Fin dagli inizi della loro carriera, i Pink Floyd si contraddistinsero per la loro musica decisamente originale e, per i loro incredibili e straordinari spettacoli dal vivo. All’epoca dei loro concerti all’UFO Club, i Pink Floyd erano soliti dilatare enormemente i loro brani; inoltre, mentre essi suonavano, venivano ricoperti da immagini proposte da dei proiettori che riproducevano diapositive, filmati e qualsiasi strano effetto visivo che la tecnologia della cultura dell’LSD poteva produrre. Nel giro di un paio d’anni, i concerti dei Pink Floyd divennero leggendari. All’epoca del loro tour americano del ‘75, essi vollero una piramide per decorare il proprio palcoscenico. Se ne fecero costruire una in tutta fretta, durante una pausa di quattro settimane nella metà del tour. Era 20 metri di base ed altrettanti di altezza. Durante lo show, la sommità della piramide doveva distaccarsi e librarsi in volo. Era costruita con un’intelaiatura gonfiabile coperta di stoffa, sollevata da un pallone interno. Durante un concerto tenuto a Pittsburgh, in giugno, la struttura si inclinò lateralmente ed il pallone uscì attraverso il fondo aperto. La piramide cadde dal cielo, colpendo diverse macchine situate nel parcheggio dello stadio e l’idea venne temporaneamente abbandonata.
Quindi, dopo il tour di Animals del ‘77, Graeme Fleming, il direttore di produzione di Britannia Row (la compagnia che era responsabile per tutto il lavoro di produzione dei Pink Floyd) contattò il celebre binomio di specialisti di colossali produzioni rock, composto da Mark Fisher e Jonathan Park, chiamati a far risorgere il progetto della piramide. Park progettò la struttura d’acciaio nella forma di un cubo alto 20 metri e Fisher progettò la piramide superiore. Quando la struttura completa venne completata, i Pink Floyd decisero di abbandonare il progetto. I due architetti inglesi avevano già collaborato con il gruppo. Infatti, erano stati chiamati a progettare una serie di soggetti gonfiabili per il tour americano di Animals del ‘77. Il grande maiale gonfiabile che era raffigurato sulla copertina dell’album, venne disegnato da Jeffrey Shaw dell’Evenstructure Research Group olandese e venne costruito dalla Balloon Fabrik tedesca. Durante la session fotografica per la copertina dell’album, nel dicembre ‘76, alla maestosa Battersea Power Station di Londra, l’anello che univa il cavo di ormeggio al fusto dei cavi attaccato al maiale, si spezzò e salì in cielo attraverso la traiettoria di volo di Heathrow ed atterrò in seguito nel Kent.
In seguito a questo inconveniente, i Pink Floyd, che erano decisi ad impiegare dei soggetti gonfiabili per il loro tour americano, chiesero ad Aubrey Powell, un membro dell’Hipgnosis (lo studio grafico che curava le copertine dei Pink Floyd), di trovare un nuovo progettista di pupazzi gonfiabili. Egli contattò Andrew Sanders, uno scenografo esperto in figure modellate in cera. Non sapendo a chi rivolgersi, chiese informazioni al portiere del Palace Theatre di Londra che, due anni prima, aveva conosciuto Mark Fisher dopo che questi aveva lavorato ad un qualche materiale di scena gonfiabile, per uno show di Barry Humphries.
Egli venne quindi contattato dai Pink Floyd. La nuova serie di soggetti gonfiabili rappresentava un nucleo familiare. Costituito da un uomo d’affari, dalla sua trasandata moglie seduta su un divano, da un figlio, una figlia e dalla metà di un bambino, esso era un riferimento ironico alla statistica ufficiale secondo la quale, in media, un nucleo familiare britannico aveva due figli e mezzo. Associati a queste figure antropomorfiche, c’erano i tipici beni di consumo durevoli: un televisore, un frigorifero ed una Cadillac a grandezza naturale ed il tipico riferimento del periodo a polizia ed autorità: il maiale gigantesco. I Pink Floyd chiesero a Fisher e Sanders di creare la famiglia dei nuovi soggetti gonfiabili con i loro meccanismi di controllo. A questo punto, Fisher chiese a Jonathan Park di collaborare nella loro realizzazione e di seguire il tour per sei mesi, da Miami a Montreal.
Roger Waters voleva che le figure fossero a grandezza naturale, ma Fisher reputava che la loro misura sarebbe stata riferibile a spettacoli tenuti in auditorium e, quindi, raggiunsero un compromesso che sarebbero state tre volte la grandezza naturale; nonostante tutto Waters non era ancora contento.
Il maiale gonfio di elio che era stato utilizzato per la session fotografica della copertina dell’album, venne usato per pubblicizzare il tour e dalla sua forma vennero realizzati i nuovi maiali per gli show. Il set del tour americano di Animals venne progettato per essere situato da un lato all’altro di uno stadio con, sullo sfondo, il gigantesco schermo circolare che già era stato utilizzato dai Pink Floyd nei tour precedenti. Il sistema d’illuminazione era costituito da torri telescopiche pneumatiche sospese da una parte all’altra del palco, da luci situate sul fronte del palco e da luci fissate intorno al perimetro dello schermo circolare. I soggetti gonfiabili viaggiavano lungo un cavo molto lungo che si estendeva sul palcoscenico, da sinistra a destra, sostenuto ad ogni estremità da gru idrauliche mobili. Un altro cavo, che talvolta raggiungeva i 400 metri di lunghezza, pendeva sullo stadio e si estendeva dal fondo del palcoscenico alla parte posteriore dello stadio. Su di esso era attaccato il maiale, che appariva sopra il pubblico, si fermava qua e là e quindi scompariva dietro il palco. Alcuni secondi dopo riappariva poi, improvvisamente, esplodeva. Il secondo maiale era riempito di elio, con una sacca interna di propano fornita di accensione. Un particolare piuttosto curioso, in questo senso, si svolse a Milwaukee, il 15 giugno ’77, quando Fisher decise di riempire il maiale di acetilene ed ossigeno, invece che di propano. In quella occasione il gruppo era stato costretto a tenere il volume degli amplificatori piuttosto basso, in quanto lo stadio si trovava in prossimità di un ospizio. Il maiale, riempito con la nuova mistura, diede vita ad un enorme bagliore, quindi scomparve. Quindi, pochi secondi dopo, si sentì una paurosa detonazione che fece spaventare tutto il pubblico presente.
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