suo re, così fia lui chi Francia regge».

Costui sarà un nuovo Giasone di cui si legge in Maccabei, esso comprò il pontificato di Siria abbandonandosi a vita dissoluta. E, come a quel Giasone accondiscese il suo re, così a costui sarà accondiscendente il re di Francia».

       Io non so s'i' mi fui qui troppo folle,
     ch'i' pur rispuosi lui a questo metro:
  90 «Deh, or mi dì: quanto tesoro volle

Io non so fino a che punto fui ardito a rispondere a lui nel suo stesso linguaggio: «Deh, dimmi ora: quanto tesoro volle

       Nostro Segnore in prima da san Pietro
     ch'ei ponesse le chiavi in sua balìa?
  93 Certo non chiese se non "Viemmi retro".

Nostro Signore da San Pietro per affidargli la Sua Santa Missione? Certo non gli chiese altro che di seguire le Sue Orme.

       Né Pier né li altri tolsero a Matia
     oro od argento, quando fu sortito
  96 al loco che perdé l'anima ria.

Né Pietro, né gli altri apostoli pretesero da Matteo oro e argento quando fu sorteggiato il posto che occupava Giuda, anima ria.

       Però ti sta, ché tu se' ben punito;
     e guarda ben la mal tolta moneta
  99 ch'esser ti fece contra Carlo ardito.

Perciò ti sta bene essere così punito e ricorda la moneta che carpisti per osteggiare il grande Carlo d'Angiò.

       E se non fosse ch'ancor lo mi vieta
     la reverenza delle somme chiavi
 102 che tu tenesti ne la vita lieta,

E se non fosse per il rispetto verso la carica che tu hai rivestito sedendoti alla cattedra di Pietro, quale ministro di Dio sulla Terra,

       io userei parole ancor più gravi;
     ché la vostra avarizia il mondo attrista,
 105 calcando i buoni e sollevando i pravi.

io userei parole più violente, perché la vostra sete di dominio è di cattivo esempio al mondo, schiacciando i buoni ed esaltando i cattivi.

       Di voi pastor s'accorse il Vangelista,
     quando colei che siede sopra l'acque
 108 puttaneggiar coi regi a lui fu vista;

Voi, pastori ecclesiastici, vide Giovanni Evangelista, Apocalisse (17:1­3) quando ebbe la visione della donna che siede sopra le acque e che si prostituiva con i re della Terra;

       quella che con le sette teste nacque,
     e da le diece corna ebbe argomento,
 111 fin che virtute al suo marito piacque.

quella che nacque con le sette teste e dalle dieci corna prese vigore finché a "suo marito" piacque la virtù.

La donna con sette teste per Dante rappresenta la Chiesa, già dominatrice di molti popoli rappresentati dalle acque su cui la "meretrice" siede. Essa nacque con sette teste, cioè sopra i sette colli romani; le dieci corna dalle quali trasse vigore, rappresentano i dieci re, che in principio governavano Roma e con i quali la Chiesa fornicava in illeciti traffici politici affaristici.
Essa trasse vigore dalle dieci corna fino a quando ebbe un papa, "il marito", al quale piacque la virtù.


       Fatto v'avete Dio d'oro e d'argento;
     e che altro è da voi a l'idolatre,
 114 se non ch'elli uno, e voi ne orate cento?

Vi siete fatto un Dio d'oro e d'argento, che differenza passa fra voi e gl'idolatri se Egli è uno solo e voi ne adorate cento?

Tra questi: la ricchezza, il dominio, l'egoismo e la violenza.
Dante si riferisce agli scritti sacri:
"Vieni, io ti mostrerò la condannazione della Grande Meretrice, che siede sopra molte acque", Apocalisse (17:1).
"Le acque che tu hai viste sono popoli e moltitudini e nazioni e lingue", Apocalisse (17:15).
"SIEDE SOPRA I SETTE MONTI LA CITTÀ CHE HA IL REGNO SOPRA I RE DELLA TERRA, VESTITA DI PORPORA E DI SCARLATTO, ADORNA D'ORO, DI PIETRE PREZIOSE E DI PERLE. AVEVA UNA COPPA D'ORO IN MANO PIENA DI ABOMINAZIONE E DELLE IMMONDEZZE DELLA SUA FORNICAZIONE...", Apocalisse (17:4).


       Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre,
     non la tua conversion, ma quella dote
 117 che da te prese il primo ricco patre!»

Ahi Costantino, quanto male generò, non la tua conversione, ma la dote che da te prese il primo ricco padre!» (Papa Silvestro I).

Costantino concepì in modo errato l'apparizione della Croce in cielo, che significava: "Non con le armi, non spargendo il sangue fraterno, ma con la Croce del Divino Amore, tu vincerai tutte le battaglie della tua esistenza".
Costantino, intendendo l'ammonimento divino come incoraggiamento alla guerra, fece apporre il segno di croce sulle armi, che la Chiesa benedì, dando così il braccio alla violenza.
Egli, in seguito, credendo di far cosa a Dio gradita, donò al papa terre del suo impero, ignorando che il Divino Pensiero, così come dal Cielo viene amorevolmente donato, non si vende e non si compra, ma si dona a coloro che amorevolmente lo accettano.


       E mentr'io li cantava cotai note,
     o ira o coscïenza che 'l mordesse,
 120 forte spingava con ambo le piote.

E mentre io così lo rimproveravo, o per ira o per pentimento che lo rimordesse, egli, così capovolto, agitava violentemente entrambi i piedi.

       I' credo ben ch'al mio duca piacesse,
     con sì contenta labbia sempre attese
 123 lo suon de le parole vere espresse.

Credo che al mio maestro piacesse il mio giusto rimprovero, tanto era lieta l'espressione del suo volto mentre ascoltava le mie veritiere parole.

       Però con ambo le braccia mi prese;
     e poi che tutto su mi s'ebbe al petto,
 126 rimontò per la via onde discese.

Perciò egli mi prese con ambo le mani e, con me in braccio, risalì la via dalla quale "molto leggermente" eravamo discesi.

       Né si stancò d'avermi a sé distretto,
     sì men portò sovra 'l colmo de l'arco
 129 che dal quarto al quinto argine è tragetto.

Non si stancò di avermi sul suo petto e così mi portò sul colmo dell'arco che fa da traghetto dal quarto al quinto argine.

       Quivi soavemente spuose il carco,
     soave per lo scoglio sconcio ed erto
     che sarebbe a le capre duro varco.
 133   Indi un altro vallon mi fu scoperto.

Qui molto dolcemente depose il peso del mio corpo fisico "al di sopra" della scheggia dello scoglio, che sarebbe anche per le capre duro varco.

Quindi un altro vallone espiativo si aprì al mio sguardo.
Torna ad evidenziarsi il riferimento ad un "disco volante" (Canto XVIII ­ v. 72), dal quale Virgilio e Dante erano discesi.
Gli Extraterrestri, qual'era Virgilio, possono facilmente annullare la forza di gravità terrestre e sollevarsi fino a raggiungere il mezzo di trasporto lasciato in sosta nello spazio e invisibile alla vista umana, poiché, come già detto, esistente in una differente lunghezza d'onda visiva. Il mezzo di trasporto viene usato quando i nostri Fratelli del cielo devono rendersi visibili e tangibili ai terrestri. Ben sappiamo che un corpo pesante ha bisogno di un mezzo di trasporto per viaggiare nello spazio. Ma in genere le loro cellule corporee sono più spiritualizzate delle nostre e quindi lievi, leggere e come dice Dante "soavi".

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