ROGER A RUOTA LIBERA PT. 1


Si tratta del primo e vero proprio “scoop” di “Pianeta Rosa”, l’unica intervista che Roger Waters ha concesso dopo il concerto di Berlino, un documento di notevole importanza di cui solo il lettore di “Pianeta Rosa” possono venire a conoscenza, grazie anche alla perfetta traduzione della Simona “Pudding” Borsari a cui vanno tutti i ringraziamenti da parte della redazione. Riportiamo, di seguito, l’intervista. Fate molta attenzione!


Roger, come ti è venuta l’idea del concerto di Berlino? “Sono stato contattato, nel settembre ‘89, da Leonard Cheshire del Memorial Fund for Disaster Relief, il quale necessitava di un evento per reperire dei fondi. Mi chiesero di fare “The Wall”. Proposero Berlino e pensai che si trattasse di una cosa assurda, così pensai al Grand Canyon o al deserto dei Gobi. Ma poi il muro crollò e quindi andammo a dare un’occhiata ai possibili luoghi in cui effettuare il concerto. Ci vollero sei mesi per ottenere il permesso”.

Cosa hai provato quando il muro è crollato? “Ho pensato che mi sarei recato a Berlino il giorno dopo. Durante un’intervista dissi che non avrei amato rappresentare “The Wall” all’aperto, a meno che il muro di Berlino non fosse crollato”.

Quando hai visto il luogo dove si sarebbe svolto il concerto come ti sei organizzato? “Ho pensato che il palco sarebbe dovuto essere posto dall’altra parte del pezzo di terra affacciato alla Porta di Brandeburgo”(c’era, infatti, il timore che il vecchio monumento venisse danneggiato dall’ammasso di folla).

Ti rendevi conto del costo di una produzione così colossale come “The Wall Live in Berlin”? “Sapevo che sarebbe stato molto dispendioso. Solo dopo le vendite dei biglietti, dei gadgets, ci siamo resi conto che ce l’avevamo fatta. Ma ero terribilmente preoccupato”.

C’erano delle mine nella Potsdamer Platz? “Sì, è stata ripulita due volte. Prima sono state trovate a due metri di profondità, poi a cinque”.

Avresti voluto un palco più lungo per il concerto? “Sì, avrei voluto che toccasse la Tiergarden da una parte e gli edifici, i palazzi dall’altra, come se non avesse mai fine, ma era una cosa difficile e costosa”.

Il Governo ha collaborato con voi? “All’inizio no, ci vollero mesi e mesi”.

I sovietici vennero coinvolti nel progetto? “Sì, attraverso un’amico di Cheshire che ci diede la possibilità di utilizzare la banda dell’esercito per interpretare “Bring the boys back home”. Andammo anche a provare con loro in una base militare. Loro erano OK”.

Il Governo sovietico era favorevole allo show? “Si, dobbiamo pensare al motivo per cui è stato fatto il concerto, il Memorial Fund for Disaster Relief, non per reperire soldi per gli artisti”.

Parlaci del concerto. “Mezz’ora prima dell’inizio c’erano duecentomila persone mentre centomila erano fuori e sono stati fatti poi entrare. La visione più spettacolare l’ho avuta quando ero nella stanza a quaranta metri da terra e mi alzai in piedi a vedere il pubblico. La telecamera che riprendeva dall’interno della stanza e anche la parte del video che io preferisco”.

Quali sono state le differenze con gli altri concerti di “The Wall”? “La principale differenza è che abbiamo utilizzato dei proiettori. Le animazioni di Gerald Scarfe erano più o meno simili. In questa occasione abbiamo utilizzato degli attori”.

Parlaci degli artisti che hanno partecipato. “ Avevo provato con Bruce Springsteen e con altri cantanti che all’inizio erano disponibili ma poi rifiutarono. Alla fine, è venuto fuori il cast. Ci sembrava una buona idea chiamare una band heavy-metal per suonare “In The Flesh”. Sono bravi, gli Scorpions e, in più sono tedeschi. Brian Adams, poi, ha una voce fantastica ed è una persona stupenda. Cindy Lauper era molto interessata al Memorial Fund for Disaster Relief” (a questo proposito va segnalata una recente dichiarazione della cantante, la quale ha definito “The Wall in Berlin” una esperienza indimenticabile e meravigliosa).

Cosa hai provato ascoltando le tue canzoni interpretate da altri? “Ne abbiamo discusso, abbiamo provato, anche se il tempo era limitato. Per esempio, Van Morrison ha provato “Comfortably Numb” poche volte. Ha provato con gli altri prima “Comfortably Numb” al piano e poi “The Tide Is Turning” e, quindi, l’abbiamo fatta per la prima volta poco prima del concerto”.

Non temevi dei possibili incidenti? “Si, ero terrorizzato. Comunque, avevamo pronti, a nostra disposizione, dei B17 e anche due elicotteri”.

Come mai hai scelto una cantante, per così dire, “classica” per interpretare “The Thin Ice” (brano che, per motivi tecnici, non è stato eseguito da Ute Lemper)? “Ho scelto lei per la sua voce che considero bellissima e anche perchè è molto famosa in Germania”(La Lemper è nota soprattutto per le sue interpretazioni delle canzoni del compositore tedesco Kurt Weil).