hide random home http://www.pegacity.it/sport/ciclismo/pages/storia/velocife.htm (Internet on a CD, 07/1998)

Ciclismo OnLine GLI ANTENATI
Strane macchine fino al mitico velocifero


Leonardo, ancora lui. Sembra doversi al suo genio la prima idea concreta di bicicletta. Precursore di tante scoperte e di tante invenzioni, fu forse studiando macchine per fare volare l'uomo che Leonardo da Vinci pensó anche ad un veicolo a due ruote con trasmissione a catena. Durante i restauri del Leonardesco Codice Atlantico, eseguiti nel 1966 a Madrid, é stato scoperto il disegno di un mezzo straordinariamente simile alla bicicletta: un telaio portante, due ruote uguali tra loro, la trasmissione a catena azionata da un meccanismo a pedali. Dopo l'intuizione di Leonardo, dobbiamo attendere parecchio tempo prima di rivedere una "macchina" simile alla bicicletta. I grandi commerci che amplificarono il grado di conoscenza degli esseri umani, resero possibile, nel 1610 la realizzazione di una macchina azionata dalle gambe. Il principe romano Francesco Paretti, bisnipote di Sisto V, si uní al corteo di carnevale con un cocchio che grazie ad un congenio meccanico veniva fatto avanzare con la spinta delle gambe.
E' piu o meno sempre in quegli anni che due scrittori inglesi raccontano nel loro diari di viaggio in Cina di aver conosciuto un gesuita napoletano di nome Riccio che sarebbe vissuto a Chin-Chiang-Fu e che avrebbe progettato e costruito una macchina azionata con le gambe.
Per trovare il primo vero antenato della bicicletta dobbiamo comunque aspettare fino alla Rivoluzione francese. E' il 1790 (secondo alcuni il 1791) il primo anno di grazia della storia delle due ruote: a Parigi nasce il celerifero, a costruirlo un eccentrico nobile francese: il conte Mede de Sivrac. Era costituito da un asse di legno che aveva anche funzione di sella, due forche e due ruote uguali, sempre in legno. Diventó ben presto popolare, peró soprattutto come giocattolo per gli adulti. Il conte de Sivrac non brevettó la sua invenzione che cosí fu ripresa da molti costruttori. Fabbri, carradori, maniscalchi cominciarono a creare modelli a forma di cavallo, cane, leone e serpente, simili a quelli che ancora oggi si vedono nelle giostre, dando cosi un tocco di effimero al veicolo di de Sivrac. I giornali dedicarono spazio alla nuova moda. C'é chi afferma che nei primi anni dell'ottocento il velocifero venisse usato da alcune ditte per il servizio a domicilio; una specie degli attuali pony-express su ciclomotori.


Tratto da:
La storia illustrata del ciclismo




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