http://www.asa89.it/music/pinkfloyd/pianeta/19-a.htm (Internet on a CD, 07/1998)
BROKEN CHINA
Il nuovo concept-album
di Richard Wright
“Broken China è
l’eccezionale terzo album solista del tastierista dei Pink Floyd, Rick
Wright . Contiene 16 composizioni originali, con due brani cantati da Sinead
O’Connor . Tra i musicisti vi sono Manu Katche alla batteria, Pino Palladino
al basso e Tim Renwick alla chitarra.
La musica è malinconica, melodica e profonda ed include un ciclo
della vita in quattro parti. Mentre i Pink Floyd si stanno concedendo un
anno sabbatico, Rick Wright ha prodotto un album nella loro classica tradizione.”
Con queste semplici ma efficaci parole, la EMI ha comunicato la pubblicazione
di Broken China, uscito in formato CD e musicassetta la prima settimana
di ottobre.
Dopo il bellissimo Wet Dream del 1978 e la poco convincente parentesi elettronico-sperimentale
del progetto Zee, con l’album Identity, uscito nel 1984, il taciturno gentleman
dei Pink Floyd è tornato alla ribalta con un album bellissimo, che
ha confermato la ritrovata vena creativa di questo musicista, riscoperto
da Gilmour all’epoca della realizzazione di A Momentary Lapse Of Reason
e grande protagonista nella creazione di The Division Bell, dopo essere
letteralmente scomparso dalla scena rock, licenziato in tronco da Waters
e fagocitato dalle sue manie egocentriche.
Una seconda giovinezza per Wright, tornato nel gruppo in punta di piedi
e senza tanti clamori, secondo il suo carattere schivo e tranquillo. Infatti
dopo aver preso parte al tour di A Momentary Lapse Of Reason in qualità
di semplice session-man, egli ha sempre più assunto un proprio ruolo
dominante nel nuovo ensemble pinkfloydiano, fino a realizzare quel magnifico
gioiello melodico che risponde al nome di Wearing The Inside Out, uno dei
brani più azzeccati di The Division Bell, magnifica testimonianza
della raffinatezza creativa del tastierista e del suo amore verso le melodie
dolci e sinuose.
Broken China si allontana parecchio da questa formula sonora, magistralmente
interpretata da Wright nel suo album di esordio, Wet Dream, dove il suo
delicato e placido pianismo faceva da perfetto sottofondo all’intera composizione,
dove il canto si alternava al raffinato sassofono o all’intrigante chitarra.
In questo caso, l’album è pervaso da una profonda tristezza, che
sfocia spesso nella depressione, stato d’animo che aveva colpito un caro
amico di Wright durante la registrazione di The Division Bell e che lo
aveva spinto a trasportare questi suoi sentimenti su vinile.
“La situazione era esattamente questa : la mia vita procedeva bene, mi
ero appena risposato, stava arrivando un figlio. Una meraviglia. Soltanto
che non riuscivo a liberarmi dall’idea della sofferenza, che sperimentavo
vivendo accanto al mio amico. Da questa frizione è nata una riflessione.
E dalla riflessione il disco, che descrive l’intero arco di una esistenza,
inclusi i dolori transitori o stabili. La mia idea era di esprimere i miei
sentimenti attraverso ciò che vedevo. Non si trattava certo di una
fase di guarigione, d’altra parte non ero io che soffrivo, ma ciò
contribuì a farmi affrontare i miei sentimenti riguardo a ciò
di cui ero testimone. Ma Broken China è anche una decisa reazione
a The Division Bell, del quale non sono mai stato soddisfatto. Il disco
mi piaceva, ma era anche molto frustrante. Come ogni scrittore, puoi sempre
finire col trovarti in disaccordo riguardo a certe cose con le persone
con cui lavori ; d’altra parte sentivo che era tempo di fare qualcosa da
solo. Più che mai, adesso, sono un sostenitore dei lavori tematici,
che obbligano ad un approccio decisamente più personale. Forse per
questo Broken China sembra quasi la colonna sonora di un film non ancora
girato. Insomma, un commento interiore ad immagini ancora da definire,
ma già vissute e percepite in profondità”.
Secondo il più classico stile watersiano, Broken China si può
considerare un concept-album suddiviso in quattro parti, ciascuna delle
quali, a sua volta, contiene quattro canzoni o frammenti musicali.
Infatti, dei 16 brani che compongono l’album, la metà esatta sono
degli strumentali che spaziano dal classico sound pinkfloydiano ad atmosfere
new-age o elettronico sperimentali e permettono all’ascoltatore di passare,
senza quasi accorgersene, da una fase all’altra dell’album.
Notevole importanza nella buona riuscita dell’intero lavoro ha assunto
l’operato di Anthony Moore, una vecchia conoscenza del pubblico pinkfloydiano,
che già in passato aveva brillantemente collaborato con Wright in
occasione della stesura del testo di Wearing The Inside Out.
In Broken China, Moore assume le vesti di co-produttore (insieme a Wright),
co-autore di ben sei brani e compositore di sue canzoni (la strumentale
Runaway e la bellissima Woman Of Custom, uno dei pezzi più riusciti
dell’intero lavoro).
“Inizialmente chiesi a Moore di aiutarmi nel mio studio. Avevo intenzione
di comperare alcune attrezzature computerizzate, ma non ero completamente
in grado di utilizzarle e sapevo che lui avrebbe potuto darmi una mano.
Ma la ragione principale per la quale si è aggregato a me è
stato il ricordare quanto bene ci siamo trovati a lavorare assieme su Wearing
The Inside Out. Non volevo realizzare questo album completamente da solo,
anche perché non mi considero un compositore. Per Anthony fu estremamente
facile capire il tema dell’album, perché si trovava d’accordo con
i sentimenti che il mio amico ed io stavamo sperimentando”.
Restando in tema pinkfloydiano, l’unico strumentista che suona nell’album
che abbia attinenza con il gruppo è il sempreverde Tim Renwick,
secondo chitarrista della band nei tour di A Momentary Lapse Of Reason
e The Division Bell. “Ovviamente fu la mia prima scelta, sia perché
eravamo stati assieme nel tour dei Floyd che a causa della nostra amicizia
ed anche perché da lui puoi ottenere qualsiasi suono tu suggerisca”.
Anche David Gilmour venne contattato da Wright per suonare su Broken China
ma, alla fine, il suo intervento venne scartato.
“Aveva accettato di fare un assolo nella canzone Breakthrough, ma non era
il solito Gilmour. Del resto, lui stesso aveva ammesso di essere stato
lontano dalla chitarra per quasi due anni. Così, abbiamo sostituito
il suo intervento con quello di Dominic Miller. Quando poi ho chiesto a
Dave di suonare qualche altra cosa lui ha declinato l’invito”.
A parte Tim Renwick, in Broken China Wright si è circondato di altri
notevoli strumentisti di spessore mondiale, come il batterista di Peter
Gabriel, Manu Katche, il chitarrista di Sting, Dominic Miller ed il bassista
Pino Palladino, che aveva collaborato anche con Gilmour nella realizzazione
di About Face.
“Ho visto il recente tour del ’94 di Peter Gabriel dove Manu Katche suonava
la batteria e già da allora formulavo l’idea di realizzare un album.
Non appena lo sentii, capii che sarebbe stato ideale per Broken China,
così gli mandai la musica e, nonostante i suoi impegni fossero tanti,
mi telefonò per dirmi che avrebbe suonato con piacere, anche perché
già in passato aveva avuto modo di lavorare molto con il bassista
Pino Palladino. Egli stesso era stato da me scelto fin dall’inizio e fu
davvero uno spettacolo vederli suonare assieme. Poi, quando stavo cercando
qualcuno che sapesse ricreare delle particolari atmosfere musicali, Laurie
Latham, che dirigeva la fase di sovraincisione, mi suggerì il nome
di Dominic Miller che, sebbene stesse lavorando con Sting, trovò
il tempo per aiutarmi. La cosa strana è che tutti i musicisti che
ho voluto con me hanno trovato il tempo per venire a suonare su Broken
China.
Ma il vero e proprio fiore all’occhiello di Broken China è la partecipazione
di Sinead O’Connor, che si cimenta in un fantastico duetto con Wright in
Reaching For The Rail e canta interamente la conclusiva Breakthrough, uno
dei momenti più intensi ed emozionanti dell’intero album. “E’ stata
la prima a cui ho pensato. Lei ha fama di essere una rompiscatole. Ma la
volevo a tutti i costi, pur convinto che sarei andato incontro ad un rifiuto
o ad una serie di guai. Invece lei è venuta, è stata zitta,
ha cantato divinamente e se ne è andata sorridendo. Ho sempre saputo
che ci sarebbe voluta una ragazza per cantare Reaching For The Rail e Breakthrough,
visto che queste sono le parole dette dalla persona di cui sto scrivendo.
Per me, la qualità della sua voce è assolutamente perfetta
per queste due canzoni”.
Un album, quindi, interpretato da notevoli musicisti che offrono una interpretazione
straordinaria del sentimento di ansia, tormento e depressione che sta alla
base del concetto dell’intero lavoro. Anche lo stesso Wright, decisamente
sorprendente in fase compositiva per essere riuscito a portare a termine
un’opera tematica di notevole livello, cosa che, nell’ambito pinkfloydiano,
sembrava essere una peculiarità del solo Waters, si cimenta perfettamente
anche al canto.
“Inizialmente, pensavo di trovare qualcun altro che cantasse le parti per
voce maschile, non sapevo chi, ma mi sono rapidamente reso conto che tutto
ciò avrebbe finito col distaccare l’album da me stesso. Non sarebbe
stato personale. Essere in grado di registrare nel mio studio preferito,
nel sud della Francia, ha reso tutto più semplice. Mi sarebbe piaciuto
andarci da e cantare tutto ciò che mi passava per la testa, improvvisando
e qualche volta inventandomi frasi senza senso, per magari poi riascoltare
tutto da capo ed estrarre ciò che andava e ciò che non andava
iniziando, in questo modo, a prendere confidenza. Risentendo ora il suono
della voce, devo dire che mi piace perché ho trovato uno stile con
cui mi trovo bene”.
Broken China rappresenta, nell’ambito della discografia solista di Wright,
un notevole passo avanti, sia sotto il punto di vista compositivo che musicale,
rispetto ai suoi lavori precedenti e simboleggia l’apice della sua maturazione
artistica, è l’album che si avvicina di più alla matrice
pinkfloydiano che lui, nel corso degli anni, ha contribuito a cementare
e le splendide grafiche di copertina, realizzate come sempre dallo studio
Hipgnosis (divenuto, ormai, un marchio di fabbrica), lo testimoniano eloquentemente.
“Identity lo definirei un errore sperimentale. Abbiamo inciso l’intero
disco su una Fairlight, che era un’incredibile macchina a quel tempo, ma
che ora sembra piuttosto datata. Wet Dream era più amatoriale. Non
fu prodotto molto bene ma i testi non erano male. Penso che in esso ci
sia qualcosa di antiquato, tuttavia mi piace ancora ascoltarlo”.