Finalmente, dopo cinque anni, è uscito il nuovo album solista di Roger Waters, dal titolo Amused To Death. Un lavoro talmente bello ed affascinante che si può considerare come “cinema per l’udito”, e che si svela sempre più ad ogni ascolto. “Sono felice di provare ancora passione per quello che faccio” ha detto Waters, “Aspetterò ansiosamente di vedere se la gente ne ricaverà qualcosa. Mi piace avere questo rapporto individuale fra me e te, chiunque tu possa essere. I miei fans, coloro che mi conoscono, ameranno questo album. Si rinchiuderanno da qualche parte e lo ascolteranno più volte. Non li deluderà. Questo mi fa sentire bene, mi fa sentire molto bene”. Infatti, Amused To Death ha riportato prepotentemente in auge il suo autore, e tutti i fans di Waters non hanno mancato di sottolineare la loro soddisfazione per la realizzazione di questo disco denso di stati d’animo e d’atmosfera, di ironia e umore macabro. Accolto molto positivamente da critica e pubblico, Amused To Death rappresenta la più genuina espressione dello spirito dei Pink Floyd, la continuazione ideale di quel grande capolavoro che prendeva il nome di The Wall. Disco molto accurato, grazie ad esso la potenza visionaria di Waters è riuscita a risollevarsi fino a realizzare una lucida e convincente creazione artistica che lo riporta a recuperare quell’alto tasso lirico che aveva caratterizzato le sue migliori composizioni all’epoca della sua permanenza nei Pink Floyd. Il tema della morte, che lo aveva sempre ossessionato, trova in questo disco una via d’uscita nell’osservazione del presente. Al centro dell’attenzione di Roger torna la guerra: non è più la guerra interiore che aveva caratterizzato The Final Cut, ma trova ora un senso comune per tutti coloro che vi sono rimasti coinvolti attraverso le riprese televisive. E la guerra, secondo il pensiero di Waters, è lo spettacolo televisivo più grande del mondo, “divertente da morire”, proprio come recita il titolo dell’album. “Sono partito da una idea profetica. Una metafora: un gorilla che guarda la TV. simbolo di tutti coloro che negli ultimi dieci anni sono rimasti impalati per ore davanti alle notizie sfornate dal video. Il gorilla continua a cambiare canale...alla ricerca di qualcosa che lo possa interessare. Molti brani sono nati guardando la TV e cercando di capire quello che succedeva nel mondo. Il disco esplora l’idea della televisione come farmaco: ci nutre e, insieme, ci uccide, uccide tutte le nostre culture. Credo che molti disastri umani e politici vengano inaspriti, se non addirittura causati, dal bisogno che abbiamo noi, abitanti dei paesi civili occidentali, d’intrattenere le nostre popolazioni nell’esercizio di una politica estera drammatica; una delle cose che troviamo più divertenti è essere impegnati in guerra, magari in paesi lontani. E’ una preoccupazione per me, vedere la guerra come intrattenimento alla televisione”. Il disco, inoltre, è arricchito dalla dolorosa testimonianza di Alf Razzel, un reduce della prima guerra mondiale. Roger ha detto: “In Inghilterra hanno realizzato un documentario sui reduci. Quello che trovo straordinario è che queste persone siano riuscite a vivere con la memoria di quel periodo, senza riuscire ad affrontare il loro senso di colpa per essere sopravvissuti quando molti loro amici furono uccisi”.
Questa sensazione di rimorso diventa raggelante in “Late Home Tonight”, un bellissimo brano caratterizzato dall’accompagnamento sonoro della chitarra acustica di Andy Fairweather Low e contraddistinto da un eccellente arrangiamento orchestrale della National Philarmonic Orchestra Limited diretta da Michael Kamen. Riguardo a questa canzone Waters ha detto: “Quando uno è un pilota su un caccia o su un bombardiere, credo sia piuttosto difficile non venire sedotti da questa energia sessuale che è in tuo controllo, tutto questo materiale lucente che sputa merda. C’è qualcosa di molto attraente in tutto ciò. Ed è questo che mi preoccupa, ed è questo di cui parla la canzone”.
Molto vicina come impatto alle tematiche di The Wall è “What God Wants”, eccellente brano uscito come singolo a fine agosto, contraddistinto dal suono tagliente della chitarra di un rinato Jeff Beck. “Questa canzone mi è stata ispirata dalla logica Dio è con noi che si sentiva strombazzare da ogni parte ai tempi della Guerra del Golfo. Spezzare le persone su una ruota e torturare intere comunità a morte in nome di Dio sembra un pochino eccessivo. Sembra paradossale ma, nell’era telematica ed alla fine di un millennio, nonostante l’incredibile abilità che abbiamo raggiunto nello scambio delle informazioni fra diverse culture, continuiamo ugualmente a restare appesi ai nostri vecchi dogmi. Ora Bush sta vendendo l’idea di invadere nuovamente l’Iraq in un anno elettorale e riappare il vecchio disonesto e truffaldino gioco di sempre”.
Il brano che dà il titolo all’album, una canzone dall’inizio molto pacato che poi esplode improvvisamente creando un amalgama sonoro veramente coinvolgimento, grazie anche al perfetto gioco di voci tra Roger Waters e Rita Coolidge, è l’unico brano dell’intero lavoro basato sulla pura speculazione. L’autore lo descrive come un “racconto ammonitore. L’idea è che qualcuno, in una galassia lontana. ha visto una luce in lontananza nel cielo, che è la fine del mondo. Poi hanno visto tutte le ombre raggruppate attorno ad un televisore. Hanno ripetuto tutti i test. Hanno controllato tutti i dati che avevano sulla loro lista. E poi gli antropologi alieni hanno ammesso di essere ancora perplessi. Poi eliminando qualunque altra causa che potesse giustificare il nostro triste decesso, hanno optato per l’unica spiegazione rimasta. Queste speci si erano divertite fino a morirne”.
Un lavoro molto sofferto, questo Amused To Death, la cui gestazione ha richiesto ben cinque anni di lavoro da parte di Waters. “In effetti bisogna risalire ad un lustro fa, è stato allora che ho pensato in termini concreti al nuovo disco Amused To Death; una gestazione lunga e non facile, anche perché a circa metà del lavoro ho cambiato direzione. E’ successo dopo aver letto il libro di Neil Postman “Amusing Ourselves To Death” (divertendoci alla morte), incentrato sulla storia della comunicazione e sul passaggio dal suono ala parola, al concetto, sino al messaggio multimediale televisivo. Anche se, l’ammetto, la cosa che mi colpì maggiormente fu proprio il titolo, che rubai intenzionalmente”.
Una buona parte di Amused To Death sembra puntare il suo indice accusatore sulla Guerra del Golfo, anche se tutto l’album, tranne un solo verso di un brano, venne scritto prima della tragica “Tempesta del Deserto” contro il disastrato esercito iracheno. Waters ha detto, in merito a ciò: ”Il modo in cui si sono dati delle pacche sulle spalle ed hanno fatto vedere e rivedere le riprese dei bombardamenti su Baghdad spiega perfettamente il mio punto di vista. Rende il problema poco chiaro, perché era eccitante e divertente e la gente poteva assistere allo spettacolo direttamente dal salotto di casa, grazie al mezzo televisivo. Ora vedo la vita, ne assaporo i gusti, reagisco e piango; da tutto questo nasce una canzone. La prima che ho scritto per questo lavoro è stata “Perfect Sense”, addirittura nell’84, dove compare la scimmia con relativa metafora già usata nel film “2001 Odissea nello spazio”, ma qui con una più incisiva componente visiva. E’ la televisione il Moloch di questi ultimi decenni, le cui uniche caratteristiche, peraltro entrambe negative, sono la rappresentazione in pollici del libero mercato della comunicazione, infarcito di notizie spesso e volentieri non vere e la conseguente, sovrabbondante, produzione di bugie che alimentano un vero mercato dell’ignoranza sui fatti reali”.
Tra le varie canzoni del disco citiamo “Watching TV”, bellissimo brano dal sapore country che vede Waters duettare con l’ex Eagles Don Henley, dedicato ad una studentessa cinese morta durante il massacro di Piazza Tien An Men. “Gli individui. E’ questo il concetto più importante del brano” ha detto Waters, “E’ per questo motivo che ho cercato di incentrare la storia sulla morte di una donna. Il mio ego si è ridimensionato, sono riuscito ad entrare nella testa di questa ragazza cinese, le ho dato come padre un ingegnere e l’ho fatta lavorare part-time in una pasticceria. Forse negli ultimi dieci anni sono riuscito ad abbattere un po’ di mattoni in più nel mio muro...”.
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