hide random home http://www.fionline.it/mafie/mexico/welcome.html (Internet on a CD, 07/1998)



La Mafia messicana

Per anni sono stati i corrieri dei narcos colombiani. A loro spettava il compito di eludere la sorveglianza dei yankee lungo quella striscia di terra che separa il Messico dagli Stati Uniti. Duemila miglia di confine: una brughiera, attraverso la quale passava di tutto. Oggi, dopo i duri colpi subiti dai cartelli di Medellin e Cali, le organizzazioni criminali messicane si sono messe in proprio e, come ha sottolineato di recente il capo della Drug Enforcement Agency, Thomas Constantine, costituiscono un'autentica minaccia per gli Stati Uniti. Hanno in mano il mercato delle metamfetamine, un tempo controllato dalle bande di motociclisti americane. Ma fanno affari anche con la cocaina, l'eroina e la marijuana. Attraverso il Messico passano ogni anno il 70 per cento della cocaina ed il 50 per cento della marijuana distribuite negli Usa. Cifre da capogiro, secondo le stime del National Narcotics Intelligence Consumers Committe. Dilagante è anche il fenomeno della corruzione.
L'organizzazione più rappresentativa - una sorta di sindacato - è la cosiddetta "Federazione" : bisogna, comunque, dire che nella mafia messicana le alleanze si saldano e si rompono a seconda delle circostanze e degli interessi. Frequenti e sanguinosi sono gli scontri tra bande rivali. Quattro le organizzazioni più potenti :
Il clan di Tijuana, che ha sede nell'omonima città nella baia della California Norte. Comandano i fratelli Arellano-Felix, Benjamin, Francisco e Ramon. Tra le organizzazioni criminali messicane, è quello più violento. Tra le sue vittime anche il cardinale Juan Jesu Posadas-Ocampo, ucciso nel 1993 all'aeroporto di Guadalajara. In quello stesso anno, in un'altra guerra di mafia che ha interessato questo gruppo e scoppiata a San Diego, in California, per il controllo del mercato delle metamfetamine, sono state uccise in pochi mesi 26 persone.
Il cartello di Sonora è controllato da Miguel Caro Quintero ed opera nel territorio compreso tra Hermosillo, Agua Prieta, Guadalajara e Culiacan, con addentellati anche negli stati messicani di San Luis Potosi, Sinaloa e Sonora. Rafael Quintero, fratello del boss, è attualmente in carcere in Messico per concorso in omicidio in relazione alla morte dell'agente speciale della DEA Enrique Camarena, torturato ed ucciso da uomini legati al cartello di Sonora. La zona di influenza di questo gruppo si estende anche alla California, Arizona, Texas e Nevada. Ha contatti con le maggiori organizzazioni colombiane.
Il cartello di Juarez è guidato da Amado Carillo Fuentes, il più potente trafficante di droga messicano. Questo gruppo è legato ai Rodriguez-Orejuela (cartello di Cali) e attraverso forme di parentela ai fratelli Ochoa (cartello di Medellin). Per anni, il cartello di Juarez ha trasportato droga negli Usa per conto dei narcos, anche attraverso l'uso di aeromobili. Nel 1989 alcuni corrieri di questo cartello vennero arrestati dalla DEA che, in quella circostanza, sequestrò a Sylmar (California) 21 tonnellate di cocaina per un valore di circa 12 milioni di dollari.
Il gruppo del Golfo, che ha la sua base in Matamoros, nello stato di Tamualipas, è guidato da Juan Garcia Abrego. Nel 1993 la DEA ha ricevuto alcune segnalazioni sulle attività di questo gruppo che avrebbe esportato negli Usa più di 30 tonnellate di cocaina, spingendosi a nord fino al Michigan, al New Jersey, allo stato di New York. Ai primi di ottobre del 1994 la polizia messicana ha arrestato Humberto Garcia Abrego, fratello del boss, per droga. Con lui in carcere sono finiti altri esponenti del gruppo del Golfo. Juan Garcia Abrego è stato invece arrestato il 14 gennaio 1996 dalle autorità messicane ed estradato negli Usa (Texas) dove deve rispondere dell'accusa di traffico di cocaina ed altri reati.