18 GIUGNO 1996 : Trema Cosa Nostra. A pentirsi questa volta è il figlio di don Raffaele Ganci, il boss che con Riina ha deciso le grandi stragi, i grandi delitti, anche quelli politici. Calogero Ganci, 34 anni, per vent'anni macellaio con bottega a metà strada fra la casa di Giovanni Falcone e quella di Rocco Chinnici, ha confessato di essere uno degli assassini del generale Carlo Albero Dalla Chiesa, della giovane moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente di scorta Domenico Russo. Ma ha detto anche di aver ammazzato i capimafia di Palermo, Stefano Bontate e Totuccio Inzerillo, il giudice Rocco Chinnici, il primo pentito Leonardo Vitale, il vicequestore Ninni Cassarà, il capitano Mario D'Aleo, il boss Alfio Ferlito, lungo una catena che arriva fino al pedinamento dell'autista di Falcone. È grande il peso dal quale ha cercato di liberarsi Calogero Ganci firmando il 7 giugno un programma di protezione che doveva rimanere segreto. Ai procuratori di Caltanissetta ha spiegato la sua scelta: «Voglio dare una lezione di civiltà a Cosa Nostra, rompere con il passato, e garantire un futuro diverso ai miei figli». Un'affermazione che è la fine di un'epoca per il padre, considerato uno dei «colonnelli» più vicini a Totò Riina, il «dittatore» di un esercito corleonese ormai in rotta. A svelare la rottura della catena familiare, ha provveduto proprio il fratello di Calogero, Domenico Ganci, annunciandolo a modo suo ieri dalla gabbia di un processo: «Ho avuto un confronto con il signor Calogero Ganci, che si è pentito». Secondo gli inquirenti, la famiglia Ganci avrebbe riciclato i proventi del narcotraffico in decine di attività commerciali, dislocate in gran parte nel territorio controllato dal clan mafioso. Nell'economia generale della mafia palermitana, Raffaele, Domenico e Calogero Ganci, si sono distinti, per gli investigatori, nella capacità di esigere le tangenti, di controllare la grande e media distribuzione di vari prodotti, di trafficare in stupefacenti, di organizzare ed attuare rapine miliardarie, soprattutto ai danni della Posta. |